Manuale antitruffe (in aggiornamento)

Indice

Prima di iniziare…

Capitolo 1: Internet, telefono e posta: frodi, virus e ricatti

Capitolo 2: Phishing e clonazione, il re e la regina delle truffe informatiche

Capitolo 3: Contratti estorti o fasulli

Capitolo 4: Truffe agli anziani (ma non solo): il predatore al vostro domicilio

Capitolo 5: I raggiri ai danni dei negozianti

Capitolo 6: Le strade sono piene di briganti

Capitolo 7: Fisco, finanza, maghi e maneggioni

Capitolo 8: Piccola guida legale

Prima di iniziare…

 Questo manuale ha uno scopo molto pratico: serve a presentarvi tutti i travestimenti e i trucchi usati illecitamente dai furbacchioni che vogliono alleggerire le vostre tasche. Non vi troverete teorie, ma solo e semplicemente la descrizione concreta delle trappole che vengono tese quotidianamente dagli imbroglioni  in tutta Italia. Alcune sono elaboratissime, altre sono talmente banali o astruse che per molti lettori sarà difficile accettare l’idea che qualcuno ci caschi davvero. Ma sono tutte vere, tratte dalle cronache giornalistiche o dagli atti giudiziari.

 La truffa è uno strano reato: apparentemente è meno odioso di altri (come la rapina o l’estorsione) perché richiede l’uso dell’intelligenza o almeno della furbizia, anziché della violenza o delle minacce. Ma in realtà è un abuso che porta alla vittima non solo un danno economico (talvolta ingente), ma anche un trauma psicologico enorme. Questo manuale segue di pochi anni una pubblicazione precedente degli stessi autori (Tototruffa, Felici editore, Pisa 2009): la velocità con cui i truffatori cambiano le modalità di esecuzione delle frodi è enorme, e la loro capacità di adattarsi istantaneamente ai cambiamenti della società è incredibile. Truffe come i dialer pirata che imperversavano poco dopo il Duemila ora appartengono alla preistoria (ma ora ci sono quelli indirizzati agli smartphone); fino al 2005 non si sapeva cosa fosse il phishing che ora è il principale pericolo per carte di credito e conti correnti; i nuovi social network sono delle autostrade dove scorrazzano, fra gli altri, i più aggiornati  imbroglioni, così come i siti di acquisti online.

In generale, sono diminuite percentualmente le frodi “a domicilio” ma sono sempre più numerose e meglio costruite quelle eseguite tramite internet o email, che infatti costituiscono il principale argomento di questa guida. Altre frodi “classiche” invece non fanno altro che evolversi, in una sorta di inseguimento fra guardie e ladri.

  Tutte le tipologie di truffe che troverete elencate in questo manuale- anche quelle che sembrano più strane –  sono reali, cioè già messe a segno o quantomeno tentate, e segnalate dai media o discusse nelle aule di tribunale. Gli autori sono infatti un cronista di un quotidiano locale (Antonio Scuglia, redattore del Tirreno) e un avvocato (Silvio Scuglia), entrambi specializzati da molti anni nelle tematiche riguardanti la tutela dei consumatori.

 Un’avvertenza importante: molti comportamenti che troverete qui descritti non sono giuridicamente configurabili come truffe, bensì come altri reati (ad esempio il furto con destrezza) o meri comportamenti censurabili, riconducibili alla malafede o ad alcune tecniche di  marketing aggressivo. Ma tutti hanno in comune un dato essenziale: sono i modi in cui persone di pochi scrupoli tentano di derubare i cittadini usando travestimenti, trucchi e  bugie.

 In fondo ad ogni capitolo troverete i consigli pratici per evitare le truffe descritte o almeno minimizzare il loro effetto. Qui, giusto come antipasto, vi ricordiamo quelli più semplici ma irrinunciabili con i quali potrete comunque ridurre drasticamente i rischi quotidiani.

  1. Soprattutto se siete anziani e soli, non fate entrare sconosciuti in casa. Una divisa può essere contraffatta, un tesserino ancora di più. In ogni caso, non lasciateli gironzolare per le stanze. Scrivete su un foglio, da tenere ben visibile accanto al telefono, i numeri di polizia e carabinieri, dei vigili urbani e di tutti i vostri gestori di gas, luce , acqua e telefono: se qualcuno vi dice di essere mandato da loro, telefonate e accertatevi che sia vero. E per nessun motivo, pagate loro bollette o conguagli.
  2. Se qualcuno si offre di telefonare per voi a un vostro familiare che avrebbe ordinato un pacco o dovrebbe saldare un debito, sappiate che potrebbe essere una messa in scena.
  3. Non firmate contratti o fogli dei quali non abbiate capito perfettamente il significato. Lo stesso vale per l’assenso ai contratti telefonici. Se lo avete già fatto e capite di essere stati raggirati, rivolgetevi immediatamente a un’associazione di consumatori e fatevi aiutare per esercitare il diritto (gratuito) di recesso. 
  4. Non fidatevi di chi, per strada, vi propone regali o facili guadagni. Mai.
  5. Se qualcuno vi accusa di aver causato un incidente o un danno con la vostra auto, di cui non vi eravate accorti, non prendete nessun accordo che non sia la compilazione della “Constatazione amichevole di incidente” e se pretende dei soldi chiamate la polizia.
  6. Quando prelevate soldi al bancomat, state sempre attenti che nessuno possa spiare l’operazione. Se la macchinetta non vi dà i soldi, non vi allontanate ma chiamate la polizia.
  7. Non fornite mai, per nessun motivo, i dati della vostra carta di credito o del conto corrente in risposta a una comunicazione cartacea o elettronica, anche se è apparentemente proveniente dalla vostra banca. E non usate la stessa password utilizzata per la posta elettronica.
  8. Controllate con attenzione l’estratto conto bancario e della carta di credito per verificare che non siano state compiute operazioni sospette a vostro nome.
  9. Rispondendo a un’email apparentemente proveniente dalla vostra banca, con cliccate mai sui link proposti. Se è necessario, digitate voi l’indirizzo.
  10. Tenetevi sempre aggiornati. Leggete i giornali locali (è nella cronaca “spicciola” che si trovano per lo più le notizie sulle truffe avvenute in città) e seguite radio e tv cittadine, sul web non mancate di dare un’occhiata frequente al sito della Polizia www.poliziadistato.it. In tv, sono ottimi i servizi di Striscia la Notizia.    

Capitolo 1

Internet, telefono e posta: frodi, virus e ricatti

Il diffondersi in progressione esponenziale delle truffe effettuate col metodo del phishing, sommato ai casi sempre più numerosi dei casi di clonazione di carte di credito, fa spesso passare in secondo piano nell’attenzione del pubblico l’importanza sia dei vecchi metodi di frode via posta – praticamente tutte le truffe informatiche sono un’evoluzione di quelle che fino a vent’anni fa si facevano esclusivamente tramite lettera o telefonata – sia gli altri raggiri via web, che avvengono anch’essi con l’inganno ma mirano a qualcosa di diverso dall’acquisizione dei dati bancari della vittima. Ecco quelli più diffusi e quelli più nuovi .

La Venere dell’Est “conosciuta” in  Internet/1

Negli anni passati molti italiani (la truffa però aveva già fatto le sue vittime in America) sono caduti nella trappola delle fidanzate dell’Est “trovate” sul web. Ecco l’esca: su una chat  o un sito di annunci legale e accessibile a tutti viene pubblicato il post di una bella ragazza che vuole corrispondere con persone italiane. A chi le scrive, risponde in un  inglese o un italiano piuttosto stentato: parla di sé, inventa di solito una storia toccante della sua vita, ad esempio in una specie di collegio vicino Bucarest dove insegnava a ragazzi orfani, dei suoi sogni… La trappola non si chiude subito: di solito all’inizio la ragazza  è anche riottosa rispetto alla richiesta di fotografie. Poi, pian piano, si scioglie, accettando di venire in Italia a trovare il nuovo amico. Ovviamente è povera e non può permettersi la spesa del viaggio, ma a quel punto è lo stesso amico ad offrirglielo, nove volte su dieci. Segue la richiesta di bonifico tramite Western Union, Money Gram o altra agenzia, quindi l’invio della fotocopia di un biglietto aereo per confermare il prossimo arrivo, magari insieme a un’umilissima richiesta di un’altra sommetta di denaro per fare un regalo alla vecchia madre o alle meno fortunate colleghe. Infine, la presunta amica straniera non si fa più sentire e non risponde più alle email. E’ una truffa che dura da diversi anni.   Su curiosare.net l’avvertimento era apparso addirittura nel dicembre 2004: «Sono loro le “bambole” più desiderate dagli uomini del web, sono bellissime, bionde, alte, dolci, si chiamano Inga, Katarina, Matryona, Radmila e strizzano l’occhio agli utenti del web attraverso un sito Internet… E’ così che uomini soli, in gran parte americani, canadesi e europei, illusi di poter abbracciare una bella e giovane donna dell’est, finiscono nella trappola con tutte le braghe ».

 La Venere dell’Est “conosciuta” in  Internet/2

L’avvento dei social network ha svilito il ruolo di molte delle vecchie chat, e i truffatori non hanno perso tempo ad adattarsi. Il trucco della “Venere dell’Est” adesso galoppa sulle praterie di Facebook: è qui che la donna fatale chiede l’amicizia all’uomo da derubare, gli scrive un messaggio privato sul suo profilo e gli chiede di inviarle un’email al suo indirizzo privato facendogli credere che ne possa nascere qualcosa. Se quello abbocca, scatta la trappola, con le modalità che già conoscete: l’invio della fotografia, l’invenzione di una storia strappalacrime (ora c’è anche la versione della permanenza in un campo profughi), la possibilità di scappare – per sempre o per una vacanza – da questa situazione di disagio, e la richiesta dei soldini per il biglietto aereo tramite Money Transfer o altra agenzia internazionale. Poi, bye bye.

 La Venere dell’Est “conosciuta” in  Internet/3

La versione più aggiornata di questa truffa è particolarmente sgradevole perché sfocia nel ricatto. Ed è molto diffusa, tanto che la Polizia postale ha recentemente lanciato un allarme a Pistoia dove erano stati segnalati diversi casi. Gli strumenti del mestiere del truffatore qui sono Facebook o i siti di chat, Skype e i video precaricati, talvolta presi da film porno.   La modalità relativamente semplice.  Tutto  inizia, di solito, con la richiesta di amicizia da parte di una presunta bella ragazza straniera – all’inizio erano tutte dell’Est, ora arrivano anche, chissà perché, dal Lussemburgo – che dopo il “ciao” di ordinanza comincia a dialogare con la vittima. Gli scambi di battute soni inizialmente innocenti, il passo successivo è l’invito esplicito di intraprendere una chat “erotica”, con spogliarelli via webcam da entrambe le parti. I filmati che invia la presunta ragazza di solito sono poco definiti, lei non è in effetti riconoscibile; quelli dlel’ingenua vittima ovviamente sono genuini. Poi la “bella ragazza” scompare e al suo posto arrivano le richieste di denaro: “Se non paghi pubblichiamo le tue immagini su Youtube e le inviamo a tutti i tuoi amici di Facebook”. In almeno un caso, a Livorno, per spaventare il malcapitato, l’organizzazione che opera queste truffe/estorsioni lo ha minacciato di legare le sue immagini a quelle di bambini (fare un fotomontaggio è facilissimo per chiunque, figuriamoci per chi ha competenze grafiche), facendolo passare per pedofilo.  Fra l’altro è «un’estorsione che non finisce con il pagamento – mette in guardia la Polizia postale di Pistoia – ma che, accettato il ricatto la prima volta, va avanti con altre richieste. E poi, spesso, oltre al danno c’è anche la beffa: il più delle volte di fronte alla tastiere, a digitare le frasi provocanti, c’è un uomo e non quella ragazza che poco prima sembrava si stesse spogliando in diretta ma che in realtà era una video registrato copiato da qualche sito porno. Come dimostra il fatto che i soldi vengono versati su un conto estero intestato a un uomo».

 Il falso datore di lavoro italiano

Rispetto alla truffa appena segnalata c’è anche un raggiro “rovesciato”: qui è il maschio italiano che usa la chat per imbrogliare una donna straniera. Il truffatore fa finta di offrire un lavoro di marketing o altro alla malcapitata straniera agganciata in un qualche sito di contatti e annunci. In un caso denunciato a Pisa, la donna, una spagnola, è stata accolta all’aeroporto e accompagnata in un albergo del centro dal presunto amico: “Ho prenotato per tre notti, poi ti sistemi diversamente”. Facile guadagnare la sua fiducia con i modi affabili e la buona parlantina. Altrettanto facile svuotarle il portafogli mentre lei faceva la doccia, e lasciarla senza soldi e senza nessuna traccia da seguire, perché il nome usato nella chat e nelle successive email era ovviamente falso.

 Il falso “amico nei guai”

 Apparentemente un amico ci scrive in un’email che si trova a Londra o in un’altra città estera e gli   hanno rubato la valigia dove aveva documenti, denaro e cellulare: “Mi puoi aiutare? Appena rientro in Italia ti ridarò i soldi”. Quindi chiede l’invio urgente  di soldi per pagare l’albergo e il biglietto di ritorno, tramite un’agenzia di trasferimento di contante internazionale. L’email in genere viene mandata a tutti i contatti dell’”amico nei guai”, che di questa storia non sa niente perché gli indirizzi gli sono stati carpiti dall’account di posta elettronica. Non solo: i banditi, non appena hanno scritto a tutti i destinatari la falsa mail, cancellano la rubrica, così il titolare dell’account non può contattare gli amici per spiegare che non è vero niente. O addirittura cambiano la password, così loro possono continuare a spacciarsi per il titolare ma lui non può né scrivere né ricevere messaggi. In altri casi, i truffatori non fanno altro che prendere l’indirizzo email da Linkedin o Facebook e poi inviare la falsa missiva ai suoi contatti si quei social network. Ma in questo caso è più facile scoprire la bufala.  La truffa può durare solo poche ore o pochi giorni, ma se la mail ha un numero sufficiente di destinatari, qualcuno di solito ci casca. Oltre che per email, il messaggio truffaldino può arrivare anche con un sms: la sostanza non cambia, in genere c’è l’aggiunta “non chiamarmi a questo numero perché  il telefonino non è abilitato alla ricezione delle chiamate dall’estero”.

 Ecco un esempio di questa mail-truffa: “Ciao! Spero ciò ti arrivi in tempo utile. Sono stato a Birmingham (Uk) e durante il mio soggiorno i miei documenti sono stati rubati insieme al mio passaporto internazionale e la mia carta di credito che si trovava nella mia borsa.

L’ambasciata è disposta ad aiutarmi permettendomi di prendere il volo per il ritorno senza il passaporto perciò me ne hanno consegnato uno  di breve durata; soltanto che devo  pagarmi il biglietto e le spese inerenti il soggiorno in hotel. Con mio grande dispiacere ho scoperto di non poter accedere al mio conto per prelevare il fabbisogno monetario di cui necessito poiché non dispongo della carta di credito; per ovviare a tale problema, la mia banca ha bisogno di tempo per elaborare tutti i dati che mi servono per ripristinare il tutto. In tutto ciò ho pensato di ricorrere al tuo aiuto per far sì che io possa quanto meno tornare in patria : pensavo di chiederti un modico prestito che ovviamente ti restituirò non appena sarò tornato. Devo assolutamente essere a bordo del prossimo volo. Se puoi mandarmi i soldi, via Western Union sarebbe ottimo poiché è il modo più veloce che ho per ricevere la somma.

Per favore, se potessi mandarmi i soldi mediante Western Union sito nella località più vicina a te, sarebbe molto più conveniente per me; credo che in 20 minuti verranno spediti e ricevuti da me. Sono spiacente per ogni inconvenienza tale disguido possa crearti. Posso mandarti i dettagli su come trasferire la somma. Spero di ricevere a breve la tua risposta!”.

 Il cercatore di complici ignari per il riciclaggio

Da tempo dilagano le false offerte di lavoro: si lancia un’esca per poi far pagare al “candidato all’assunzione” dei corsi che non gli porteranno nessun impiego, o si spaccia un lavoro di procacciatore di contratti o venditore porta a porta per un impiego d’ufficio. Su molti siti internet il controllo è difficile, sui giornali invece ora c’è un controllo a monte che quasi sempre risulta efficace.  Ma c’è di peggio, in tema di false offerte di lavoro: la truffa legata al riciclaggio di denaro. Il sistema, rivela il portale anti-phishing.it,  si basa su fantomatiche società che pubblicano un annuncio di lavoro. Il passo successivo è l’invio del contratto a chi aderisce alla proposta, e in questo contratto  viene specificata la mansione che la vittima del raggiro dovrà svolgere, solitamente definita con il termine di Responsabile finanziario. In sostanza dovrà mettere a  disposizione della “ditta” il suo conto corrente per ricevere somme di denaro, che dovrà a sua volta  girare verso un altro conto trattenendo il proprio compenso (di solito intorno al 5-10%). Senza saperlo, con questa operazione avrà commesso il reato di riciclaggio di denaro. Infatti la somma ricevuta arriva da un conto manomesso dai truffatori (che hanno rubato username e password attraverso email di phishing) e si servono di un inconsapevole intermediario per trasferire il denaro all’estero, operazione che loro non potrebbero fare in altro modo.

 L’inventore del concorso  fantasma

L’annuncio, online o tramite volantini, deve essere interessante per attirare le vittime. Ad esempio: un concorso di pittura, fotografia, scultura oppure letterario,  con  patrocinio di una Regione o altro ente locale e premiazione finale in un castello o villa signorile, targa ricordo e stage in grandi studi professionali o editori di primo piano  per i primi  classificati. Le vittime del raggiro pagano una quota  di qualche decina di euro su un conto corrente per iscriversi, poi attendono notizie sullo svolgimento delle prove o la consegna delle opere. Ma a differenza dei veri concorsi, queste notizie che non arriveranno mai, o saranno rinviate all’infinito. In un caso denunciato alla Polizia, le vittime hanno prima ricevuto risposte evasive dal sito e dal numero di telefonano indicato, sentendosi dire che tutto era stato momentaneamente sospeso per problemi familiari,  poi  che il concorso era in attesa di una data definitiva perché il numero degli iscritti non era ancora sufficiente. Infine  il bando di concorso è scomparso da internet… con tutto il sito, il castello (mai prenotato) e il patrocinio (mai concesso) .

 Il falso venditore  su eBay

La truffa della falsa vendita su eBay (o altri siti di annunci economici), intesa come categoria, è una, ma gli esempi sono innumerevoli. La dinamica è sempre la stessa: viene messo in vendita un articolo, descritto e fotografato dettagliatamente, a un prezzo molto vantaggioso. A volte il bene in vendita è davvero di proprietà del “venditore”, in altri casi è “carpito” col copia e incolla da altri annunci. Può essere un mobile, un iPhone, un tablet… addirittura attrezzi agricoli o automobili: qualunque cosa. Solo che l’oggetto non arriverà mai, perché il truffatore ha usato un account che sa già di dover chiudere per poi riapparire sotto un altro nome: si farà trovare sino al momento in cui riceverà il pagamento, a volte anche inviando una falsa tracciabilità della merce, poi sparirà.  In effetti eBay avverte gli utenti su come evitare i rischi (chi vi scrive lo usa felicemente da anni), ma non tutti leggono le istruzioni…

 Il falso compratore su eBay

Questa truffa è il rovescio di quella precedente. Qui è il “compratore” che gioca sporco. Lo schema classico è l’ordinativo di uno stock di smartphone:  il truffatore fa un primo acquisto online di un apparecchio, magari inviando la  copia telematica contraffatta di un proprio documento, poi si dichiara molto soddisfatto dell’acquisto e ricontatta il venditore via email: “Me ne servono altri dieci”. Il negoziante glieli manda, ma non riceverà mai i soldi, che gli dovevano arrivare da una presunta banca  di solito estera, ma solo una copia (farlocca ) del bonifico.

 Il venditore di auto altrui

Questa frode si sviluppa in due tappe. Primo passo:  il truffatore finge di voler acquistare un’auto su un sito specializzato, chiede  al venditore una copia dei documenti della vettura e una o più foto,  poi “cambia idea” e non la compra più. Secondo passo: ora che ha i documenti, rimette falsamente in vendita la stessa auto a proprio nome, su un altro sito e ad un prezzo inferiore. Appena riceve un’offerta, manda al potenziale cliente la copia del libretto, e una volta fatto l’affare – cioè quando ha ricevuto i soldi – si dissolve nel nulla. Tempo fa è stata sgominata un’organizzazione rumena specializzata in questo trucco, che permetteva al malcapitato di turno anche di tracciare “in tempo reale” la spedizione dell’auto, attraverso siti in realtà abilmente clonati. I depositi erano tutti intestati a dei prestanome italiani che avrebbero tenuto per sé  il 10%, mentre il resto del denaro finiva in Romania.

 Lo specialista in appalti

Proposte di appalti, privati e pubblici, in diverse città. Le metteva in rete un pirata informatico. Perché pirata? Perché questi appalti se li inventava, inserendoli in un suo portale internet. Il truffatore si faceva poi anticipare, dagli  imprenditori edili interessati a partecipare all’appalto, le spese per l’istruttoria alla quale prometteva di provvedere in toto. Poi gli imprenditori, quando andavano a parlare con il Comune o con il privato che avrebbe in teoria organizzato il bando, si trovavano davanti a un interlocutore stupito o del tutto inesistente.

 La truffa con i farmaci online

Oggi su Internet viene offerto ogni tipo di pozioni magiche e rimedi miracolosi, spesso proposti via email. Al mondo esistono molte vere farmacie online specializzate nella vendita di farmaci generici, ma anche molti siti pirata. Ci sono comunque una serie di precauzioni, spiegate ampiamente in un Vademecum di farmaci-online.com, contro le truffe sui farmaci generici, che possono scongiurare i danni economici. Stare attenti non è cosa da poco, visto che, riferisce lo stesso sito, gran parte delle vendite di farmaci generici online si rivela essere una truffa.  I casi più frequenti? Pagare e non ricevere nulla, vedersi clonare i dati della carta di credito con cui si è pagato,  oppure ricevere una pillola diversa da quella richiesta, di cattiva qualità o del tutto inutile. Quasi tutte le truffe si verificano quando l’acquisto viene effettuato in base ad una mail ricevuta col metodo dello spamming (le email “spazzatura” inviate a un numero indefinito di persone).

 Il poliziotto che diffonde i virus informatici/1: il dialer

Nella prima versione di questa frode, un sedicente capitano di polizia ha messo sull’altolà un sacco di persone  che si sono viste arrivare una sua email. Ma quest’uomo non esiste, anzi in polizia non esiste nemmeno il grado (militare) di capitano. Si tratta semplicemente di un assalto telematico: non aprire l’allegato è il consiglio minimo. E poi è bene analizzare il proprio hard disk con un buon antivirus. Perché questa email arriva dalla Corea e nasconde un dialer. La vittima  si vede comparire sul monitor il seguente avviso: «Sono il  capitano della polizia XXX . I risultati dell’ultima verifica hanno rivelato che dal suo computer sono stati visitati i siti che trasgrediscono i diritti d’autore e sono stati scaricati file pirata nel formato mp3» eccetera.

 Il «capitano» quindi invita ad aprire un file, che sembra rimandare al sito della polizia. Se lo si fa, tratti in inganno, ci si collega senza saperlo ad un provider che da quel momento in poi spillerà al malcapitato un sacco di soldi. Il rischio  è altissimo per chi usa un modem analogico, cioè tradizionale; al riparo da ogni sorpresa chi ha  connessione e il modem in Adsl.

 Il poliziotto che diffonde i virus informatici /2: il ransomware

Se la truffa precedente è antipatica, la sua evoluzione è molto peggiore, e in un caso ha portato a un tentato suicidio da parte della vittima. La categoria di questa truffa è il “ransomware”, ovvero il ricatto. L’email in questa versione della truffa arriva il più delle volte da un finto sito della Polizia Postale o della Finanza e l’accusa è quella di avere scaricato materiale pedopornografico. Lo scopo dei truffatori è il solito: installare un virus sul pc delle vittime, che impedisce alla macchina di funzionare, proponendo però alla vittima il pagamento di una cifra in denaro, a titolo di sanzione, “per evitare un procedimento penale”. In alcuni casi, il messaggio del truffatore “accusa” la vittima di avere scaricato illegalmente materiale pornografico, in altri di aver violato il diritto d’autore con il download di film o canzoni. In ogni caso, l’esca è sempre l’email taroccata che invita ad aprire un documento allegato (in realtà un programma eseguibile “mascherato” col falso suffisso .zip, .pdf o altro).   

 L’avvocato che diffonde i virus informatici /1

Avete visto il vostro nome fra quelli pubblicati dai giornali negli elenchi dei contribuenti? Bene: avete vinto mille euro. Ve lo assicura un sedicente avvocato di Roma con una email. Il titolo è “Studio Legale – Rimborsi per i Cittadini Italiani”, ed è presente un allegato. Solo che i mille euro (o, si spera, una cifra minore) non li guadagnate voi, bensì  il negozio di computer che vi dovrà aggiustare il pc. Già, perché questa email è una truffa, o meglio è il contenitore di un virus.  Ecco il testo: “Dopo la decisione del Garante per la Privacy sulla vicenda dell’elenco dei contribuenti pubblicato sul sito dell’Agenzia delle Entrate, abbiamo il piacere di informarvi che abbiamo vinto la battaglia.  Alla luce del provvedimento del Garante, milioni di Cittadini Italiani i cui dati sensibili sono stati violati, possono finalmente ottenere il risarcimento dei danni subiti. Per tale motivo abbiamo predisposto il modulo in allegato che tutti i cittadini Italiani devono scaricare, compilare, e inviare per ricevere l’immediato risarcimento di 1.000 Euro per ciascun familiare per la grave violazione della privacy subita. Distinti Saluti, e segue il nome di un avvocato, con indirizzo in viale Matteotti a Roma, telefono e numero di fax. Rigorosamente… inesistenti: per verificarlo basta guardare su www.paginebianche.it (nessuno a Roma ha quel nome fra gli abbonati) o semplicemente telefonare al numero riportato.

 L’avvocato che diffonde i virus informatici /2

Questa email è stata inviata a migliaia e migliaia di persone in tutta Italia: “Gentile cliente, da un nostro controllo contabile non ci risulta a tutt’oggi il pagamento della fattura XX dell’importo di Euro 4.329,50. Se la fattura risulta già saldata o se ritiene possa sussistere un errore contabile la invito a prendere visione del conto da pagare.  In difetto, provvederò ad agire nelle sedi opportune, senza ulteriore preavviso. Distinti saluti. Dott.Avv. XXXi” . Segue un link che dovrebbe portare all’indirizzo dove verificare questo strano debito.  Il messaggio è congegnato per creare ansia: il link porta a un sito-trappola che contiene un’immagine ridotta della fantomatica fattura. Poi si clicca sull’immagine della fattura e senza saperlo ci si ritrova con un componente che si autoinstalla sul pc e vi piazza un cavallo di Troia o un ransomware come quello del falso poliziotto. Qualcuno ci casca.

 L’avvocato che diffonde i virus informatici /3

Caratteristica comune di tutti i truffatori è la capacità di studiare il “lavoro dei colleghi” e imitarlo. Nasce così questa frode, inizialmente in tutto simile alla precedente ma meno pericolosa perché non porta con sé un allegato-virus ma è intesa soltanto a spillare dei soldi a chi ci casca. Siccome viene inviata in migliaia di copie, qualche soldino agli organizzatori lo fa raccattare; l’email “esca” a volta non parte dall’indirizzo di un falso avvocato ma di una falsa ditta fornitrice di merci o di servizi.

 Il giornale che diffonde i virus informatici

La trappola in questo raggiro arriva tramite un’email oppure un link su facebook, in apparenza proveniente dal sito online di un giornale: viene annunciata la morte improvvisa di un personaggio famoso (nei mesi scorsi sono stati “scelti”  Francesco Totti e la showgirl Carolina Marconi). I truffatori spingono l’utente a collegarsi con un  link per leggere tutta la notizia: chi ci casca, cliccando sul presunto link  avvia il download di un malware (può essere uno spyware, cioè un programma che controlla tutte le attività eseguite e i file presenti sul pc)  o altro virus peggiore come quelli appena descritti nelle truffe dei falsi poliziotti e dei falsi avvocati.

 Il telegramma o la fattura che diffonde i virus informatici Via email è possibile ricevere anche un finto avviso di  Poste Italiane con oggetto “Hai appena ricevuto un telegramma urgente online”: ovviamente non segue il testo del telegramma ma un link che dovrebbe portare al documento, e invece avvia il download di un file in formato .exe  che consentirà ai truffatori di avere accesso completo al pc dell’utente. Un altro esempio di esca è la tipica email di una tv a pagamento:  “Gentile XXX, ti inviamo in allegato copia della fattura numero 11307188974 relativa al tuo abbonamento XXX, con scadenza il 25/08/2013.  Per assistenza puoi consultare la Guida alla Lettura della fattura presente nell’Area Clienti del sito XXX oppure cliccando qui (segue il link).  Per informazioni il nostro Servizio Clienti è a tua disposizione al numero…” eccetera. Messaggio finale: “Non utilizzare l’indirizzo di posta elettronica con cui è stata inviata la presente e-mail per richiesta informazioni”. Il rischio in questi casi è doppio: perché oltre al link tarocco, viene anche inviato un allegato con apparente estensione .txt (cioè file di testo), studiato apposta per le vittime più sospettose. Infatti non è un vero documento di testo, bensì un programma eseguibile (.exe) che per i pirati informatici non è difficile camuffare con un codice non visibile all’utente. L’unica traccia che potrebbe insospettire la vittima è l’icona che rappresenta il file: non è la classica dei file di testo ma quella di excel. E cosa esegue una volta aperto? Il virus, ovvio. Che si impadronisce dei dati salvati sul pc della vittima, oppure reindirizza le connessioni verso un sito pirata per fregare i soldi dal conto corrente o dalla carta di credito, o ancora è un vero ransomware che bloccherà il pc finché non sarà pagato un riscatto . Negli ultimi tempi, si sono moltiplicati gli esempi di presunti mittenti della fattura: catene di elettrodomestici, corrieri che devono consegnare un pacco e altri ancora.

 La banda del finto numero verde

Un servizio a pagamento mascherato da numero verde. Ci sono cascati un bel po’ di giovanissimi. Un sito pubblicizzava una serie di servizi gratuiti per studenti, rimandando a un numero verde per avere i codici necessari a registrarsi. Solo che i navigatori, dopo aver digitato il codice, si trovavano a firmare un contratto pieno di clausole, come un diritto di recesso esercitabile solo entro dieci giorni, una durata del servizio non contrattabile, e un costo pari a 145 euro. A lanciare l’allarme è stato un portale (genuino e… innocente) usato come paravento dai truffatori. In pratica, i truffatori avevano dato a un loro sito-civetta un nome simile a quello vero. Per far accedere a propri contenuti, i “pirati”  rimandavano poi a un ulteriore indirizzo (quello di un’azienda con sede in Polonia) e in questa pagina chiedevano agli studenti 144 euro per 30 ore di navigazione.

 Dialer pirata ancora all’arrembaggio/1: la vecchia versione pre-Adsl

Per un bel po’ di tempo,  migliaia di navigatori su Internet sono stati truffati dai dialer clandestini, una vera peste nera del web. Adesso quelli classici sono stati spazzati via dall’Adsl, ma hanno fatto moltissime vittime (e i procedimenti giudiziari continuano tuttora) per cui è bene ricordare di cosa si tratti.  Sono quei programmi che di nascosto entrano nel sistema operativo del computer e reindirizzano la connessione del modem. Da quel momento, invece di connettersi al proprio server, la vittima, senza saperlo, si collega ogni volta a un numero internazionale e carissimo.   Il trucco è semplice: in una finestra ammiccante si promette la visione gratuita di materiale vietato ai minori e compare la scritta “clicca per continuare solo se sei maggiorenne”. Oppure  si offre “gratis” un logo, una suoneria o altro.

 L’utente esegue l’ordine e… in realtà sta scaricando solo un programma che gli costerà più di un incontro con una donnina in carne e ossa. E dato che ormai quasi tutti hanno capito i rischi dei siti a luci rosse, ecco che i gestori dei dialer si sono specializzati in altri settori che interessano i più giovani. La polizia avverte: «Spesso nel desiderio di scaricare suonerie, loghi, sfondi e trucchi per videogame, guide elettroniche e altro, non ci si rende conto di installare sul Pc un software che sostituisce il numero di telefono del provider con il quale ci si collega normalmente alla rete”.

 Dialer pirata ancora all’arrembaggio/1: la nuova versione con smartphone e tablet

L’avvento delle linee protette Adsl ha reso obsoleti i vecchi dialer pirata, ma non chi li ha inventati. La loro nuova arma è l’invio di falsi Mms e l’invenzione di copie “taroccate” delle App.

Il portale ApiLabs.it ha rilevato la diffusione in rete di una falsa versione del noto gioco Fruit Ninja per i dispositivi Android. L’applicazione, che arriva da un sito web russo, al di fuori del canale ufficiale Google Play, una volta installata dall’utente, invia automaticamente Sms verso carissime numerazioni premium .

La società italiana di antivirus Tg Soft,  invece, ha identificato la circolazione  di finte email apparentemente inviate da un gestore telefonico che  notificano l’arrivo di un messaggio Mms. Allegato al messaggio c’è un malware, in grado in alcuni casi di rubare username e password di home banking. Fra gli altri pericoli segnalati dal sito, c’è tutta una serie aggiornatissima di virus consultabili sulla sua pagina Cram, ovvero Centro ricerche anti malware (fonte: C.R.A.M. by TG Soft www.tgsoft.it).

 L’inventore del “no” che significa “pago subito”

I dialer clandestini “classici”, come detto, si sono quasi estinti con l’Adsl, ma i loro discendenti esistono ancora. La vittima è collegata a un sito internet,  si apre una  finestra “a luci rosse” e viene chiesto in inglese di cliccare sul sì o sul no. Uno clicca sul no, credendo che la domanda sia “Ti interessa il servizio?” ma… la domanda reale era «Vuoi pagare volta per volta oppure no?», per cui alla vittima  vengono addebitati subito 50 euro, perché con quella risposta avrebbe “deciso” di accedere al servizio (in genere un sito a luci rosse) e pagare tutto in un’unica soluzione. Molti di coloro che subiscono questa truffa preferiscono pagare per non dover dare troppe spiegazioni ai familiari che magari condividono l’uso di quel computer.

 Il falso notaio e l’eredità/1

Parenti emigrati in America negli anni della grande povertà: li abbiamo tutti o quasi. Di qualcuno abbiamo perso le tracce, o le hanno perse addirittura i nostri genitori, magari 20 o 30 anni fa. E ora ci sono i truffatori che i parenti ce li “fabbricano”, per derubarci. Migliaia di persone hanno ricevuto un’email o – più spesso – una lettera cartacea da un notaio o da uno studio legale straniero: “Stiamo cercando gli eredi italiani del signor…”.  In realtà  si tratta di un vecchio stratagemma, ben noto alla polizia. Di solito (quasi sempre, sino a poco tempo fa) la lettera è un po’ abborracciata nella traduzione, ma in altri casi è molto ben fatta, su carta intestata e con  tutti i riferimenti del caso come il telefono, il numero di fax, la casella di posta elettronica e l’indirizzo del sito (che esiste davvero!) con tanto di foto e biografia di ciascun avvocato che lavora nello studio. L’unico dato falso è l’indirizzo al quale viene chiesto di rispondere, che sia un’email o un recapito postale: ovviamente è quello del truffatore e non quello dell’ignaro studio legale “vero”.

Questa truffa, segnala anche la Microsoft, viene ideata per sottrarre denaro ai presunti eredi legittimi attraverso falsi costi amministrativi. La vittima viene informata che è  necessario risolvere un problema di eredità  non rivendicata correlata alla sua famiglia, e che i dettagli su come rivendicare tale eredità le saranno inviati; tutto questo dopo che avrà  pagato all’informatore varie spese per il servizio di gestione del patrimonio ereditato. Solo che… questo patrimonio non esiste.

 Il falso notaio e l’eredità/2

Tutte le truffe definite “con anticipo di denaro” hanno un dato in comune: si presentano come un’allettante promessa di danaro in cambio di poco o nessuno sforzo. La vittima che si lascia coinvolgere, prima o poi si vedrà chiedere una determinata somma per velocizzare il processo. E alla fine… scoprirà di averci rimesso l’anticipo.  “Stiamo compiendo indagini sul suo albero genealogico – scrivevano i truffatori in un caso denunciato tempo fa – per capire se lei rientra in un’eredità o in un lascito patrimoniale. Riceverà nostre notizie al più  presto”. La storia è  stata raccontata dal Giornale di Vicenza: per leggere la missiva bisognava  pagare in contrassegno al postino circa 20 euro. Qualcuno, leggendo la parola “eredità” sulla busta, non ha saputo resistere.  In molti però hanno segnalato l’episodio, facendo scattare le indagini della polizia postale di Mantova. Il primo passo è stato quello di verificare l’esistenza delle lettere  negli uffici postali: erano state spedite 140 raccomandate in contrassegno. I soldi finivano su un conto corrente postale.  

 La falsa donazione

Una versione aggiornata della truffa con la falsa eredità è la falsa donazione da un Paese estero, come la Costa d’Avorio. Il succo dell’email o la lettera è più o meno questo (ne riportiamo un esempio recente, ma la varianti sono moltissime): “Mio marito è morto nove anni fa ed ora io ho scoperto di avere un male incurabile. Quando mio marito era ancora vivo depositammo la somma di 2,5 milioni di dollari in banca qui a Abidjan conto provvisorio. Attualmente, il fondo è ancora in banca. Conoscendo la mia condizione ho deciso di donare questo fondo a una chiesa o a coloro che utilizzano questi per gli orfanotrofi, le vedove, per promuovere la parola di Dio. Ho preso questa decisione perché non ha nessun figlio che erediterà, i miei parenti non sono cristiani e non voglio che i soldi siano utilizzati da non credenti”.

 Quindi viene chiesto al destinatario, salutandolo con la benedizione del Signore, di… accettare questi soldi e poi girarli, magari trattenendo un’adeguata commissione, alla Chiesa. E si chiede di rispondere all’email fornendo i propri dati personali ed eventualmente  bancari. Se la vittima abbocca, poco tempo dopo le sarà chiesto di anticipare delle spese per l’istruttoria bancaria, e poi non rivedrà più né i suoi soldi né alcuna traccia della “donatrice”.

  Il falso Registro Italiano in Internet

Una lettera su carta intestata sembra a prima vista un modulo di conferma per la registrazione obbligatoria  di un dominio web. In realtà la modulistica  cela un’offerta commerciale che può obbligare la vittima a sborsare 850 euro: è una lettera che con toni perentori invita l’utente a compilare e restituire un modulo allegato, facendogli credere che chi gli sta scrivendo è il Registro Italiano dei nomi a dominio.IT. A prima vista, quindi, la missiva può essere scambiata per un modulo di registrazione obbligatorio: in realtà si tratta di una proposta commerciale in piena regola, formulata da una società straniera, che nulla ha a che fare con il Registro del ccTLD.it – che ha sede presso l’Istituto di Informatica e Telematica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IIT-CNR) di Pisa – ed è il vero responsabile dell’assegnazione e della gestione dei nomi a dominio “.it” in Italia. In effetti è sufficiente leggere con attenzione i termini del contratto per rendersi conto che si tratta di un’offerta di inserimento in un catalogo privato, costoso e soprattutto non obbligatorio.

 Il falso esattore dei bollettini alle aziende

A molti imprenditori sono arrivati falsi bollettini da 516 euro per l’iscrizione al “Registro dei beni ammortizzabili” che  esiste davvero. Vittime del raggiro sono soprattutto le aziende che hanno appena aperto i battenti: il sospetto espresso dalla Cna  è che vengano mandati a tappeto alle nuove imprese: quando apre un’attività sono tantissime le spese da pagare. Chi ha escogitato questo sistema ovviamente è qualcuno del mestiere e sa benissimo come, nelle mille pieghe della burocrazia, sia doloroso ma non strano ricevere  avvisi e solleciti di tasse su tasse.

 Il finto assassino

Una truffa paradossale per email proviene da un sedicente killer professionista che dice di essere stato assoldato per uccidere il destinatario, al quale però offre la  salvezza in cambio di denaro. Questo raggiro viene spiegato dalla Sophos, una società che si occupa di sicurezza informatica: con la mail “Read this to be safe and a new life in this new year” il killer informa la potenziale vittima di essere già stato pagato 50.000 dollari per ucciderla, ma in cambio di 80.000 dollari rinuncerà all’incarico e – dopo il pagamento di un acconto – le fornirà l’identità del mandante. Ovviamente, secondo il sedicente sicario, non bisogna rivolgersi alle autorità, altrimenti quello  minaccia di terminare il proprio lavoro. Una goliardata? No. Perché queste mail vengono mandate a milioni di indirizzi, e fra questi ce ne sono diversi  (la statistica non tradisce) di persone che pensano o sanno che qualcuno vuole davvero la loro morte. Per cui possono cascarci.

 Le amiche di chat e la festa fantasma

Questa frode è molto banale ma funziona bene, a quanto pare. Il messaggio-trappola sulla chat è semplice e sembra provenire da una o più signorine molto disponibili: “Ci divertiamo a organizzare feste private: ti interesserebbe?”. Alla prima richiesta di informazioni viene risposto che per motivi di opportunità, queste feste vengono organizzate in appartamenti presi in affitto in un’altra città. La vittima che abbocca è quindi indotta a effettuare un pagamento come “contributo spese” accreditando la somma richiesta sul numero di Postepay indicato dalla ragazza. Poi però gli arriva un sms: “Guarda, la festa è rimandata”. Passa qualche altro giorno, non arrivano altre notizie e il playboy cerca inutilmente di rimettersi in contatto con le “amiche”:  alla fine trova solo una persona che gli dice chiaro e tondo che con questa storia non c’entra niente. Due signore che con questo sistema hanno abbindolato decine di uomini in tutta Italia.

 Il truffatore del telefono che “chiama da sé”

Chissà a quante persone è capitata una storia simile negli anni scorsi, prima dei provvedimenti del Garante per le comunicazioni.  Poco dopo essere rientrato dalle ferie estive, un signore  ha ricevuto una bolletta telefonica di quasi 750 euro, frutto di chiamate a numeri a pagamento (166, 709 e 899) ovviamente mai effettuate. Dal dettaglio delle chiamate, l’uomo si è accorto che nel periodo giugno-agosto erano partiti dalla sua utenza privata chiamate a numeri a pagamento in orari e in giorni in cui nessuno era in casa (addirittura alcune durante le ferie). E’ stato l’inizio di un lungo percorso: prima attraverso le strade tradizionali dei call center ma senza risposta, poi con le carte bollate, innanzitutto con una denuncia contro ignoti alla polizia postale. Con questa denuncia l’utente si è rivolto  nuovamente al gestore telefonico, ma ricevendo una laconica risposta: “I nostri controlli amministrativi effettuati non evidenziano alcuna irregolarità”. Ma l’utente non si è rassegnato e, dopo un inutile tentativo di conciliazione presso la Camera di commercio come prevedono i contenziosi con i gestori della telefonia, è andato dal  giudice di pace. Che ha condannato il gestore al risarcimento e alle spese legali. Tantissimi altri invece hanno preferito tenersi il danno invece di denunciare il fatto.

 La banda dell’Sms/1: “Hai un messaggio in segreteria”

A migliaia di italiani, a più riprese, sono arrivati sms che dicevano: “Hai un messaggio in segreteria”, oppure “Ti ho cercato alle… della, è urgente, chiama da fisso al numero, per leggerlo chiama  da telefono fisso, il numero  89-90-XX-XXX”.  Le lineette non erano messe a caso: servivano invece a trarre in inganno il proprietario del cellulare che, componendo il numero, chiamavano in realtà un 899, cioè un numero a pagamento. Componendolo, si ascoltava un messaggio pubblicitario che sponsorizzava un servizio di incontri on-line. E la chiamata, prima che il malcapitato capisse di cosa si trattava in realtà, poteva arrivare a costare oltre 12 euro. “La storia è vecchia – avverte la Federconsumatori. –  I truffatori colpiscono, scompaiono per un po’ di tempo e poi riappaiono cambiando semplicemente il numero-esca”.

 La banda dell’Sms/2: “Hai vinto un premio (o una vacanza), chiamaci”

L’sms di questa truffa – ma anziché un sms può essere anche una chiamata registrata –  non è “tecnico” come quello precedente bensì ammiccante: «Congratulazioni. Ti è stato assegnato un buono vacanza di qualità, per ritirarlo chiama subito, da linea fissa, all’899XXX”. Molti lo hanno fatto. Quelli che hanno eseguito le istruzioni hanno sentito un tot di musichina di segreteria, si sono snervati per un po’, alla fine hanno riattaccato e magari hanno anche richiamato speranzosi. Unico risultato: la bolletta successiva ha fatto capire ai nostri sfortunati lettori che non c’era niente da vincere Ci si rimette poco, mediamente sono 5 euro. Ma, volendo, anche di più. Perché se si viene “ammaliati” dalla voce suadente registrata della signorina, più si resta in linea, più si paga. Hanno effettuato in diretta l’esperimento gli esperti della Postale che hanno calcolato che in cinque minuti vengono addebitati al singolo utente circa 20 euro. Molti sono caduti nella rete,  perché nella chiamata ricevuta sul proprio numero telefonico fisso il messaggio era molto allettante: chiamando il numero indicato dalla registrazione l’utente viene invitato infatti a partecipare a una sorta di giochi a premi con la possibilità di vincere fino a 3.000 euro. Le denunce per questa truffa sono relativamente poche,  e la diffusione capillare consente di fornire grossi proventi per l’organizzatore.

 La banda dell’Sms/3: l’amore facile e le altre trappole standard

Un’altra versione di questi sms-trappola è quella che fa pensare alla vittima di essere stata cercata da donne fatali o maschi tenebrosi da conoscere: “Ci sono urgenti messaggi per te. Chiama da telefono fisso … e segui le istruzioni gratuite. Incontrilove.com x info”. Oppure: “Ti ho lasciato un messaggio in segreteria. Chiama subito da telefono fisso al numero …. per ascoltarlo. Baci”. La storia è durata un bel po’. Chi abboccava, non conosceva proprio nessuno e non riceveva baci ma solo prelievi dalla scheda telefonica. Alla fine, il Garante per la Privacy ha stoppato questo malcostume.

 La banda dell’Sms/4: le altre trappole  

Il sito www.anti-phishing.it  Italia ha raccolto i principali sms che hanno fatto squillare i telefonini degli italiani, tutti tesi ad invitare con l’inganno a telefonare al numero 899 indicato, il quale solitamente per non farsi riconoscere si “trasforma” in 89 9 o 8-99-xx-xx: molti sono simili a quelli già citati, con qualche piccola variazione. Fra gli altri, il più insidioso (per la capacità di trarre in inganno la vittima) è quello di un presunto corriere  “Parts express: abbiamo tentato di recapitarle una spedizione al suo indirizzo. Prego contattarci in orari d’ufficio al numero di telefono …. per nuova consegna”.

COME DIFENDERSI

  •  Gestite con attenzione la vostra casella di posta elettronica: se usate una password semplice, per gli hacker sarà un giochetto impossessarsene qualora vogliano usare la vostra identità per chiedere soldi a vostro nome.
  •  Se vi iscrivete a un social network, createvi prima un secondo account di email e fornite quello con i vostri dati, in modo che, se siete vittime di un furto di dati a scopo truffaldino, avrete sempre quella principale per mettere sull’avviso i vostri contatti. Come già spiegato, in nessun caso dovete usare la stessa password dell’email per gestire la vostra carta di credito o conto corrente.
  •  Chi gestisce patrimoni ereditari… veri  è stato già pagato dal caro estinto, non anticipa soldi per voi. Quanto alle eredità che arrivano contrassegno, sono come Babbo Natale: sarebbe bello se esistessero, ma purtroppo non è così.  In contrassegno accettate solo ciò che avete ordinato voi.
  •  Se vi viene proposto di partecipare a quello che sembra un affarone, oppure allo smistamento di una grossa donazione internazionale, non inviate anticipi al buio, e non  fornite i vostri dati bancari.  Ovviamente, una volta annusata aria di bruciato, è bene chiamare il 112 o il 113.
  •  Se comprate merce costosa via Internet, investite nell’operazione qualche minuto in più: non effettuate mai le transazioni cliccando sui link che vi vengono proposti ma digitate voi stessi l’indirizzo originale (e conosciuto) del  sito di cui siete sicuri.
  •  Le Esattorie dello Stato non vi scrivono per email. Non aprite gli allegati, non rispondete e segnalate l’email alla Polizia.
  •  Se vi arriva un inatteso bollettino da pagare per l’iscrizione obbligatoria a un consorzio o a un registro,   prima di mettere mano al portafogli verificate che la richiesta sia reale e provenga dall’ente giuridicamente competente.
  • Negli acquisti online, eBay offre un’efficace  protezione, e ci si può cautelare abbastanza bene grazie al sistema dei feedback, cioè i giudizi rilasciati dagli altri utenti. Non fidatevi troppo di chi non ne ha (o ne ha pochi) , soprattutto se comprate o vendete oggetti costosi. E non accettate transazioni al di fuori del canale ufficiale.
  •  Richieste di soldi da un  avvocato che non conoscete e non specifica la precisa causale della richiesta? Non  cliccate su nessun link e non aprite eventuali allegati. Se vi sembra che la richiesta sia plausibile, telefonategli (cercando il numero sull’elenco). Lo stesso vale per le fatture che in apparenza arrivano da un supermercato o un sito online, se non si riferiscono a una transazione che sapete con certezza di aver effettuato.
  • Ogni email che contiene un allegato (anche apparentemente “neutro” con un’estensione da documento e non da programma) è sospetto. Non aprite l’attachment né eventuali link, se non siete assolutamente sicuri della fonte: lo stesso vale per gli Mms. Leggere i messaggi online, invece, non è pericoloso.
  •  Se non esiste espertissimi, non scaricate mai applicazioni per tablet o smartphone, anche gratis,  fuori dai canali ufficiali. Anche quelli possono essere attaccati dai pirati, ma in quel caso potete sperare di essere indennizzati per eventuali truffe.
  • Prendete più informazioni possibile prima di pagare l’iscrizione a corsi e concorsi. E al primo segnale che qualcosa non quadra, avvisate la Polizia.
  • Le truffe con anticipo di denaro presentano dei segnali inconfondibili: non conoscete la persona che vi ha mandato il messaggio; vi viene promessa una somma di denaro non meglio precisata in cambio di uno sforzo; vi viene chiesto di anticipare del denaro per attività  di dubbia origine, come tariffa per un procedimento o per velocizzare una procedura; vi viene chiesto di rivelare gli estremi del nostro conto affinché il mittente possa effettuare dei depositi di denaro;  la richiesta fa esplicito riferimento a termini di urgenza e di riservatezza;  il mittente (dall’estero) promette di inviarvi fotocopie di certificati del relativo governo, informazioni bancarie o altre “prove” della legalità dell’attività proposta (documenti ovviamente falsi).
  • Volete comprare un farmaco online? Intanto, consultate il medico perché la salute viene prima del portafogli. Dopo di che, non usate mai i link delle mail; cercate i siti (e l’eventuale esistenza di truffe) su un motore di ricerca; verificate l’uso delle transazioni sicure (https), di un numero telefonico della farmacia e di una versione in italiano (ben scritta) del sito.
  •  Non fidatevi se un sito che vende  farmaci promette prezzi molto più bassi della media; non scegliete prodotti nuovi o miracolosi o alternative “naturali” non documentate.
  • Telefono e internet: se vi arriva la bolletta di un gestore ai cui servizi non avete mai aderito, non pagate ma  telefonategli subito segnalando il caso, e se non basta sporgete denuncia. Chiunque non abbia la linea Adsl è soggetto al rischio dei dialer pirata.
  •  Se si subisce la truffa, prima di tutto è  necessario pagare la parte di bolletta che si riconosce. Poi bisogna presentare una denuncia e inviare, tramite raccomandata, una copia della denuncia al proprio gestore telefonico, insieme alla copia del bollettino di pagamento; anche chi ha già pagato la bolletta può comunque chiedere un rimborso.
  •  Ricevete  sms con messaggi da una segreteria che… non sapevate di avere?   Chi riceve il messaggino non deve far altro che cancellarlo o ignorarlo . A maggior ragione se vi si promette la consegna di un premio. Voi regalate soldi o vacanze a della gente scelta così, a caso? No, vero? Neanche loro. Non chiamate il numero segnalato bensì la Polizia Postale.
  •  Quanto alle email della Polizia, non sono vere.  Che voi abbiate scaricato musica (o film) pirata o no, non cascateci. La Polizia non vi chiederebbe  mai ad aprire un file, casomai vi invita in Questura e non lo fa via posta elettronica.
  •  Se sul desktop del pc si apre una finestra con una domanda che non capite, non rispondete alla domanda.  Chiudetela cliccando sulla classica X in alto a destra sul suo bordo. E comunque non rispondete mai se la domanda non è chiara.  Non abbiate mai fretta quando navigate in Internet, leggete molto attentamente prima di accettare qualunque “regalo”.
  •  Signorine allegre sul web? Diffidate, sempre e comunque. Se inviate soldi a persone sconosciute e potenzialmente irreperibili, di solito non rivedrete né gli uni né le altre. In questo tipo di frode, i truffatori fanno leva sul fatto che imbarazzo e vergogna portano molte vittime a rassegnarsi e a non sporgere denuncia. Queste “conoscenze”, se comportano un anticipo di denaro, sono come un’agenzia di viaggi che emette un unico tipo di biglietto. Quello di sola andata, per i vostri soldi.  
  •  Se siete stati sedotti… a scopo di lucro e derubati, non dovete vergognarvi bensì sporgere denuncia, subito. E’ l’unico modo per sperare di riavere il maltolto e mettere il truffatore in condizione di non nuocere per un po’ ad altre vittime.
  • Evitate di intraprendere sessioni di video-chat con sconosciuti, e comunque non fornite mai dati personali; non cedete all’eventuale ricatto, contattate il più vicino ufficio di Polizia e salvate video e messaggi ricevuti.

Capitolo 2

Phishing e clonazione, il re e la regina delle truffe informatiche

Il phishing (tradotto dall’inglese – letteralmente fishing – significa più o meno “andare a pesca”, nel senso che il truffatore lancia un’esca sperando che qualcuno abbocchi) consiste nell’usare una falsa email per convincere la vittima a fornire i dati della propria carta di credito o del proprio conto in banca, in genere con il pretesto di una verifica o di un aggiornamento in corso. Nel caso dell’email, se il destinatario ci casca e segue le indicazioni, viene reindirizzato verso una nuova pagina web (una copia “clone” che imita la pagina “genuina”) dove gli viene chiesto di compilare un questionario in cui, insieme ai dati anagrafici, deve indicare password e codice della carta di credito. Il phishing ovviamente può avvenire anche per lettera, per telefono o per sms, chiedendo ad esempio all’incauto interlocutore i dati della propria carta di credito (o del conto corrente)  per un presunto controllo. Ma, per i truffatori, usare i numeri della carta di credito di altre persone è possibile anche con la tecnica della clonazione, o addirittura copiando i dati. Molti si chiedono: ma una volta che mi vengono rubati i dati della carta, come faranno i truffatori a prelevare i soldi? In realtà non è difficile. Il modo più semplice è usarli subito per gli acquisti online. Ma molti truffatori, soprattutto quelli professionisti e che hanno sede all’estero, non vogliono fare shopping bensì tramutare il malloppo in denaro contante. Allora devono trovare dei complici in Italia, anche inconsapevoli, fingendo di offrire loro un lavoro di Responsabile finanziario (ne parliamo del capitolo 5): gireranno i soldi “sporchi” a quest’ultimo che ne tratterrà una piccola percentuale, emettendo poi un bonifico con tutto il rimanente al vero conto della banda, in genere nell’Est europeo.  Il terzo modo di “ripulire” la carta di credito della vittima è spettacolare nella sua semplicità. Lo spiega il portale da osservatoriocard.eu:  il truffatore si iscrive a un tavolo privato di poker sul sito di un casinò on line. Sono 5 giocatori fittizi e lui gioca con la carta rubata, gli altri in realtà sono… sempre lui , che con la carta della vittima gioca a perdere contro se stesso, incassando e sparendo. Più banale ma anche più logico il quarto metodo. I malfattori comprano regolarmente un certo numero di carte prepagate, tramite cittadini italiani o extracomunitari comunque residenti in Italia, che fanno da prestanome dietro compenso in denaro e poi le consegnano ai “capi”. Proprio in questi conti vengono fatti confluire i  proventi delle truffe, e da essi vengono girati ai conti “veri” della banda.

 La banda del phishing/1: “Il vostro conto corrente è sospeso”

L’esempio più classico di phishing è l’email, apparentemente inviata dal proprio istituto di credito o dalle Poste, dal seguente tenore: “Per motivi di sicurezza abbiamo sospeso il vostro conto. Dovete confermare che non siete una vittima del furto di identità per ristabilire il vostro conto”. Segue la richiesta di aprire un link : se uno ci casca, viene indirizzato a una pagina che sembra uguale all’originale.  A questo punto il correntista  digita i propri  codici: il truffatore li registra e  quindi può intervenire sul conto corrente on line (quello vero). Fino a poco tempo fa, questo tipo di trappola  – proveniente per lo più dall’Est europeo, ma anche dall’America – era più facilmente identificabile perché  il messaggio era realizzato con un traduttore automatico, e in genere era pieno di errori in italiano. Ormai però queste bande di truffatori hanno iniziato ad assoldare complici italiani  per la traduzione, e quindi la “pesca” funziona  più spesso. Come detto in apertura di capitolo per le carte di credito, questa truffa può avvenire anche tramite una lettera “cartacea”, cioè di posta ordinaria, anziché elettronica.

 La banda del phishing/2: L’estratto conto per estrarne i vostri soldi

Il modo di agire dei truffatori, in questa versione del phishing, è più scaltro del precedente. Per fare  abboccare le vittime non si inviano messaggi di pericolo, ma il semplice avviso che è pronto e consultabile l’estratto conto online: cascarci è facilissimo, la vittima clicca ingenuamente sul link e viene reindirizzata a un sito-clone dove, se non si rende conto che quello nella stringa dell’Url è un indirizzo pirata,   potrà inserire i suoi dati (Id e password) nella apposita mascherina e… farsi comodamente derubare.   Ma come fanno a sapere che uno ha  proprio “quella” carta di credito? Grazie agli spyware che purtroppo affollano ogni computer connesso a internet, e che segnalano a chi ce li ha piazzati tutti gli indirizzi a cui ci  siamo  collegati.

 La banda del phishing/3: L’aggiornamento dei dati

Segnaliamo questa frode solo per la sua novità, ma il succo è lo stesso delle altre mail-phishing. Ecco il testo: “Gentile cliente di Banca XXX, il Servizio Tecnico di Banca XXX  Online sta eseguendo un aggiornamento programmato del software bancario al fine di migliorare la qualità dei servizi bancari.  Le chiediamo di avviare la procedura di conferma dei dati del Cliente. A questo scopo, La preghiamo di cliccare sul link che Lei troverà  alla fine di questo messaggio”. Si va a capo e ritrova il link sottolineato (“Clicca qui per confermare”). Il resto lo sapete già.

 La banda del phishing/4: Le Poste (o la banca) che regalano soldi

Qui l’oggetto della mail non è minaccioso né “tecnico”, ma molto accattivante: “Congratulazioni!”. Una volta aperta si entra in una finestra apparentemente  riconducibile a quella di Banco Posta. Si legge un messaggio di questo genere: «Gentile cliente, Banco Posta premia il suo account con un bonus di fedeltà pari a 500 euro. Per ricevere il bonus è necessario accedere ai servizi on line entro 48 ore dalla ricezione della mail». Poi la cifra del premio alla quale vengono aggiunte anche le commissioni. Infine il link che dovrebbe fare accedere ai servizi on line di Banco Posta, ma in realtà porta a un sito clone. Il tocco di classe della prima email  è la conclusione rassicurante: «per ulteriori informazioni consulta il sito www.poste.it o telefona al numero verde gratuito 803 160». Firmato Poste Italiane con tanto di marchio copyright. Il numero verde segnalato è quello delle Poste; il truffatore punta quindi sulla fretta del destinatario di ricevere il premio. La trappola  è fatta molto bene.

 La banda del phishing/5: E’ arrivato l’accredito

Una versione praticamente  uguale al “premio” delle Poste è quella che parte con l’email  “E’ arrivato un accredito, verifichi i dati”. Questa  arriva da un sito che sembra proprio quello della  banca della vittima:  “Gentile cliente, è arrivata una segnalazione di accredito di euro XXX. L’accredito è  stato temporaneamente bloccato a causa dell’incongruenza dei suoi dati, potrà ora verificare i suoi dati e successivamente sarà accreditato l’accredito ricevuto: accetta al servizio accrediti online . Cordiali saluti”, il nome della banca  e un link.  Se uno ci casca,  tramite il link entra in un sito che ruberà  i dati che il cliente inserisce nella falsa home page dell’istituto di credito.

 La banda del phishing/6: Le false cartelle esattoriali

Quando vedete l’intestazione vi spaventate subito. Le esattorie delle tasse non sono mai un mittente simpatico. Già sono brutte le vere cartelle esattoriali, figuriamoci quelle false. Da tempo  Equitalia, ha avvertito: non fidatevi di eventuali email che qualificandosi per noi chiedono i vostri dati. In molti infatti si sono visti arrivare  per posta elettronica false cartelle dall’indirizzo  “esattoria.romaest@googlemail.com” a firma di una certa dottoressa che si qualifica come vice responsabile del dipartimento Esattoria. Queste cartelle false  contengono “la richiesta di saldo, gravato da pene pecuniarie, per il pagamento oltre la scadenza della cartella unica delle tasse”. Ma non esiste un Dipartimento Esattoria, e soprattutto in nessun  caso gli agenti della riscossione inviano cartelle di pagamento utilizzando la posta elettronica.

 Lo stesso tipo di truffa è stato tentato di recente con l’invio di falsi modelli 770 (quelli del sostituto d’imposta) modificati “da restituire compilati entro 10 giorni” a pena di sanzioni. Anche qui i malfattori puntano a farsi dare i dai personali e soprattutto bancari delle vittime. 

 La banda del phishing/7: L’accertamento della Cciaa

Tra gli specialisti del phishing ci sono anche i sedicenti addetti della Camera di Commercio, che per telefono o per email contattano un imprenditore  e spiegano che “sono in corso verifiche fiscali” per le quali è necessario fornire alcuni dati della  ditta: ragione sociale, capitale versato, nomi dei soci e degli amministratori, indirizzo della banca di riferimento, Iban… Va da sé che  quanto richiesto, ovvero i dati per un fantomatico accertamento fiscale,  non rientra nei compiti e nella missione degli uffici camerali, bensì in quella dei truffatori che cercano di accedere al conto corrente dell’azienda per svuotarlo.

Una variante di questa frode è la richiesta dei soliti dati  ai fini dell’aggiornamento del  Registro delle imprese:  la Camera di Commercio non ha alcuna necessità di chiedere informazioni  sulle agenzie bancarie utilizzate né tantomeno sul codice Iban. Per rendere ancora più credibile la truffa , in alcuni casi, hanno lasciato un numero che non corrisponde ad alcun ufficio.

  La banda del phishing/8: Se la multa arriva via e-mail

“Lo sapevo io che c’era l’autovelox nascosto… mannaggia”. Arrivano per email delle presunte notifiche,  da parte della Polizia municipale o della Polstrada, di infrazioni al Codice della strada. Ma sono false e servono solo a una cosa: tramite una richiesta di registrazione per verificare che… non dovete pagare la multa, vi fanno compilare dei campi nei quali compaiono i vostri dati anagrafici e bancari. Non tutti infatti sanno che la possibilità della notifica per posta elettronica non è prevista dal Codice della strada. E quindi qualcuno ci casca, anche perché nella mail legge  che, registrandosi, può controllare subito la multa ed eventualmente pagare la sanzione in forma ridotta.

La banda del phishing/9: l’evoluzione del falso link

 Questa nuova truffa da un sito che cerca di clonare quello delle Poste (arriva dalla Polonia), è preparata davvero bene, senza le classiche sgrammaticature dei traduttori automatici e con un brutto tranello in più rispetto al passato. Il contenuto è lo stesso delle altre forme di phishing: la grossa novità rispetto alle truffe precedenti è il link “camuffato”: anziché la classica scritta “clicca qui” che può destare  sospetto, c’è proprio un apparente “http://www.poste.it” che portare più facilmente a fidarsi. Di fatto, se si abbocca cliccando su quella stringa, l’indirizzo a cui si viene reindirizzati è un http://www.nadwaga.waw.pl/it.php che contiene il modulo clonato. Quello dove la vittima inserisce i suoi dati e chi ha organizzato la truffa li carpisce per svuotargli la carta di credito.

 La banda del phishing/10: la frode istantanea

Le truffe informatiche stanno raggiungendo un livello di accuratezza incredibile. Una delle ultime è una specie di “frode istantanea”: riduce al minimo la presentazione proprio per sfruttare il fattore sorpresa. L’esca è un avviso proveniente – apparentemente – dal circuito carta Lis: un brevissimo messaggio che recita «Gentile Cliente, Upload fallito, riprova. Lottomatica accesso ora!CartaLis Imel Spa». Cliccando sul link presente nel messaggio, compare il sito clone, abilmente contraffatto con in alto le immagini di una carta Lottomatica e della Paypal e i campi da compilare. L’unico indizio che può mettere allerta la vittima è l’Url a cui andrebbe inviata la risposta, ovviamente già impostato: http://jmmvgtl.skrmschool.com/lis/jmmvgtl? seguito dall’indirizzo email preso di mira. La minaccia al portafogli è veramente insidiosa, perché in questa truffa non è indicato nessuno dei messaggi ormai conosciuti dagli utenti internet e che giustificherebbero l’invio di una mail. Il principio è quello del “morso improvviso”: migliaia di persone ogni giorno attivano o ricaricano  carte di credito prepagate o Paypal, e chi ha effettuato da poco un’operazione può facilmente essere indotto a compilare il falso modulo. Nel momento stesso in cui ai truffatori giungono i dati trasmessi , comprensivi del codice di sicurezza, parte il prelievo ai danni di chi c’è cascato. Ovviamente la Lottomatica è del tutto estranea alla vicenda.

 La banda del phishing/11: l’agente del Fisco che vuole restituire i soldi

L’esca lanciata dai truffatori per posta o per email, spacciandosi per l’Agenzia delle Entrate, qui è particolarmente ghiotta: «Gentile contribuente, il controllo automatico ha evidenziato che i conteggi relativi ai dati dichiarati sono risultati inesatti, si è riscontrata una eccedenza di versamenti…». Alla vittima si chiedono, “al fine di poter effettuare il rimborso”,  le coordinate bancarie e gli estremi della carta d’identità e del codice fiscale. In una truffa di qualche tempo fa, eseguita per posta con la carta intestata (contraffatta) dell’Agenzia e la firma (falsa) di un funzionario, si aggiungeva: «Le suggeriamo di compilare i dati sottodescritti e inviare urgentemente la presente comunicazione al numero di fax 06 xxxxxx» (un numero che risultava realmente attivo, ma non apparteneva all’Agenzia). Il bonifico bancario ovviamente non arrivava mai; anzi, i dati incautamente comunicati venivano utilizzati  per operare illecitamente sul conto corrente del malcapitato cliente.

 Per tutelare i contribuenti, l’Agenzia delle Entrate ha fornito, a riguardo, alcune indicazioni sulle modalità delle truffe e utili consigli su come comportarsi. Ad esempio rifiutare gli abbonamenti eventualmente proposti per telefono a riviste e a prodotti editoriali dell’Agenzia inesistenti (quelle vere sono gratuite e disponibili presso gli uffici delle Entrate o di altri enti pubblici).  Inoltre nessun dipendente dell’Agenzia è autorizzato a chiedere denaro ai contribuenti, né con visita domiciliare, né al telefono. Sono stati anche segnalati casi di richieste di pagamenti per la consegna a domicilio di notifiche a nome dell’Agenzia: falsi operatori di corriere-espresso consegnano, dopo pagamento di una cifra modesta, solitamente di 10 euro, una busta dicendo di effettuare tale servizio su incarico dell’amministrazione fiscale. In realtà tutte le comunicazioni ai contribuenti da parte dell’Agenzia vengono inviate per posta ordinaria e senza nessuna spesa a carico del destinatario. Anche le notifiche di cartelle di pagamento, di atti di accertamento trasmesse tramite raccomandata o messo notificatore sono gratuite.

 La banda del phishing/12:  “Complimenti, hai vinto la lotteria”

A qualcuno, invece di un rimborso delle tasse, viene comunicato addirittura di aver vinto una lotteria. E’ successo in diverse province; in un caso  la cifra vinta” è di  addirittura 615.810 euro. Il presunto, fortunato vincitore doveva contattare un tale Don XXX  (ma non era un prete, come lui stesso precisava, rispondendo al numero di telefono indicato nella lettera), il quale spiegava che per avere i soldi bastava  compilare un modulo allegato alla lettera in cui si chiedevano dati del conto corrente, stato di famiglia, indirizzo, codici bancari.

 La banda del phishing/13:  la valutazione dell’auto gratis ma… a pagamento

Una banda invitava gli automobilisti ad inserire   numero di targa della propria vettura e  modello del veicolo su un sito, ai fini della valutazione anonima e gratuita. Poi però i banditi riuscivano a ottenere l’identità delle vittime tramite un accesso al sistema del Pra, e inviavano alle vittime una fattura di 60 euro apparentemente emessa da una società con sede legale in Estonia. In tanto hanno pagato (pur non dovendo nulla alla fantomatica ditta) per evitare guai. La truffa ha portato nelle casse della banda più di mezzo milione di euro, poi però è stato commesso un errore che ha mandato tutto a monte: l’incauto invio di un avviso di   pagamento  al comando provinciale della Guardia di Finanza di Messina.

 La banda del phishing/14:  la falsa risposta alla vostra email

Inviate un’email, magari con un curriculum,  a un’azienda o a un privato che potrebbe offrirvi un lavoro? Attenzione a non farvi travolgere dall’entusiasmo, se ricevete subito una risposta molto interessata alla vostra proposta. Può essere sì una bella occasione professionale, ma anche una trappola. Perché molte organizzazioni specializzate nel phishing prendono di mira i contatti email di grosse e piccole aziende, intercettando la posta in arrivo, e poi “rispondono” in proprio alle possibili vittime. Esempio classico: un aspirante scrittore invia un manoscritto, o la richiesta di essere rappresentato, a diversi editori e agenzie letterarie, e già il giorno dopo riceve un’email di uno che afferma di essere interessato alla sua proposta. Solo che a un attento esame… si scoprirà che non è nessuno dei destinatari delle lettere dell’autore. Per fortuna, spesso usano indirizzi diversi e quindi per l’interlocutore è facile insospettirsi prima di iniziare a fare passare sotto i raggi X i propri conti bancari.  

 La banda del phishing/15:  la benzina a un euro e le telefonate gratis

Il phishing può avvenire anche sotto forma di finta offerta commerciale. In un caso, l’esca è stata “Una grande promozione di Natale”, cioè una (falsa) offerta di una banda che si spaccia per un gestore telefonico:  con una spesa di 15 euro l’offerta dovrebbe portare al cliente malcapitato 40 euro di traffico gratis, cento minuti di chiamate, 1000 sms e 5 gb di traffico internet. Agli interessati viene proposto, all’interno dell’email, un link che porta a un sito clone della compagnia telefonica. In questa schermata vengono chiesti i dati della carta di credito, e il gioco è fatto.

 Stesso meccanismo per la falsa offerta di 50 euro di benzina a un euro al litro: arriva una mail apparentemente da una compagnia petrolifera che chiede di completare la registrazione con i dati su una pagina web, clone di quella della vera compagnia. Quindi viene chiesto il pagamento in anticipo con la carta di credito per poter scaricare il buono. Ma sarà… un buono a nulla.

 La banda del phishing/15: il falso annuncio di lavoro

Il trucco dei truffatori qui è di spacciarsi per imprenditori che offrono lavoro, utilizzando un indirizzo di posta elettronica simile a quello di un Centro per l’Impiego. I messaggi contengono richieste di dati anagrafici, dietro l’apparente opportunità di un’occupazione. I malviventi  pongono come condizione per l’assunzione o per l’incarico la titolarità, da parte del candidato,  di un conto corrente bancario che servirà “per l’accredito dei trasferimenti e salari”. Lo scopo reale è ovviamente quello di carpire, alla fine, anche i dati per l’accesso al conto corrente.

 La banda del  pharming, l’atomica delle truffe via web

 Diversamente dal phishing, questo tipo di truffa informatica non richiede un errore della vittima (cioè che questa risponda a una falsa email). E’ un passo tecnologico in avanti molto preoccupante, perché è proprio il programma stesso che connette il pc con un sito camuffato. In pratica si tratta di  codici ingannevoli che si autoinstallano sul computer quando di naviga su siti “infetti” ma apparentemente innocui,  o durante i download di canzoni o film. Sono programmi elaborati all’estero,  soprattutto negli Stati Uniti.  Il più terribile fra quelli di cui abbiamo trovato segnalazione racchiude i siti di oltre duemila banche e, una volta contagiato un pc, si attiva quando viene digitato uno degli indirizzi posseduti. Quindi instrada l’utente verso un sito fasullo, in cui simula addirittura il lucchetto di connessione sicura. E quando ci si accorge della truffa il danno è ormai fatto, i soldi della vittima sono ormai in una nazione dove non possono essere ritrovati. Le banche sono passate per fortuna al contrattacco: molte di esse infatti ora offrono un servizio di “autenticazione forte”  con  un elenco di password “usa e getta” o  una chiavetta elettronica che genera ogni minuto una password diversa.

Il receptionist e le carte di credito

Questa truffa è semplice e proprio per questo è piuttosto diffusa ed efficace. La specializzazione di un giovane  molto sveglio, che lavorava in un hotel, era semplice: annotava i dati delle carte di credito di alcuni clienti, con le quali effettuava poi acquisti sul web. Le indagini sono partite quando un cliente dell’albergo si è accorto che gli erano state addebitate ingenti spese fatte su internet, di cui era all’oscuro.

Il truffatore non aveva fatto altro che copiare i dati della carta lasciatagli in custodia (le 16 cifre sul lato anteriore, la  scadenza e il Cvv, cioè il numero di controllo di 3 cifre sul retro), necessari e sufficienti per gli acquisti online che faceva da un proprio indirizzo di email.

 Il controllore delle carte di credito

Il raggiro in questo caso parte con una telefonata, possibilmente mettendo in sottofondo il sonoro tipico dei call center con i computer che ronzano e altri numeri che squillano (è facilissimo riprodurlo con un registratore da due lire). Il numero ovviamente non compare sul display della vittima (anche questa operazione è facile). L’autore della truffa finge di essere un addetto dell’ente che emette la carta di credito e lancia il falso allarme: “Sembra che qualcuno abbia usato abusivamente la sua carta, mi aiuta a controllare?”. Dopo di che, in genere, lui stesso legge le 16 cifre della stessa carta e la data di scadenza, che può essersi procurato facilmente con la strisciata di un qualsiasi negozio dove si era fatto un acquisto, o per altre vie.

In questo modo si conquista la fiducia della vittima, inducendola poi a specificare,  “per eseguire ulteriori controlli”, il Cvv, cioè il codice di sicurezza di tre cifre sul retro. La telefonata finisce in modo rassicurante: “Bene, allora può stare tranquillo: sulla carta non troverà nessun addebito” .   In realtà la vittima  ha appena passato all’imbroglione l’unico e decisivo dato che mancava loro per usare quella carta per ogni transazione online.

 Ovviamente la stessa frode può avvenire per mezzo di una lettera, come è recentemente successo in Germania (lo rivela il preziosissimo portale www.anti-phishing.it): la missiva si presentava come inviata dalla Visa/Mastercard e chiedeva di accedere entro 14 giorni – altrimenti la carta sarebbe stata sospesa – a un al sito (truffa) www.initiative-online-passwort.com al fine di generare una password di sicurezza.

 Il clonatore di carte tramite  sms

Siccome molte banche e aziende avvertono i clienti con sms per ogni transazione avvenuta,  è proprio il messaggino fasullo la nuova arma dei truffatori, che mandano sms standard  a un numero indeterminato di potenziali vittime:  “Cartasì (o Visa, o altro). Attenzione, chiami il numero XXX per verificare la transazione effettuata con carta di credito al fine di evitarne usi fraudolenti”. Molti si fanno prendere dal panico e telefonano davvero  al numero-civetta. Dove una voce registrata si presentata come il servizio di quella carta, chiede di attendere in linea e poi di  digitare il codice della carta di credito, completo del codice di sicurezza sul retro. Dopo di che la voce al telefono rassicura il malcapitato “cliente” che l’operazione “sospetta” è stata bloccata. In realtà,  la carta sarà svuotata in pochi secondi.

 Il seminatore di skimmer/1: carte di credito

Alcune bande di falsari clonano i bancomat e le carte di credito e li prosciugano  usando gli skimmer (lettori di dati) nelle casse dei supermercati o dei grandi magazzini.  Uno dei complici entra in negozio poco prima dell’orario di chiusura, si nasconde e, quando tutti sono andati via, manomette  i Pos (cioè  le macchinette in cui vengono passati  i bancomat e le carte di credito per la lettura dei codici) inserendovi un microchip che registra i numeri digitati dai clienti. Con lo stesso sistema, dopo qualche giorno torna e si riprende il suo meccanismo. Intanto la banda  ha preparato le carte “vergini” in cui vengono inseriti i dati rubati ai legittimi proprietari. A quel punto i ladri hanno bisogno di spendere più soldi possibile (o trasferirli all’estero, di solito nell’Est europeo) prima che le banche – di solito entro 24-48 ore –  rilevino i movimenti anomali e blocchino tutto.

Il seminatore di skimmer/2: bancomat

Gli skimmer ora vengono usati anche direttamente nei Bancomat, sovrapponendoli alla tastiera “vera” e facendoli comunicare con una telecamera o un ricevitore nascosto nei pressi (ad esempio sotto il sellino di una bici parcheggiata di fronte alla banca). In un caso denunciato a Trieste, i banditi, durante l’orario di chiusura di una banca, avevano inserito nello sportello del bancomat  – ovviamente fronte strada – una barretta in metallo con dentro un nastro biadesivo, proprio nella fessura che distribuisce i soldi. In questo modo le vittime, dopo aver digitato il loro codice, non riuscivano a ritirare le banconote (trattenute dalla macchinetta pirata) e si allontanavano pensando ad un malfunzionamento dell’apparecchio. Quindi i ladri, che nel frattempo si erano piazzati a pochi passi di distanza,  tornavano sul posto, rimuovevano la barretta e prendevano i soldi.

 COME DIFENDERSI

  •  Custodite gelosamente la vostra carta di credito: quando la consegnate a un cassiere per un’operazione, non perdetela di vista neanche per un attimo.
  •  Attivate (è gratis) il servizio di avviso per Sms in tempo reale per le operazioni fatte, e controllate sempre il rendiconto mensile. Se trovate un movimento sospetto sul vostro conto, segnalatelo subito alla vostra banca e casomai bloccate la carta. Se quei soldi non li avete spesi voi lo ha fatto qualcun altro, e agire immediatamente può servire a ridurre i danni per tutti. Se è chiaramente  un  raggiro bloccate immediatamente la carta, e fate denuncia alla polizia o ai carabinieri.
  •  Se attivate la carta di credito anche per gli acquisti online, non usate mai la stessa password della vostra casella di posta elettronica, che è più facile da violare.
  •  Quando ritirate soldi al bancomat, utilizzate preferibilmente gli sportelli all’interno delle banche: quelli in strada sono più facili da manomettere. In ogni caso evitate quelli che non sono ben illuminati. Mentre digitate il Pin coprite con l’altra mano la tastiera affinché l’operazione non sia visibile da “guardoni” o telecamere nascoste, e controllate che chi è in coda dietro di voi siano sufficientemente lontani da… non poter sbirciare.
  •  Se la macchina trattiene la carta o non vi dà i soldi, non allontanatevi dallo sportello mentre telefonate alla banca, quindi avvisate subito le forze dell’ordine e non fidatevi troppo degli estranei che vi offrissero aiuto.
  •  In generale, leggete sempre con attenzione tutti gli estratti conto. Prima vi accorgete della frode e la denunciate, più facilmente ridurrete  o azzererete il danno.
  •  Non aprite né tanto meno rispondete alle  e-mail che chiedono i vostri dati di accesso ai conti. Nessuna banca, posta o altro infatti chiede mai password e codici ai suoi clienti. Quando questo avviene, si tratta di una truffa. Cestinate subito.
  •  Quando inviate curriculum e proposte di lavoro, fate attenzione anche alle email di risposta, soprattutto all’indirizzo da cui provengono: il vostro messaggio potrebbe essere stato intercettato da truffatori.
  •  Le scorciatoie sulla tastiera fanno risparmiare tanto tempo, ma quando si tratta di collegarsi alla propria banca o simili sono pericolosissime. Non cliccate mai su eventuali link ma digitate voi stessi l’indirizzo della banca (o circuito della carta di credito) che già conoscete. In questo modo non correrete alcun rischio.
  • Non utilizzare password facilmente identificabili dall’intelligenza dell’uomo o da programmi automatici (gli algoritmi) come il nome o la data di nascita vostra o di vostri  familiari, o il nome della squadra del cuore. Cambiate spesso le password ed evitate di annotarle in luoghi facilmente accessibili (come il vostro computer…).  Se avete più di un account online, utilizzate password diverse.
  •  Ogni volta che uscite da un collegamento internet, soprattutto quelli con la vostra casella di email e con la vostra banca, seguite la procedura per il logout (cioè la disconnessione dal sito), invece di cliccare semplicemente sulla X. Altrimenti, se qualcuno riuscisse ad entrare da remoto nel vostro pc, troverebbe quelle porte spalancate. Fatelo in casa, sul posto di lavoro e soprattutto se lavorate in una postazione condivisa da altri (per esempio un Internet point)
  •  Anche l’insidiosissima truffa del pharming ha un “buco”. Se volete essere sicuri di non essere capitati su un sito clone quando digitate l’indirizzo della vostra banca, rassegnatevi a perdere un minuto e alla prima richiesta fornite una password oppure una ID falsa. Se il sito è quello reale non l’accetterà mai perché non lo riconosce, se lo accetta vuol dire che era il sito pirata, a quel punto chiudete il collegamento, denunciate il fatto alla Polizia postale e… rassegnatevi a formattare l’hard disk. Sempre meglio che farvi prosciugare il conto dai ladri in pochi istanti.       
  •  Le Esattorie dello Stato non vi scrivono per email. Non aprite gli allegati, non rispondete e segnalate l’email alla Polizia.

Capitolo 3

 Contratti estorti o fasulli

Le truffe informatiche sono sicuramente predominanti per numero, visto anche l’altissimo e sempre crescente numero di anziani (ma non solo loro) che usano il web senza una sufficiente preparazione  ma resta altissima la quantità di frodi che vengono tuttora realizzate dai volponi di turno falsificando o “estorcendo”  le firme di clienti inconsapevoli, o, nel caso – vera piaga sociale – del marketing aggressivo, che talvolta diventa una truffa di fatto anche se non di diritto, informandoli solo parzialmente del reale contenuto del contratto. In questo capitolo trattiamo delle tecniche più usate dai truffatori per intascare soldi sfruttando l’involontario “consenso” della persona circuita.  Le tipologie sono diverse: firme contraffatte, informazioni errate o parziali all’utente. E l’esca lanciata dai venditori scorretti è allettante, perché il mercato libero dell’energia è competitivo: cambiare fornitore di energia elettrica e/o gas può portare un bel risparmio. Ma solo se chi ci propone il contratto ci sta dicendo la verità, dopo essersi correttamente qualificato e avere, su richiesta mostrato le credenziali che lo legittimano ad agire per conto di una determinata azienda.

 Il procacciatore di clienti per telefono, luce e gas/1

Ripetiamo, a scanso di equivoci, che qui non stiamo parlando di chi vi propone nuovi contratti e vi convince legittimamente a cambiare gestore (magari facendovi risparmiare), ma di chi il vostro consenso se lo inventa. Numerosi utenti  infatti diventano  clienti di un nuovo gestore di servizi telefonici, della luce o del gas… senza neanche saperlo. Il meccanismo è abbastanza semplice: il procacciatore di contratti telefona oppure bussa alla porta e dice che sta facendo solo un sondaggio e non vuole vendere niente ma deve solo riempire un questionario. Chiede alla vittima di farle vedere le ultime bollette, per calcolare se può farle un’offerta migliore: da quelle, prende il codice utente, oltre ai dati anagrafici e fiscali (nome, cognome, residenza, codice fiscale) e li mette su un nuovo contratto, compilato da lui stesso e corredato da una firma (falsificata) dell’utente, che invierà al gestore al fine di intascare la provvigione.   Dopo un po’ cominceranno ad arrivare le “nuove” bollette e qualche vittima, più sfortunata delle altre, si troverà a pagare contemporaneamente due gestori.

 Il procacciatore di clienti per telefono, luce e gas/2

Una leggera variante è quella che prevede la firma dell’”intervistato”: basta convincerlo che quello che sta firmando è solo un questionario (“Sa, la firma mi serve per dimostrare che sto facendo effettivamente i sondaggi”) mente invece è un contratto.

Il procacciatore di clienti per telefono, luce e gas/3

Un ulteriore comportamento insidioso – ma qui non siamo nel campo della truffa bensì in quella del marketing aggressivo – è quella in cui il venditore di contratti si qualifica effettivamente per quello che è, ma fa precedere la sua proposta da dichiarazioni false come “Lei sta pagando troppo e invece ha diritto a non avere aumenti in bolletta”. Oppure, semplicemente, convince l’utente che la modifica proposta riguarda solo il profilo tariffario, mentre invece, in realtà, gli sta facendo cambiare gestore. Non è difficile, visto che tesserini e sigle, purtroppo, si assomigliano tantissimo. Qualcuno, grazie all’Antitrust, sta cominciando a pagare salata questa politica piratesca. Ma non abbastanza, perché spesso i gestori non fanno altro che appaltare il servizio a ditte terze, che a loro volta reclutano i venditori. Alcuni agiscono in modo corretto , altri no.

 Il venditore che chiede la firma per la presentazione (invece è un contratto)

Il trucco dell’”intervista” che invece è un contratto non riguarda solo i cambi di gestore. A volte si trovano dei presunti rappresentanti  porta a porta di gioielli che mostrano i cataloghi senza insistere per venderli: se al potenziale cliente non interessano,  chiedono solo di mettere una firma su un modulo, come si fa spesso con le agenzie immobiliari quando mostrano le case.  “Mi serve per poter attestare che ho effettuato la visita – spiega il truffatore,  – la ditta mi paga in base alle persone contattate”. Quel foglio  invece contiene un vero e proprio contratto di acquisto. Se le vittime se ne accorgono  subito, il rappresentante straccia il foglio davanti a loro. Solo che in ogni caso, dopo un po’ di tempo la vittima riceve lo stesso il pacco e… l’invito a pagare.  Il foglio strappato infatti è solo una seconda copia. In un caso denunciato alla polizia, anche se respingevano il plico, i clienti ricevevano in seguito il sollecito da un avvocato e alcuni di essi alla fine pagavano  per non avere ulteriori seccature. Poi uno dei truffati ha sporto denuncia e il disinvolto “gioielliere” è stato condannato . 

 Lo spacciatore di false  tessere fedeltà

“Firmi qui, ora la tessera  fedeltà è sua”. Con il diritto di partecipare a una campagna promozionale gratuita, tra i cui premi in palio figurava anche una vacanza. Tutto falso: in realtà la firma era su un  contratto che obbligava il cliente all’acquisto di elettrodomestici. La sfortunata cliente lo ha capito quando a casa sua si è presentato il corriere per la consegna. La signora era stata raggirata da due uomini: avevano sistemato un banco in  un centro commerciale e l’avevano convinta ad aderire ad una tessera fedeltà “gratuita”. Poi la donna, che non aveva letto bene quello che firmava e non ha esercitato per tempo il suo diritto di recesso, si è trovata costretta ad acquistare elettrodomestici per un importo di 2.400 euro .

 Il controllore delle carte di credito

Ne abbiamo già parlato nel capitolo 4 sul phishing e la clonazione, al quale vi rimandiamo: giusto per rinfrescarvi la memoria, è quello che vi telefona o vi manda un sms facendo finta di dover controllare i dati della vostra carta di credito per farsi dare da voi il numerino di controllo, che potrà così usare (insieme agli altri dati, che possiede già)  per acquisti online.

 Il servizio abbonamenti delle false riviste del fisco o dei Pompieri

I truffatori scrivono o telefonano a un professionista: forniscono nome e cognome di un funzionario (di solito realmente esistente, ma all’oscuro della cosa) dell’Agenzia delle Entrate della città, proponendo l’abbonamento a una rivista, con un bollettino postale “che arriverà a casa” oppure fornendo l’Iban di un conto bancario. Il sedicente funzionario del Fisco  prospetta un duplice vantaggio per l’abbonamento a riviste inesistenti tipo “Iva e imposte dirette”, “Tutto sull’imposta di registro”: l’opportunità di tenersi aggiornati, ma soprattutto mettersi al riparo da eventuali controlli. Qualcuno ci casca, anche se il prezzo non è popolare: anche 180 o 200 euro, per una rivista che non esiste e non arriverà mai.  Una frode simile viene architettata da finti  delegati dai Vigili del Fuoco, dalla Polizia o dai Carabinieri, ma stavolta a danno dei privati: telefonano alle famiglie e propongono l’abbonamento a vere o presunte riviste di una di queste istituzioni, sempre concordando dei pagamenti che finiranno sul conto corrente dei truffatori.

 Il falso prete e gli assegni rubati

Tempo fa la Polizia ha scoperto una banca capace di violare il circuito postale sul quale transitano gli assegni delle  assicurazioni per il risarcimento danni. Una volta intercettato e rubato l’assegno nella posta ordinaria, l’organizzazione identificava il beneficiario, falsificava i suoi documenti e inviava negli uffici postali un proprio componente. Che, con quei documenti intestati ad altri ma sui quali era appiccicata la sua fotografia, si presentava a uno sportello (ogni volta uno diverso) per aprire un libretto postale a nome del vero e  ignaro beneficiario dell’assegno. Per sicurezza, cambiava anche look oltre che sportelli: taglio di capelli, barba lunga o corta, baffi sì o no, occhiali da vista e persino, in un caso, un abito da sacerdote. Con  i documenti taroccati e i travestimenti, l’uomo ha aperto decine di libretti in altrettanti uffici postali di mezza Italia. Versava l’assegno intercettato, dopo qualche giorno andava a prosciugare il conto e poi spariva.

L’agente immobiliare che fa sparire casa e  caparra/1: l’impaziente inglese

Un londinese tempo fa, intascava laute  caparre per affittare ville da sogno che però… erano già  occupate. Agganciava le vittime – straniere, per lo più sue connazionali – via email, proponendo ville di lusso e villette per le vacanze nei posti più esclusivi di Roma e della Toscana, che lui stesso aveva fotografato dall’esterno, tramite un’agenzia immobiliare che in realtà non esisteva più. I prezzi ovviamente erano molto invitanti. Per concludere l’affare, prendeva degli anticipi, dai 1.500 ai 3mila euro, tramite bonifico bancario.

A distanza di mesi, i clienti arrivavano in Italia, andavano alla villa e ovviamente la trovavano occupata dai legittimi proprietari o dai veri affittuari, che non avevano mai visto questo sedicente agente immobiliare.

 L’agente immobiliare che fa sparire casa e  caparra/2: l’emulo italiano

Quando c’è da imbrogliare, non siamo secondi a nessuno. La truffa dell’inglese è stata abilmente riproposta anche da una coppia di italiani, che rispetto all’”originale” facevano anche un passo in più: la “casa estiva” in una località balneare, di cui si erano procurati una copia delle chiavi dato che vi avevano soggiornato in passato, e la facevano vedere davvero ai clienti, ovviamente nel periodo invernale e cioè quando era vuota. Pubblicavano  gli annunci per l’affitto di un appartamento o una villetta su giornali specializzati italiani e stranieri, facevano visitare la casa ai potenziali clienti;  chiedevano un’adeguata caparra per l’estate successiva e poi, semplicemente, sparivano.

 L’agente immobiliare che fa sparire casa e  caparra/3: lo sfruttatore dei poveri

Più uno è in difficoltà, più è facile fregarlo. Un’agenzia immobiliare era specializzata in affitti agli stranieri: la clientela era composta in prevalenza da extracomunitari alla ricerca di un’abitazione. Ma in queste case, i clienti non entravano mai. I due titolari infatti si facevano dare la provvigione e un mese di affitto in anticipo, dopo di che  inventavano una serie di scuse per non consegnare le chiavi. Per lo più davano la colpa a  problemi sorti con i proprietari. In sostanza, i clienti si vedevano rimandare l’appuntamento per la consegna delle chiavi di giorno in giorno. Fino a quando i truffatori dicevano che i proprietari ci avevano ripensato e non era colpa dell’agenzia se l’affare era saltato e quindi la provvigione non poteva essere restituita. I due giocavano sul fatto che molti  extracomunitari,  non in regola con i documenti oppure timorosi di qualsiasi contatto con le forze dell’ordine, non erano in condizione di denunciare l’imbroglio.

 L’affittuario di lusso con l’assegno “cabriolet”

In una famosa località di vacanze un signore che si spacciava per un avvocato di Firenze ha contattato la proprietaria di una bella casa concordando l’affitto per un’intera estate. Si era presentato con un macchinone e gli abiti firmati, i modi affabili e sicuri. L’estate però è passata e l’affitto non veniva pagato, così la padrona di casa è andata a trovare l’inquilino a Firenze. Lui l’ha ricevuta in uno studio legale (fasullo) e le ha allungato un assegno di diecimila euro e le chiavi dell’appartamento. La donna se n’è andata, finalmente rassicurata. Solo che quando è andata in banca per incassare l’assegno, si è accorta che era scoperto. Di qui la denuncia all’affittuario che però, come si è poi accertato, non era avvocato e, soprattutto, non era più reperibile.

 L’affittuario molesto col documento falso

Il truffatore dell’esempio precedente almeno è un signore, quanto a modi. In altre circostanze, l’affittuario della casa per le vacanze non ha ritegno a danneggiare l’appartamento usandolo come se fosse una baracca. Il trucco per non dover pagare il saldo e i danni? In un caso denunciato in Toscana (il truffatore era un tedesco) era la presentazione di un documento di identità contraffatto, con un nome e un indirizzo falsi. Se questo tipo di malandrino non viene preso in flagrante, sarà inutile chiedergli il pagamento dei danni, anche tramite avvocato, perché a fine vacanza diventerà irreperibile per sempre.

 Il venditore dell’auto fantasma/1

Nel loro settore, alcuni truffatori sono artisti. Non che questo li renda simpatici, è solo una constatazione. Un tale era solito aggirarsi in un autosalone di lusso: guardava le macchine in esposizione e chiedeva molte delucidazioni su quelle più prestigiose. Quando si è sentito perfettamente preparato su caratteristiche, consumi, prestazioni e prezzi, ha fatto scattare la sua trappola telefonando ad un professionista e qualificandosi come il concessionario. Lo ha invitato a vedere una Ferrari promettendogli un buon prezzo se fosse stato interessato,  dopo aver fatto un conciso elenco di contatti importanti e clienti vip . Portato il cliente nell’autosalone, ha salutato con naturalezza le persone che erano al lavoro e si è comportato come “uno di casa”. Ha fatto vedere la Ferrari al professionista e poi lo ha convinto a stipulare un vantaggioso contratto in privato:  inviando  i soldi su un conto corrente in Spagna, sarebbero riusciti ad aggirare Iva e tasse. Il cliente ha pagato ed ha iniziato ad aspettare la consegna. La macchina non arrivava e allora ha chiamato il “venditore” ma il cellulare risultava non più attivo. Allora è tornato all’autosalone. Dove però… nessuno conosceva il signore con cui lui aveva trattato.

 Il venditore dell’auto fantasma/2

Perché pagare 18mila euro per un’auto che si può comprare a 12mila, o giù di lì? “Le facciamo arrivare dall’estero, ci vuole qualche giorno in più per la consegna ma come vedete la differenza di prezzo è davvero grossa”. Una finta società di import-export convinceva così i clienti: taroccava i documenti della vettura e li consegnava al cliente dopo aver fatto sottoscrivere i contratti a prezzi vantaggiosi, si faceva lasciare un acconto (qualche volta addirittura il saldo), solo che le auto non arrivavano mai. Perché non esistevano.

 Il compratore di auto/1

Le vittime di questa frode sono sempre persone che mettono su un sito un annuncio di vendita di un’auto e, trovandosi in qualche problema, hanno la necessità di concludere al più presto la cessione. La banda di truffatori passa al setaccio gli annunci, individua un possibile bersaglio e, spacciandosi per un’azienda di   intermediari nella compravendita di veicoli, la contatta e fissa un incontro, proponendo un pagamento immediato con assegno bancario. Concluso l’affare, di solito nel fine settimana quando le banche sono chiuse,  il venditore, quando passerà all’incasso, si accorgerà che l’assegno era rubato oppure scoperto. Intanto la banda provvede a rivendere l’auto con documenti e targa contraffatti, oppure la smonta per rivenderne i singoli pezzi.

 Il compratore di auto/2

La stessa truffa di cui abbiamo appena parlato può avvenire anche con un’altra modalità, descritta dal centro Europeo di Consumatori (Cec) di Bolzano. Il falso compratore, residente all’estero, contatta chi ha messo in vendita l’auto, offrendosi di pagare l’importo con un bonifico su conto corrente. Dopo pochi giorni, il venditore riceve una finta comunicazione dalla  banca dell’acquirente, in cui si dice che per l’effettuazione del bonifico internazionale occorre un pagamento di 700 euro, necessario per poter accreditare il prezzo sul conto corrente italiano. Se la vittima ci casca e magari chiama il “compratore”, si sente rispondere che quei soldi le saranno immancabilmente restituiti con il successivo bonifico. A questo punto, se il venditore accetta di compiere l’ulteriore passo, la truffa viene portata a compimento.

 L’assicuratore e la polizza tarocca

Vi proponiamo solo un esempio “classico” perché la dinamica è sempre abbastanza simile, ma questa truffa purtroppo si verifica piuttosto spesso, e talvolta con conseguenze pesanti. Un sub-agente di una Compagnia di assicurazioni ha venduto per molto tempo false polizze Rc (responsabilità civile, come la Rca delle auto) per giostre e spettacoli viaggianti. Si era creato una fitta rete di clienti che pagavano premi salati, convinti che le proprie giostre fossero coperte da ogni rischio verso terzi. Solo che un giorno, dopo un infortunio di una bimba, è arrivata la prima richiesta di risarcimento  direttamente all’Assicurazione, dove il cliente ha scoperto così che la polizza non esisteva. Il giochetto del truffatore (che di agenzie assicurative ne aveva cambiate diverse) consisteva nello stipulare una polizza in regola e girare regolarmente, la prima volta, il premio alla compagnia per cui lavorava; l’anno dopo lasciava  scadere la polizza, ma continuava a intascare i soldi dei clienti, ai quali consegnava una copia taroccata del contratto rinnovato. E il meccanismo ha funzionato finché tutti i clienti hanno fatto riferimento direttamente a lui.

 Il compratore a rate con il documento degli altri

Nel capitolo 2 (“I raggiri ai danni dei negozianti”) ci siamo già occupati dei truffatori che si creano delle false identità per comprare articoli costosi a rate accedendo a un finanziamento che non pagheranno mai. Solo che la truffa può essere anche diretta alla persona della quale l’imbroglione ruba i dati. Come già sapete, è un tipo di frode studiato bene. Il malfattore si presenta in un negozio per acquistare un prodotto (di solito beni di lusso, tipo tv al plasma, hi fi di marca e così via) e firma il contratto per pagare a rate.

 Per farlo bisogna presentare un documento di identità: nessun problema, ne verrà presentato uno, falso, intestato ad altre persone. Dopo l’accettazione del prestito, in genere la prima rata viene pagata, contestualmente  al ritiro della merce. Nel caso che la merce si possa consegnare solo tramite spedizioniere, poco male per il truffatore, che concorderà giorno e ora della consegna e si farà trovare puntuale davanti a casa vostra. Quanto alle rate successive, dal mese seguente, i bollettini inizieranno ad arrivare appunto all’ignaro titolare del finanziamento.

 L’organizzatore dello stage-fantasma per  aspiranti modelle

L’esca in questa truffa è costituita da presunti corsi di formazione e stage che però restano un miraggio. In un caso finito sui giornali, una finta  società di casting aveva contattato telefonicamente alcune centinaia di ragazze fra i 14 e i 25 anni e poi effettuato una selezione con  300 di queste. Nella  selezione venivano scattate fotografie e registrati video di circa 30 secondi, poi le partecipanti compilavano un modulo con dati anagrafici e  recapiti telefonici. Molte di loro poi venivano ricontattate con la proposta di un corso di formazione professionale che costava 5mila euro  rateizzabili, consegnando contestualmente materiale didattico:  videocassette con lezioni pratiche di passerella, estetica, trucco fotografico e portamento,  libri con esercitazioni. Sarebbe seguito uno stage: ma nei mesi seguenti le “studentesse” iniziarono a cercare di contattare gli organizzatori,  senza ricevere alcuna risposta nonostante il pagamento puntuale delle varie rate mensili. E lo stage promesso rimase una chimera.

COME DIFENDERSI

  •  Le banche avvertono i titolari di carte Mastercard e Visa: non fornite alcun numero riportato sul retro delle tessere. Se venite contattati dai presunti funzionari, non rivelate dati ma dite loro di lasciarvi un recapito telefonico per poterli richiamare. Ammesso che  vi diano davvero il loro recapito, è bene rivolgersi subito alle forze dell’ordine per segnalare la cosa.
  •  Qualunque messaggio vi arrivi sul telefonino, se dovete chiedere informazioni sulla carta di credito non usate mai un numero diverso da quello che vi è stato fornito dalla banca. Chiamatelo, anzi, subito per segnalare lo strano sms ricevuto: in ogni caso qualcuno sta cercando di imbrogliarvi.
  •  Non pagate mai un contrassegno che non avete richiesto.
  •  Esistono le lotterie vere (quelle per le quali siete voi a cercare e comprare il biglietto) e quelle fantasma, che sono tante. «Non pagate niente e presentate subito una denuncia», è il consiglio che la polizia rivolge ai cittadini .
  •  Se vendete o affittate la casa, un po’ di precauzione è  doverosa: non aspettate mai troppo per vedere di che colore sono i soldi del cliente.  Se siete i “candidati inquilini” e la casa per la quale avete concluso il contratto non c’è più, riavere la caparra è un vostro diritto intangibile, così come riavere i soldi della provvigione. Se vi viene rifiutata, sporgete denuncia subito.
  •  Affitti per le vacanze? Se dovete anticipare del denaro è più sicuro affidarsi a circuiti conosciuti.
  • Vi hanno affibbiato un nuovo contratto della luce, del telefono o del gas, che voi non avete chiesto né firmato, oppure avete sottoscritto perché vi hanno ingannato sul suo reale contenuto? Non perdere tempo e rivolgetevi subito a una qualsiasi associazione di consumatori (è gratis) per dare immediatamente disdetta (avete diritto al recesso entro 10 giorni, anche se non lo sapevate) ed eventualmente denunciare chi ha falsificato la vostra firma o ve l’ha estorta con l’inganno.
  •  Se venite intervistati per qualche motivo, in casa o fuori, evitate di firmare fogli. Le firme sono necessarie solo per contratti,  ricevute o  liberatorie sui filmati tv: sicuramente non per i sondaggi. Non potete sapere che cosa verrà eventualmente aggiunto su quella pagina.
  •  Se vi arriva un bollettino di pagamento sospetto, non ignoratelo: contattate subito la finanziaria che lo ha emesso e contestatelo. Se state fermi, correte il rischio di risultare morosi e, pur essendo innocenti, per molto tempo vi verrà difficilissimo accedere a mutui e finanziamenti di qualsiasi tipo.
  •  La falsa polizza assicurativa (falsa dall’origine, o più spesso dal primo rinnovo in poi) è un trucco ingegnoso. Ma per smascherarlo basta essere un po’ sospettosi e telefonare ogni tanto in agenzia, chiedendo quando scade la propria polizza. Fatelo senza esitare, perché se questa è scaduta e si verifica un sinistro non vedrete un centesimo.
  • Non acquistate  mai un’auto o una moto senza essere entrati in concessionaria ed esservi fatti fare un preventivo nei locali “ufficiali”.
  • Se acquistate un bene costoso, chiedete sempre informazioni sul venditore, soprattutto se non lo conoscete già di persona.  Per un truffatore può essere vantaggioso anche rischiare  un po’ di galera, se intanto si è abbindolato un numero sufficiente di vittime e si è trasferito il denaro (che voi non rivedrete mai) chissà dove.
  • Nei casi dei falsi casting e corsi, al primo segnale che gli “insegnanti” si stanno defilando e non rispondono ai vostri solleciti, rivolgetevi  alla polizia.

Capitolo 4

 Truffe agli anziani (ma non solo): il predatore al vostro domicilio

In questo capitolo vi presentiamo un campionario dei trucchi e dei  travestimenti usati dai truffatori (o ladri provvisti di fantasia) che colpiscono “porta a porta”. Nella stragrande maggioranza dei casi, queste truffe vengono organizzate a danno degli anziani che vivono da soli, o che comunque si trovano da soli in casa nel momento in cui scatta la trappola, e fanno leva sulla loro fiducia nei confronti di chi si presenta in veste “ufficiale”.

L’obiettivo dei truffatori – o ladri che siano –  è quello di farsi consegnare  dei soldi con una scusa plausibile, oppure di distrarre la vittima e rubare denaro e oggetti preziosi conservati in casa.

 Non ci occupiamo  qui dei contratti truffaldini che vengono proposti a domicilio: per questo genere di frodi vi rinviamo al capitolo 6 (Contratti estorti o fasulli”), in particolare sotto la voce “Il procacciatore di clienti per telefono, luce e gas”. Qui ci limitiamo a ricordarvi che, qualora foste incappati in quest’ultimo tipo di raggiro, non dovete farvi prendere dal panico: potrete comunque esercitare gratuitamente il diritto di recesso garantito dalla legge.

 Il verificatore di bollette/1

In genere, ma non necessariamente,  i falsi incaricati dell’azienda del gas, della luce, dell’acqua o del telefono lavorano in coppia, muniti  o meno di un tesserino (facilissimo da taroccare con un computer e una stampante a colori). La presentazione di solito è del tipo   “dobbiamo vedere il  contatore per la bolletta di conguaglio”, l’atteggiamento  è piuttosto sbrigativo per ribadire con i modi e i gesti il ruolo “ufficiale”. Se la vittima li fa entrare, si fanno mostrare le ultime bollette, dopo di che calcolano l’ammontare del “debito dell’utente” e si fanno dare i soldi in contanti, rilasciando “regolare” ricevuta.

 Il verificatore di bollette/2

Lo schema è identico al precedente; l’unica variazione è che mentre un truffatore esamina le bollette, l’altro, con la scusa di vedere il contatore o di dover andare in bagno, gira per le stanze e sveltamente ripulisce i cassetti. Sia in questa versione della frode, sia in quella che prevede il travestimento dei truffatori da “tecnici” e che affronteremo in questo stesso capitolo, il meccanismo di azione è lo stesso: bisogna essere almeno in due, in modo che un imbroglione a un certo punto resti a parlare con la vittima in salotto mentre l’altro con una scusa si allontana – ad esempio dicendo di dover andare in bagno – e cerca denaro e preziosi nelle altre stanze.

 Il verificatore di bollette/3

Qui il truffatore si presenta meglio, con un bel sorriso, dicendo che il gestore  ha riscontrato un pagamento eccessivo  e quindi ci sono dei soldi da restituire all’utente. Di solito sono piccole cifre, 20-25 euro, e il falso addetto chiede  di cambiargli cento euro “perché non ho spiccioli”. La banconota che dà alla vittima ovviamente è falsa. La variante è la solita: il ladrone chiede all’anziano di andare a prendere le vecchie bollette per fare un riscontro, e nel frattempo ruba dai cassetti o dai vestiti appesi all’ingresso.

 Il funzionario dell’Inps, del fisco, della Rai o del catasto.

Lo schema è lo stesso usato dal “verificatore di bollette”. Il falso funzionario si presenta a casa delle vittime dicendo di dover eseguire dei controlli sulla pensione o sui contributi. Due i possibili scopi: farsi consegnare del denaro contante, inducendo il padrone di casa a credere di avere sbagliato un versamento o di essere stato beccato ad evadere qualcosa, oppure (più banalmente) rubare  in casa dopo averlo distratto. Molta gente non sa – o non ricorda, presa alla sprovvista  – che nessun ente può predisporre controlli fiscali o pensionistici a sorpresa nelle case. Con una nota diramata dopo un raggiro denunciato alla polizia, l’Inps ha richiamato i cittadini “alla massima attenzione e prudenza nel fornire informazioni personali agli sconosciuti, perché nessun funzionario è autorizzato a recarsi a casa dei pensionati né tantomeno ad indagare sui loro risparmi e beni personali che non rientrano tra le competenze dell’istituto”. Nelle case con giardino o resede c’è anche un altro rischio: i falsi impiegati del catasto che si presentano dicendo di dover verificare la superficie esterna. Entrambi escono con la vittima: uno misura davvero – o almeno finge di farlo – la grandezza del giardino,  l’altro con una scusa rientra in casa e arraffa quello che può. Poi torna fuori, e i due falsi tecnici salutano e se ne vanno.

 L’ispettore dell’Asl per il ticket

 Gli autori di questa truffa – il lavoro di solito si fa in coppia – si qualificano come impiegati del Comune, dell’Asl o dell’Inps, oppure come  volontari di qualche associazione  di assistenza agli anziani. Possono avere o meno una divisa e un tesserino contraffatto. La scusa accampata per giustificare questa  visita inattesa può essere  la verifica del libretto sanitario, per vedere se il pensionato  ha diritto all’esenzione dal ticket su farmaci, visite ed esami, magari in base a fantomatiche nuove norme. Dopo un educato segno di stupore perché nessuno aveva ancora avvertito la famiglia, arriva la rassicurazione: “Non dovete fare niente, seguiamo noi tutta la pratica”. Poi uno dei truffatori intrattiene la vittima, mandandola a prendere un documento o altro, mentre il collega provvede ad alleggerire il suo portafogli o il suo portagioie.

  Il tecnico del gas, della luce o dell’acqua/1

Il falso tecnico o i falsi tecnici fanno finta di armeggiare  con i cavi elettrici sulla facciata dell’edificio o di controllare  i pannelli all’interno, dove attendono la vittima. Appena questa arriva, o dopo qualche minuto, suonano alla sua porta  e la avvisano di un guasto: “Faccia attenzione, c’è il rischio di rimanere folgorati». Entrano così in casa “per ispezionare prese e interruttori”, girano tutto l’appartamento e rubano portafogli e gioielli lasciati  in giro o nei cassetti.

  Il tecnico del gas della luce o dell’acqua/2

Lo schema è simile, cambia solo il rischio presunto: non è più la folgorazione ma la fuga di monossido di carbonio o altra sostanza venefica dalla caldaia, dalla canna fumaria o dai tubi del gas. Normalmente i “tecnici” hanno con sé un rilevatore di gas, non importa se vero o tarocco: esaminano la casa e portano via quello che possono, dopo aver  distratto  la vittima  facendole prendere un documento o una vecchia bolletta.

  Il tecnico del gas, della luce o dell’acqua/3

La paura indotta nella vittima può essere anche più “strutturata”. E’ il caso dei truffatori che si presentano a casa degli anziani spacciandosi per tecnici in cerca di contaminazioni, perché l’acqua delle vittime potrebbe essere impura – magari contenendo mercurio – o addirittura radioattiva.  Ci vuole una buona parlantina, ma quando la truffa riesce il bottino spesso è ingente: dopo avere “verificato” rubinetti e tubature, il falso tecnico chiede di controllare con il suo contatore i gioielli e le banconote, che poi si farà consegnare  per “eseguire ulteriori controlli” magari firmando una ricevuta. Ad esempio chiede alla vittima se custodisce oro e banconote “vicino ai muri” (ovvio che è così…) e, ricevuta la conferma, la invita a raccoglier il tutto sul tavolo per evitare gli effetti corrosivi del mercurio se salta una tubatura durante la necessaria bonifica. O ancora, propone di riporre i preziosi e le banconote almeno un giorno nel frigo per schermarli, altrimenti disturbano le apparecchiature. In realtà tornerà la notte per poter rubare a colpo sicuro, senza dover cercare il bottino.

 Il tecnico del gas, della luce o dell’acqua/4

Il presunto pericolo può non essere immediato ma… da prevenire. In una circostanza una banda di giovani si è presentata alla porta di casa degli anziani, convincendoli che la nuova normativa rendeva obbligatori  l’acquisto e l’installazione di un rilevatore per le fughe di gas e facendosi pagare 250 euro per il lavoro. L’apparecchio esiste davvero, ma non è obbligatorio e soprattutto costa… da 13 euro in su (su eBay ne abbiamo trovato un modello a 13,90).

 In altri casi, più banalmente, i truffatori  (che agiscono do solito in coppia) non chiedono soldi, dicendo che l’apparecchio è gratuito: iniziano insieme l’installazione e poi uno, dicendo di dover andare in bagno, “ripulisce” i cassetti dalle altre stanze.

 Il bonificatore di soldi infetti

Una delle frodi appena descritta, quella dell’acqua contaminata, ha anche una curiosa versione: quella dei soldi infetti. La dinamica però qui è diversa, perché non si tratta di schermare banconote e preziosi per non disturbare l’apparecchio rilevatore, bensì di “purificarli” dai virus.

 I truffatori si presentano come medici di un istituto provinciale di igiene e spiegano alla vittima che il suo denaro potrebbe essere stato contaminato da un virus o un batterio, quindi tirano fuori una scatola dove pongono delle compresse invitando il padrone di casa a depositarvi la  banconote per 12 o 24 ore. Le compresse richiederebbero quel tempo per disinfettare i soldi.  Il trucco dei truffatori consiste quindi nel distrarre la vittima, magari facendole firmare dei fogli, mentre uno dei due estrae, dalla valigetta che teneva sotto il tavolo, una scatola uguale alla prima però contenente carta straccia. Con il velocissimo scambio delle due scatole, il gioco è fatto.  

  Il  corriere/1

Questa truffa consiste nella consegna (a pagamento) di un pacco che nessuno ha ordinato. La divisa della ditta di spedizioni – vera o imitata –  è necessaria, così come la bolla di accompagnamento (facilissima da imitare). Il furgone invece non è “obbligatorio” perché può essere stato benissimo parcheggiato dietro l’angolo. L’aria di solito è trafelata: “Devo consegnare il pacco ordinato  dal signor…”, familiare della vittima.  Quest’ultima di  solito è una persona anziana, più facile da cogliere alla sprovvista a da convincere ad accettare la merce pagando la cifra richiesta. In caso di dubbi da parte della vittima, che vorrebbe contattare il familiare per avere una conferma dell’ordine, il truffatore si inalbera e dice che non ha tempo da perdere, oppure semplicemente finge lui stesso di telefonare (volendo, può chiamare un complice che in caso di bisogno parlerà anche con il “genitore” confermandogli  brevemente  che va tutto bene e bisogna pagare). La truffa verrà scoperta solo  quando il presunto acquirente tornerà a casa e chiamerà inutilmente la ditta di spedizioni (quella vera) per denunciare un equivoco che invece non c’è. Oppure aprirà il pacco e scoprirà che questo contiene merce di nessun valore o carta da imballo.

 Il  corriere/2

Siccome la gente talvolta è diffidente, spesso il falso corriere usa un accorgimento ulteriore, specificando quale sia l’oggetto “richiesto” (ad esempio un iPad, o una macchina fotografica) e consegnando qualcosa che esternamente  gli assomiglia molto, nel caso che la vittima insista per  aprire il pacco prima di pagare.

 Il  corriere/3

L’evoluzione ulteriore del raggiro qui non è tecnologica ma concettuale. Il truffatore infatti, per trarre meglio in inganno la vittima, sostiene di dover effettuare  la consegna, ma stavolta a fronte del semplice pagamento del “saldo”, dicendo di aver già ricevuto un acconto.

In queste tre frodi, se la vittima dice di non avere i contanti richiesti, per metterle fretta il truffatore  spiega che purtroppo, in caso di mancata consegna, non potrà ripassare prima di una certa data, successiva a quella indicata come inderogabile dal familiare che aveva ordinato la merce.

 Il meccanico

Come per la truffa del falso corriere, qui è quasi d’obbligo l’abito giusto, in questo caso la tuta da officina possibilmente unta di benzina, grasso e olio. Il falso meccanico si presenta in casa dell’anziano (meglio ancora se una donna) con una chiave o un mazzo di chiavi di automobile, che vengono subito porte alla vittima. L’esca: “Ho riportato l’auto di suo figlio, l’ho parcheggiata dietro l’angolo”. In qualche caso, c’è anche un tocco di classe ulteriore, soprattutto se la persona da circuire è molto anziana:  “Se vuole, gliela faccio provare”. Normalmente la cifra che viene richiesta è esente da Iva perché- spiega il truffatore –  il lavoro è stato fatto al nero (su richiesta del committente) per risparmiare. Ma è pur  sempre qualche centinaio di euro.

 L’amico inviato dal figlio dopo l’incidente

Questo trucco funzionava di più quando non tutti avevano il telefonino, però a volte riesce ancora. Richiede molta prontezza a capacità di improvvisazione da parte del truffatore. Questo si presenta alla vittima, generalmente anziana – in genere a casa, ma può abbordarla anche per strada – e dice con toni concitati di essere stato inviato con urgenza dal figlio (di cui conosce il nome): fermato per un controllo stradale, si troverebbe nei guai perché è stato trovato con l’assicurazione o la revisione scaduta e gli porteranno via l’auto se non paga subito una grossa multa. L’anziano viene quindi convinto a recarsi subito in banca, se non ha sufficienti contanti, e di dare i soldi all’”amico” che provvederà a raggiungere il “multato” per consentirgli di pagare la sanzione.

 L’assicuratore

Questa truffa punta sull’imbarazzo di una persona  davanti alla presunta  difficoltà economica (o scarsa liquidità) di un congiunto. La vittima infatti è sempre l’anziano genitore di un giovane che in quel momento non è in casa: ovviamente c’è stato l’appostamento per non correre il rischio di imbattersi nel ”debitore”. Il truffatore  è infatti un falso creditore o, molto più spesso, un falso assicuratore che si presenta per “riscuotere la polizza” che il familiare della vittima ha colpevolmente lasciato scadere, con il rischio di multa e sequestro del mezzo in caso di controlli.

 Caratteristica abbastanza costante di  questa frode è la falsa telefonata per convincere la vittima riottosa: il truffatore fa finta di comporre il numero del cliente e di confermare  l’accordo per il pagamento.

 Il collaboratore dell’amministratore

Il  truffatore si  presenta come incaricato dell’amministratore del condominio, e cerca di riscuotere un acconto su lavori urgenti. Di norma è fornito di borsa, ricevutario e buona parlantina, oltre che della conoscenza tecnica necessaria ad inventare un intervento molto urgente e plausibile, ad esempio per riparare il tetto che perde o il cancello difettoso.

 Il gioielliere/1

Il truffatore, che deve essere una persona distinta e ben vestita, si presenta come amico di un congiunto  della vittima (una donna anziana nella maggior parte dei casi). La scusa è la consegna di un oggetto prezioso (in realtà bigiotteria) ordinato dal familiare, contenuto in un pacchetto di una gioielleria, possibilmente nota in città.  

Il falso gioielliere ovviamente si fa consegnare la cifra che dice di aver pattuito, dopo di che si dilegua. Qualora la vittima non abbia con sé la cifra richiesta, spesso il truffatore di accontenta di un “acconto”, benché di solito il malfattore agisca dopo aver seguito l’anziana dall’ufficio postale o dalla banca dove la stessa ha riscosso la pensione o effettuato un prelievo. Molti la chiamano “truffa di San Valentino” perché spesso viene messa in atto a ridosso del 14 febbraio, giorno non sospetto per i regali romantici.

 Il gioielliere/2

Qui il ladro, anzi  la ladra (quasi sempre è una donna) si presenta alla porta di un’anziana e si qualifica come venditrice: il suo prodotto è una scatola per la conservazione dei gioielli che li proteggerebbe dall’ossidazione. Mostra subito come questa funzioni, invitando la “cliente” a riporvi i preziosi, e poi si dilegua, con la scatola e il suo contenuto. La variante più comune è costituita dalla presunta dimostrazione di  prodotti per la pulizia dei gioielli: in ogni caso la truffatrice cerca di distrarre la vittima mentre scambia i gioielli veri con della paccottiglia.

 Il gioielliere/3

“Compro oro” a domicilio? Non fidatevi. In diverse città d’Italia alcuni malviventi usano il trucco di presentarsi in casa delle vittime spacciandosi per addetti di una nota  gioielleria o  “Compro oro” della zona, e convincerle ad affidare loro i preziosi per farli valutare, ai fini di un’eventuale vendita a prezzi vantaggiosi.    I truffatori quindi fissano un appuntamento a breve, per la formalizzazione del contratto e il pagamento,  presso il negozio, dove però ovviamente nessuno li ha mai visti.

 Il gioielliere/4

Questa versione della frode prevede la consegna di un falso regalo. Il truffatore suona alla porta per consegnare un dono: l’anello, braccialetto o collier ordinato (“e già pagato”) dal genero per la figlia della vittima, o da altro familiare: “Non deve pagare niente, è già tutto saldato”, spiega il delinquente, che in genere mostra di conoscere il familiare autore del regalo, magari millantando la propria presenza alle nozze. Nel pacchetto però c’è un oggetto di nessun valore. La truffa in realtà scatta adesso: la scusa è che il congiunto autore del regalo vorrebbe fare un dono anche alla signora, come la lucidatura dei suoi gioielli.  La percentuale di successo  è altissima, grazie al cavallo di Troia costituito dalla consegna gratuita del primo pacchetto: la vittima consegna gli ori e l’eventuale argenteria di pregio al malfattore, che promette di tornare di lì a uno-due giorni con i preziosi messi a nuovo, e invece non sarà rivisto mai più.

 I fiorai

Questa frode è simile alla truffa appena descritta, perché prevede anch’essa la consegna di un regalo come esca per entrare in casa della vittima. Per riuscire, richiede che gli imbroglioni conoscano qualche dato essenziale della persona da derubare, come le generalità e la data di nascita, che possono essersi procurati anche rufolando nella sua posta: basta una qualsiasi bolletta, dalla quale tramite il codice fiscale si risale all’anno, mese e giorno di nascita (sono le due cifre, la lettera e le altre sue cifre dalla settima all’undicesima posizione, appena dopo la sigla di cognome e nome). Quindi si presentano con un bel bouquet di fiori dicendo che si tratta di un regalo di compleanno, e una volta entrati in casa, uno distrae la vittima e l’altro va in giro a rubare.

 Il verificatore di banconote/1

Nello schema base, il truffatore si presenta a casa della vittima spacciandosi per  carabiniere, poliziotto, finanziere,  vigile. Può essere vestito in borghese, ma anche in divisa: ci vuole poco ad imitare un’uniforme, a volte anche un semplice giubbotto blu (magari con una striscia orizzontale rifrangente sul petto). L’abboccamento è semplice:  “Stiamo controllando una serie di banconote: ci è stato segnalato che nel suo palazzo/via/quartiere sono stati spacciati dei soldi falsi”.

Se il padrone di casa esita, o addirittura fa entrare l’interlocutore,  il più è fatto: “Mi fa vedere le banconote che ha in casa?”. A quel punto il malvivente può agevolmente impadronirsi del denaro mandando la vittima in un’altra stanza a prendere un documento, oppure può sostituire le banconote vere con altre false che si era portato dietro, o ancora gironzolare in casa e alleggerire i cassetti.

 Il verificatore di  banconote/2

Un’altra versione, ancora più subdola, è quella di fingersi impiegato delle Poste o della banca dove la vittima si era recata poco prima, e sostenere che è stato lo  stesso ufficio  a consegnare dei soldi contraffatti: “Nella pensione che ha appena ritirato forse c’è una banconota falsa. E’ colpa nostra, me le fa controllare così gliela cambio?”.  La differenza con il primo tipo di truffa è che qui il malvivente colpisce praticamente a bruciapelo.

 L’assistente sociale

Alcuni truffatori si guadagnano il pane quotidiano facendo credere alle vittime che le stanno proteggendo dai “cattivi”. Si presentano in casa degli anziani e dicono  loro: “Siamo dei servizi sociali, stiamo girando casa per casa perché in Comune ci è stata segnalata l’attività di truffatori. Lei è  stato  avvicinato di recente da sconosciuti? Ha ricevuto visite da falsi tecnici o altre persone sospette?”. Le risposte in genere vengono trascritte su un taccuino (a volte si tratta di un “vero” questionario), e spesso viene chiesto di controllare se in casa manca del denaro, o se il resto ricevuto in negozio (o la pensione), è “sicuro” oppure potrebbe contenere banconote false. Una volta in mano ai truffatori per un “controllo”, quel denaro prenderà il volo.

 Il giovane che si offre di fare la spesa

Un giovane (maschio o femmina) dall’aspetto rassicurante si presenta nelle case degli anziani spacciandosi per incaricato dei servizi sociali del Comune o della parrocchia: si offre di fare la spesa, pagare le bollette, passare in farmacia. Quando avrà carpito la fiducia delle vittime, o semplicemente scoperto dove vengono tenuti i contanti e i gioielli, sparirà elegantemente, improvvisamente e per sempre.

 Il religioso

 In questa elegante frode è l’abito a fare il monaco: il truffatore – talvolta con bimbo al seguito in veste di chierichetto – va a benedire le case con saio e crocefisso. Un tizio che fu  arrestato tempo fa era un vero professionista di questa truffa: carezze ai bambini, consigli ai genitori, una parola buona per tutti e l’esortazione al perdono. Solo che i soldi raccolti (alcuni sotto forma di offerte, altri semplicemente sgraffignati)  non finivano mai al convento cui diceva di appartenere o ai poveri, bensì direttamente a lui.

 Questa truffa ha anche una versione più articolata, visto che la gente comincia a diventare un po’ troppo diffidente riguardo alle visite a non annunciate. Il “passo in più” è costituito dalle due finte suore che agganciano donne anziane annunciando loro che il parroco deve benedire le case, e fissando un appuntamento successivo, al quale si presenteranno con il falso prete. Il gioco a quel punto sarà fatto, perché mentre due dei complici distrarranno la vittima, l’altro o l’altra andrà in giro per la casa rubando gioielli e soldi.

 Il piazzista/1

La finta vendita di elettrodomestici a prezzi quasi stracciati è la naturale evoluzione delle truffe più “rustiche” che hanno impazzato per decenni soprattutto nelle case più isolate. I truffatori qui si presentano con borsa in pelle (vera o finta), cataloghi e listino prezzi di elettrodomestici di marca: dai più grandi come lavastoviglie e grido ai più ordinari. La scusa è sempre una  promozione di avvio attività, con pagamenti rateali: la parlantina è necessaria, l’obiettivo è il pagamento della prima rata, il buono d’ordine non sarà mai evaso perché era rigorosamente falso. Ovviamente la squadra di volponi deve cambiare spesso zona.

 Il piazzista/2

In questa versione della truffa del piazzista, la vendita è reale: il venditore consegna davvero la merce – in genere articoli piuttosto costosi – e avvia la pratica di finanziamento per il pagamento a rate. Solo che ritocca a dismisura l’importo finale, dopo essersi fatto firmare la richiesta su un foglio bianco o ancora non del tutto compilato. Questa frode riesce abbastanza spesso, perché molte vittime non controllano con attenzione il numero delle rate e quando si accorgono che il finanziamento sta durando… da troppo tempo, il venditore è ormai uccel di bosco.

 La parente dimenticata/1

Le persone anziane sono spesso vittime anche di falsi parenti dotati di sufficiente faccia tosta, di solito donne (con un complice o senza). Suonano alla porta – sempre che non abbiano abbordato la vittima per strada accompagnandola poi a casa – e si presentano con entusiasmo come familiari di un suo parente non troppo vicino, o amico ex vicino di casa. Di solito la truffa non è improvvisata, ma segue una sorveglianza di qualche giorno in cui la truffatrice ha studiato abitudini e frequentazioni dell’anziano. La vittima viene quindi abbracciata, riempita di chiacchiere e indotta a rilassarsi. Quanto basta cioè per essere derubata dei beni contenuti nei cassetti o del portafogli contenuto nella giacca o nel cappotto, non appena  uno dei malviventi riesce a eludere la sorveglianza  chiedendo di andare in bagno.

 La parente dimenticata/2

Il mensile Focus riporta una variante della truffa della “nipote dimenticata”: qui i truffatori (che sono due) carpiscono la fiducia della vittima e poi la convincono a “custodire dei loro gioielli” (dato che avrebbero i muratori in casa) nella sua cassaforte. Lo scopo ovviamente è fargliela aprire per poi prelevarne il contenuto.

 Il curatore dell’eredità

Questa classicissima truffa di solito viene effettuata per strada (in qualche occasione anche per posta),  ma a volte qualcuno la tenta con successo anche a domicilio. Gli imbroglioni  convincono la vittima a recarsi con loro da un notaio per firmare l’accettazione di una ricca quota di eredità proveniente da un parente residente all’estero: ovviamente, deve prima fornire una somma che servirà come cauzione oppure per pagare le prime spese. La vittima viene convinta quindi a prendere tutti i soldi che ha in casa, ed eventualmente accompagnata in banca per un ulteriore prelievo. Poi, dopo aver pagato, viene mollata da qualche parte lungo il tragitto.

 La donna fatale

Peculiarità di questa truffa è il suo  apparente nonsenso, perché la donna che la esegue si presenta nella casa di un anziano (rigorosamente maschio) senza una scusa veramente plausibile: entra, chiacchiera, si lascia vagamente corteggiare. Poi chiede di andare in bagno, oppure trova il modo di far entrare di soppiatto il complice che si era lasciata dietro, e lei o lui alleggerisce  la  casa di denaro e gioielli di famiglia. Ovviamente la truffatrice deve possedere un notevole sangue freddo e capacità superiori di improvvisazione, oltre ad essere avvenente e vestita in modo sufficientemente provocante. 

 La donna malata

Se la vittima della truffa precedente è sempre un anziano maschio, che non ha ancora raggiunto la pace dei sensi, in questa frode l’esca viene lanciata verso è un’anziana, dato  che le donne sono tradizionalmente più sensibili. Una donna non giovanissima anni si finge malata di tumore, si fa dare un po’ di soldi impietosendo la vittima, ma di solito non punta agli spiccioli bensì ai gioielli e risparmi contenuti nei cassetti. Il vestito qui è abbastanza elegante ma mai troppo vistoso, la scusa per entrare in casa è la necessità di cure o di un’operazione all’estero, per la qual cosa la presunta malata si affida alla “generosità della brava gente”. Tra i “ferri del mestiere” c’è anche un piccolo mancamento con richiesta di bicchiere d’acqua, e un po’ di moine sotto forma di complimenti per come la padrona di casa tiene l’appartamento da saccheggiare.

 Il venditore di abbonamenti

Questa frode è molto più banale, ma anche molto più diffusa. Il truffatore si presenta con in mano una rivista dei Vigili del fuoco, o della Polizia o altre forze dell’ordine, e dichiara che sta raccogliendo gli abbonamenti per beneficenza. La prima copia di solito viene lasciata contestualmente alla sottoscrizione del (falso) abbonamento, le successive… non arriveranno mai. Il solo  giornale ufficiale della Polizia di Stato (“Polizia Moderna”)  non si avvale di nessun intermediario porta a porta per la sottoscrizione di abbonamenti. Lo ha spiegato la questura di Padova: numerosi cittadini segnalavano infatti di aver ricevuto visite o telefonate da sedicenti appartenenti alla Polizia di Stato, che li invitavano a sottoscrivere abbonamenti a riviste di polizia, a un costo che variava fra i 70 e 200 euro. Altri truffatori un po’ più bravi riescono addirittura a vendere abbonamenti a riviste che neanche esistono.

 La fattucchiera

A volte in casa degli anziani può presentarsi anche una “magara” o  fattucchiera che finge di essere capace di togliere il malocchio. Si presenta umilmente, può anche fingere di aver visto la vittima in chiesa o di avere delle conoscenze in comune. Convince la vittima  che una malattia di cui questa soffre (gli anziani difficilmente stanno benissimo di salute) deriva dal malocchio lanciatole addosso da una persona cattiva. E ovviamente si offre di guarirla. Di solito dice che preparerà un amuleto, con una foto, dei gioielli  o delle banconote da mettere in un fazzoletto: la malata, magari dicendo delle preghiere o buttando del sale fuori dalla porta, dovrà tenersi il fazzoletto accanto per tutta la notte e la mattina dopo questo si scioglierà, col malocchio ormai dissolto. Avete già capito che durante l’operazione di annodamento del fazzoletto, il denaro o i preziosi saranno stati sostituiti da carta straccia o bigiotteria di pari peso. 

 Il volontario/1

La richiesta ufficiale qui è quella di un piccolo obolo per i bambini malati, in genere collegato a qualche iniziativa a nome di ospedali pediatrici o cliniche oncologiche realmente esistenti (sono false solo le iniziative). In genere qui non abbiamo la razzia dei cassetti ma solo la volontà di racimolare qualche banconota: i truffatori cercano di setacciare tutto il palazzo in pochi minuti e portare via quello che possono.

 Il volontario/2

Un po’ più professionale  è la truffa dei falsi volontari della Misericordia, della Pubblica assistenza o simili che si presentano in casa degli anziani con una divisa abbastanza plausibile e un cartellino e raccolgono – a loro dire –  offerte per l’ente di volontariato. In alcuni casi, anche per iniziative tipo la classica gara ciclistica di beneficenza del quartiere o del paese (benché questo espediente sia usato molto più spesso come “ricerca sponsor” presso le attività commerciali). Anche qui il furto vero e proprio è molto raro: il truffatore conta sulla consegna spontanea dell’offerta da parte della vittima del raggiro.  Così come fanno i falsi pompieri e falsi vigili urbani in due altre truffe “certificate”. Va da sé che i vigili del fuoco e la polizia municipale non mandano nessuno a casa della gente a chiedere soldi per corsi di formazione o di aggiornamento.

 Il volontario/3

Esistono diversi enti e molte parrocchie che raccolgono casa per casa i vestiti usati da donare ai poveri. E’ in questo settore che operava, tempo fa, una banda (fu smascherata poi da “Striscia la Notizia”) specializzata nella fondazione di associazioni, con nomi di copertura, che distribuiva i sacchetti vuoti, li ritirava pieni e poi… ne metteva in commercio il contenuto intascandosi i soldi.

A livello più terra terra, questo tipo di truffa viene tuttora segnalato in posti sempre diversi.

 Il gentiluomo che ha ritrovato i documenti

Ci sono alcuni tipi di frode che consistono nell’attirare la vittima fuori di casa per poter rubare in tutta tranquillità. Due di questi sono descritti sul sito della Polizia e “sceneggiati” in altrettanti filmati su Striscia la Notizia. Il primo è banalissimo: un finto postino suona il citofono per fare uscire la vittima, e mentre questa apre il cancello un complice, travestito da fattorino, entra sperando che la vittima abbia lasciato socchiusa la porta di casa. Il secondo è più elaborato e richiede un “furto preventivo”. La banda si impossessa del borsellino o della borsa con i documenti della vittima e possibilmente le chiavi di casa, poi uno dei complici la contatta dicendo di averla ritrovata e fissando un appuntamento per restituirgliela (gratis) in un luogo non troppo vicino. In questo modo, la casa resterà incustodita per il tempo necessario ad entrare e “ripulirla” senza disturbo e senza rischio.

 L’infermiera

Questa truffa, descritta dalla Polizia sul suo sito e spiegata in un video da Striscia la Notizia, è particolarmente odiosa. Anzi, è la più odiosa di tutte quelle messe in atto nei confronti degli anziani. Individuata la vittima fra gli assistiti di un centro medico dove vengono prenotate visite e prestazioni mediche a domicilio, i delinquenti la chiamano al telefono spacciandosi per dipendenti dello stesso centro, e fingono che la persona che solitamente va al suo domicilio per l’iniezione o un altro tipo di cura sarà sostituita da un’altra infermiera e da un dottore. Si presentano quindi con la valigetta e l’attrezzatura medica e uno dei due imbroglioni ruba nelle stanze mentre l’altro distrae la persona anziana: nel migliore dei casi chiacchierando, nel peggiore iniettandole davvero qualcosa. Nel caso descritto da Striscia la Notizia, la vittima è stata addirittura narcotizzata, in modo che i ladri avessero tutto il tempo per rubare soldi e preziosi senza che la vittima potesse reagire.

COME DIFENDERSI

  •  Le  truffe porta a porta sono insidiose ma quasi sempre identificabili e neutralizzabili.  E’ banale e scontato il consiglio di non aprite la porta di casa a sconosciuti se siete soli e anziani, ma non potete vivere prigionieri della paura.
  •  Il principio basilare? E’ bene sospettare di persone sconosciute che entrano in casa con qualsiasi vestito e qualsiasi scusa, anche la più verosimile e credibile: l’abilità dei truffatori che agiscono nelle case delle vittime è proprio quella di spacciarsi per altri .
  •  Regola numero uno, la più importante di tutte: segnatevi su un foglio, che terrete sempre a portata di mano (l’ideale è attaccarlo dentro la porta di casa!) i numeri di carabinieri e polizia (112 e 113), dei vigili urbani e della Finanza, di tutti i vostri gestori di acqua, luce, gas e telefono. Se si presenta un addetto o funzionario di uno di questi o di altri enti, prima di farlo entrare telefonate di persona al numero che avete già e chiedete: “Sono il signor/la signora… Abito in via… al numero…: avete mandato voi un addetto a casa mia?”. La stessa cosa vale per chi si presenta dicendo di dover effettuare controlli tecnici o amministrativi o rimborsi, o per sostituire banconote irregolari che siano state date erroneamente agli utenti. Nessun ufficio o gestore di servizi – banche, Poste, Enel, Eni o altri – manda personale a casa vostra per il pagamento delle bollette. Non basta l’eventuale tesserino che vi mostrano: la contraffazione è semplicissima. E chiunque può stamparsi un catalogo o comprare un ricevutario con una spesa di pochi euro.
  •  Regola numero due: se questa persona o un presunto corriere o creditore, meccanico, assicuratore o altro, vuole dei soldi, telefonate al familiare che sarebbe debitore della somma o avrebbe ordinato il pacco o il servizio.   Gli esattori  delle assicurazioni non vanno nelle case per le polizze scadute (al massimo lo fanno per il pagamento normale, previo accordo contrattuale)  ma mandano casomai una lettera prima della scadenza. Non fidatevi mai della telefonata fatta davanti a voi da qualcuno che in realtà può benissimo chiamare un complice, oppure comporre il numero vero ma poi far cadere la linea e fingere che la telefonata continui. Se non trovate il familiare – presunto acquirente, dite al corriere  di ripassare oppure fatevi dare il recapito dove andare a ritirare il pacco. E non lasciate mai anticipi (né saldi) per acquisti di merce (ricevuta o meno) a persone sconosciute.
  •  Regola numero tre: in ogni caso,  non perdete mai di vista chiunque entri a casa vostra, soprattutto se non è solo. Se avete fatto entrare qualcuno in casa per controllare un contatore, tenetelo d’occhio e non  stipulate con lui alcun contratto, né tantomeno dategli del denaro. Non firmate mai un documento che non avete letto attentamente. E se una firma vi viene estorta in qualche modo, fate subito denuncia e avvisate un’associazione di consumatori che vi aiuterà comunque ad esercitare il diritto di recesso (ne parliamo più compiutamente nel capitolo dedicato ai contratti estorti o fasulli). Se vi viene proposto qualche acquisto o abbonamento a riviste da chi si spaccia per poliziotto o simili,   rifiutate garbatamente, e appena potete chiamate il 113 cercando di descrivere il falso venditore.
  •  Regola numero quattro: se avete qualsiasi dubbio, chiamate subito un vicino per farvi assistere.
  •  Inoltre, tenete sempre a mente quanto segue. Se una persona che non conoscete vuole abbracciarvi, spalancate gli occhi anziché le braccia. Mantenere le distanze (fisiche) è l’unico modo per non farsi borseggiare.
  •  Se “ospiti inattesi” dicono di essere amici di un vostro familiare, chiamatelo per conferma;  se li avete fatti entrare, non permettete loro di gironzolare in casa, e  non accettate per nessuna ragione di custodire loro oggetti di valore.  Se dopo avervi salutato così affettuosamente montano in macchina e vanno via, cercate di prendere il numero di targa.
  •  Se vi viene chiesta un’offerta per ospedali o simili, prima di farla informatevi direttamente presso gli enti ai quali essa dovrebbe andare.  Ricordate che le associazioni benefiche non fanno normalmente raccolta di soldi porta a porta.
  •  Le associazioni e le istituzioni “vere”, parrocchie comprese, avvisano sempre prima quando inviano qualcuno ad effettuare visite casa per casa. Se non eravate state avvertiti, non fateli entrare se non dopo aver controllato per telefono che la visita sia “genuina”.
  •  Diffidate di chi bussa alla vostra porta offrendovi guadagni facili o prospettandovi un’improvvisa eredità. Se per qualunque ragione vi si vuole portare da qualche parte per firmare un documento o prelevare soldi, fiutate sempre l’imbroglio: premunitevi almeno di farvi accompagnare da un familiare o un amico fidato.

Capitolo 5

 I raggiri ai danni dei negozianti

Nel primo capitolo le vittime dei truffatori erano privati cittadini, di solito anziani, raggirati con un agguato nella loro abitazione. In questo secondo capitolo parliamo invece delle truffe compiute nei confronti di cassieri e titolari di negozi, ristoranti e così via: la professionalità degli imbroglioni è più alta e l’organizzazione della frode è più accurata, per cui le insidie sono maggiori. Quasi sempre il punto debole cercato dall’imbroglione,  che agisce velocemente e senza esitazioni,  è la confusione del momento (cassa affollata, clienti da servire… ), che impedisce alla vittima di ragionare o quanto meno le fa abbassare momentaneamente la guardia.

 Il finto fornitore

Questa truffa  è un classico di tutti i tempi, ma funziona ancora con una frequenza di successo incredibile. La vittima è quasi sempre un commesso assunto da poco, e la frode viene eseguita quando il titolare esce per fare qualche commissione. Il bandito si  presenta come un fornitore abituale – ad esempio di caffè o bibite quando prende di mira i bar – e chiede di riscuotere la fattura che si è portato dietro, affermando di avere appena parlato con il titolare (del quale dovrà ovviamente conoscere il nome),  o comunque di essere d’accordo con lui. Firma la ricevuta, che ha già compilato, e se ne va. Sono richiesti modi sbrigativi,  sguardo sicuro,  voce ferma e gesti decisi. Se necessario, finge anche la telefonata in diretta con il titolare. Esemplare il racconto di una barista: “Mi ha invitata a telefonare al titolare. Dopo aver composto il numero è entrata gente e lui si è offerto di prendere il cellulare. Senza farsi vedere ha interrotto la comunicazione e ha continuato a parlare da solo fingendo di conversare per definire il saldo”. 

Ovviamente,  invece della fornitura di caffè la scusa può essere quella della consegna dei timbri o altro materiale. Dipende solo dal tipo di negozio preso di mira, o anche dell’estro del momento.

 Il corsaro della carta prepagata

Il falso cliente colpisce dal tabaccaio, chiedendo la ricarica telefonica o, molto più spesso, della sua carta di credito prepagata, Postepay, Paypal o altro, e fa finta, al momento di pagare, di non trovare più i soldi in tasca:   “Vado a prevelare al bancomat e torno”.

 Se il tabaccaio è sospettoso, l’imbroglione magari lascia anche gli estremi di un documento, oppure il suo telefonino, e poi si eclissa. Attenzione: può lasciare alla vittima anche la carta prepagata, tanto per usarla basta che si ricordi (o abbia annotato da qualche parte) il numero seriale, la scadenza e il pin.

 Una volta uscito dal negozio, l’imbroglione non fa altro che “risucchiare” i soldi dalla carta tramite Internet,  facendoli passare attraverso il sito di un casinò on-line (dove aveva già aperto un conto virtuale) e poi  dirottandoli verso un conto corrente. O più semplicemente passa all’incasso da un altro tabaccaio, dicendo a quest’ultimo che ha dimenticato la carta a casa ma fornendogli i dati necessari.

 Tenete conto del fatto che l’abbigliamento e il portamento del truffatore devono essere in linea con quello che vogliono rubare: per una ricarica da 500 euro bisogna essere vestiti davvero bene, altrimenti il tabaccaio si insospettisce più facilmente. Il documento di identità “lasciato in ostaggio” di solito è falso, qualche volta è vero ma questo avviene nei casi in cui il truffatore è uno ridotto molto male e ormai insolvente: froda più negozi possibile, poi si rassegna a subire qualche condanna che difficilmente sconterà. Un caso esemplare: il truffatore ha chiesto di poter effettuare una ricarica Postepay da 475 euro facendo il gesto di metter mano al portafogli. La titolare dell’esercizio ha fatto la ricarica, ma lui a quel punto ha tirato fuori 47 euro scusandosi di non aver altro contante e sostenendo che sarebbe uscito per effettuare un bancomat, lasciando all’esercente il suo cellulare.

 L’uomo degli assegni

Gli assegni scoperti o rubati esistono da sempre, ora però qualche professionista lavora semplicemente fotocopiandoli. La carta è molto facile da rintracciare, le stampanti dei computer e anche le fotocopiatrici a colori sono alla portata di tutti i professionisti. Il truffatore che spaccia un assegno contraffatto deve ovviamente essere dotato di freddezza e deve essere vestito bene, per non apparire come un poveraccio.  Il campo d’azione è vastissimo, dalla spesa corrente alle pizze con tanto di resto ricevuto (in denaro); in genere l’imbroglione agisce in un ambiente e in un momento  in cui c’è  tanto lavoro alla cassa e quindi chi lavora dietro il bancone non ha tempo per controllare con calma.

 Il falsario che prende anche il resto

Lo spacciatore di banconote false può essere un singolo, ma non necessariamente. Anzi lavora preferibilmente, in gruppo. Ad esempio la mattina del giorno di mercato, quando c’è più affollamento di clienti e meno tempo per i negozianti e i proprietari dei banchi per controllare, tutta la banda si presenta nello stesso momento o a distanza di pochi minuti, comprando piccoli oggetti e pagando poi con banconote false di grosso taglio, per incassare il resto. Spesso agiscono in gruppi di due o tre per ciascuna “vittima”: uno colpisce, gli altri sembrano lì per caso oppure in fila e sono pronti a coprirgli la fuga.

 Il prestigiatore dei  200 e dei 500 euro

La banconota di grosso taglio può essere anche genuina, ma in quel caso serve come specchietto per le allodole. La spesa fatta al supermercato (non è prudente agire in un negozio piccolo) ammonta a pochi euro, il truffatore però si presenta con un biglietto da 200 o da 500. Mentre il cassiere verifica che i soldi siano autentici, l’imbroglione inizia  a parlare a raffica, senza fermarsi un attimo, per mandarlo in tilt. Lo scopo è riprendersi la banconota dicendo di aver trovato improvvisamente gli spiccioli, in quel breve lasso di tempo in cui il cassiere gli ha appena dato l’ingente resto.

 Oltre ai supermercati, luogo di elezione per la truffa è l’edicola o il bar, in genere con una banconota più piccola (50 o 100 euro) e la stessa tecnica: il malvivente  compra il giornale, gesticola molto, chiacchiera, insomma, distrae il commerciante per  riprendersi i soldi  e il resto. Caso tipico: l’imbroglione compra qualcosa che costa 5 euro e ne consegna 50: una volta ottenuto il resto di 45 euro, offre un’altra banconota da 10 “per agevolare” la vittima e… si riprende  la banconota da 50  Per i pezzi fino a 100 euro, comunque, ormai le vittime potenziali sono tutti gli esercizi commerciali.

 La banconota mancante

Di solito qui l’imbroglione agisce insieme a un complice, che si trova lì vicino ma fa finta di non conoscere l’altro truffatore. Il finto cliente infatti paga con una grossa banconota – almeno 100 euro – e si fa dare il resto; il complice distrae il cassiere, mentre il primo uomo intanto fa sparire una delle banconote ricevute, per farsene ridare una in più. Il complice è pronto a dar manforte al suo collega in caso di contestazione. La truffa infatti si basa molto sulla possibilità che il cassiere si senta in imbarazzo perché, maneggiando per tutto il giorno molti soldi e ad un ritmo frenetico, potrebbe effettivamente aver commesso un errore.

 Il cliente dallo sguardo magnetico

L’ipnosi esiste e  funziona nella terapia medica e psicologica. Lo stesso concetto vale anche per gli spettacoli di magia. Ma nelle truffe? Forse sì, forse no.  Il truffatore-ipnotizzatore entra in negozio adocchiando il commesso o la commessa che sembra meno vigile. Chiede di vedere un po’ di oggetti e, a seconda della capacità di intontire la vittima, porta via con destrezza la merce ed eventualmente il contenuto della cassa.  La vittima, alla fine,  ricorda solo  un momentaneo stordimento dopo un gesto particolare o una frase del “cliente”.  Ma questa truffa non ha niente a che vedere con le  bevande drogate offerte in treno ai viaggiatori: qui è tutta tecnica e psicologia.  E, secondo alcuni, non c’è nessuna ipnosi ma solo una grossa capacità di rimbambire la vittima mettendola a disagio (quasi mandandola in tilt)  con le chiacchiere, lo sguardo e i gesti.

 L’alchimista che trasforma l’oro in latta/1

La vittima di questa truffa è il gioielliere o il “Compro oro”, il truffatore non è mai giovanissimo perché deve avere l’aria molto distinta oltre che elegante. Lo stratagemma oltretutto non è semplice e parte dalla proposta di  vendita di alcuni oggetti d’oro (veri).  Concluso l’accordo, il bandito propone un’ulteriore transazione, ad esempio la vendita di monete antiche che in quel momento  sono in possesso della moglie o di un’altra persona rimasta in auto. Una volta portate le monete sul bancone, il truffatore le lascia esaminare con calma: il momento della sostituzione con monete simili ma tarocche arriverà non appena la vittima si sposterà per andare a prendere i soldi in cassaforte, oppure il modulo del contratto da firmare. Bastano pochi secondi.

 L’alchimista che trasforma l’oro in latta/2

La vittima è lo stesso tipo di negozio, ma questa truffa è talmente banale che non meriterebbe nemmeno un accenno, se… non riuscisse così spesso a danno degli addetti meno esperti. Il malvivente infatti non fa altro che provare a vendere una collana o un braccialetto con la stampigliatura 750 (la sigla che contrassegna l’oro 18 carati), spacciando l’oggetto per oro puro quando invece è solo laminato in oro.

 Lo specialista delle  prenotazioni fasulle

Un  signore distinto prenota una cena costosa per diverse persone, dicendo di essere il titolare  di  una grossa azienda. Tratta soltanto con il proprietario, non con gli addetti. Concorda portate e prezzo, porge il proprio biglietto da visita (rigorosamente falso) e fa cadere il discorso su una elegante rivista di golf (o altro) di imminente uscita. L’obiettivo reale? Convincere il ristoratore a pagare cash per un po’ di pubblicità sulla rivista, dedicata a persone abbienti della città, ovvero potenziali e buoni clienti per l’esercizio commerciale.  E’ ovvio che la sera concordata per la cena nessuno si presenterà.

In un’occasione, il truffatore si è presentato al ristorante portando con sé una serie di vassoi d’argento per il fantomatico trofeo da golf sponsorizzato dalla “rivista”: li aveva acquistati – ma non ancora, né mai pagati –  da un gioielliere accanto al ristorante, appena prima di entrare per prenotare la cena. Un vero artista.

 Lo specialista dell’ordina e fuggi

E’ normale vendere merce con pagamento a 30, 60 o 90 giorni. Il problema sorge quando alla scadenza il compratore – spesso è il presunto rappresentante di un’altra attività commerciale – non esiste più. La casistica in materia è vasta. Un caso esemplare è il tizio che ordina una serie di cesti natalizi per i clienti più importanti, ma  dopo aver ricevuto la merce non paga e alla fine risulta aver chiuso l’azienda. A volte non è ancora fisicamente sparito, e chiede una dilazione promettente a breve bonifici bancari: l’unico scopo è prendere tempo, più tempo possibile prima di diventare uccel di bosco.

 Il venditore di merce inesistente

E’ l’altra faccia della medaglia rispetto al raggiro  dell’”ordina e fuggi”: stavolta il truffatore non chiede merce che poi non pagherà, ma si presenta come venditore di uno stock di beni – a volte di alcolici e bibite, altre volte di vestiti – proveniente da una liquidazione o da un fallimento (suo o di altri) e depositati in un capannone. Se il pagamento (magari di un anticipo) avviene sulla fiducia, la merce non arriverà mai. Se l’acquirente invece vuole vedere per forza la merce, può essere anche accompagnato in un capannone vero: in quel caso, arrivati sul posto, il “venditore” cerca di riscuotere i contanti e poi di allontanarsi prima che la vittima capisca che i reali proprietari del capannone e dei beni  non c’entrano assolutamente niente.

Il caso più eclatante è quello delle auto di lusso, di cui ci occupiamo nel capitolo sui contratti fasulli.

 Il contraffattore di buste paga per gli acquisti a rate

Ogni centro commerciale o grosso negozio di tv e computer ha ormai il suo banco per le richieste di finanziamento, così come le concessionarie di auto: i grossi acquisti passano quasi tutti di lì, con l’acquisto a rate. Il truffatore mira sempre al bersaglio grosso, con acquisti da molte centinaia o anche migliaia di euro. Guarda, sceglie, ordina e porta via, usando documenti falsi per accedere al finanziamento.  Falsa – generalmente ma non sempre – la carta di identità, false le buste paga a supporto della domanda. Che possono essere costruite da zero inventandosi nomi e ditte, oppure semplicemente “prese in prestito” da altri soggetti non sempre consapevoli del trucco. A quel punto, se la merce viene ritirata subito il gioco è fatto; se invece deve essere consegnata dal corriere, al truffatore basterà farsi trovare all’indirizzo specificato in occasione della consegna, per poi sparire. La frode più famosa portata a segno con questo metodo ha riguardato l’acquisto di ben 4 Ferrari, per le quali è stata regolarmente pagata la prima rata ma non quelle successive:  nel frattempo le vetture erano state rivendute in diverse regioni d’Italia.

 La coppia che ha truffato anche il morto

In un caso di sostituzione di persona i documenti usati sono stati quelli di un morto: la vedova aveva incollato la foto del nuovo compagno sulla vecchia carta di identità dello sfortunato marito, a beneficio (si fa per dire) di tre banche. Presso queste banche, i due complici avevano aperto dei conti correnti intestandoli al defunto, per farsi dare i carnet di assegni poi usati, per breve tempo, per acquisti piuttosto consistenti,  fin quando il direttore di una banca, insospettito per i protesti che iniziavano ad arrivare, ha avvisato gli  investigatori.

 L’agente pubblicitario/1

Il truffatore si presenta in negozio, direttamente o dopo aver fissato un appuntamento telefonico, e offre un annuncio pubblicitario sul giornale locale o su una guida turistica vera oppure inventata (ma plausibile) che sarà distribuita in zona di lì a poco. A eventuale richiesta dell’esercente, mostra i documenti che comproverebbero il patrocinio già ottenuto dal Comune e la copia di altri contratti già firmati da aziende concorrenti. Poi si fa pagare un anticipo, ma  la pubblicità non arriverà mai.

 L’agente pubblicitario/2

Questo raggiro è lievemente più elaborato e infido: il truffatore infatti controlla che quell’esercizio commerciale abbia già fatto pubblicità su giornali, riviste o guide, e in taluni casi non va a chiedere soldi ma solo l’”aggiornamento dei dati”, con le firme del negoziante e magari promettendo un premio fedeltà senza costi aggiuntivi. Queste firme serviranno in realtà per prelevare soldi dal  conto corrente della vittima, a favore di società di comodo,  simulando la stipula di un regolare contratto. Il gioco non può durare a lungo, ma la truffa viene fatta battendo a tappeto gli esercizi commerciali di un quartiere o una cittadina, e nei primi mesi può permettere di intascare un bel po’ di soldi.

 Il volontario della lotteria per la scuola o la squadra

La dinamica non è molto diversa da quella del falso agente pubblicitario. Il truffatore deve essere svelto, per beccare più vittime possibile in poco tempo e poi squagliarsela. L’esca è una lotteria, una cena benefica o una sponsorizzazione, il presunto beneficiario è  l’asilo nido locale o magari la società giovanile di calcio del quartiere, o ancora la scusa è quella di una corsa ciclistica organizzata da un’associazione di volontariato. I  truffatori si presentano spesso con un ricevutario “intestato” ma contraffatto. 

 Il finto corriere

Il professionista della truffa tiene d’occhio la consegna di pacchi (quella “genuina” ovviamente) in un negozio, appostandosi nei paraggi col suo furgone. Attende che il corriere “vero” se ne sia andato e dopo qualche minuto si presenta, possibilmente con una divisa simile: “Mi dispiace, abbiamo scaricato i colli sbagliati”, afferma. La tempistica è importante, per ottimizzare gli effetti del colpo: nei limiti del possibile, il malvivente cerca di agire prima che i colli siano stati aperti e il contenuto piazzato negli scaffali. Se li fa riconsegnare – o meglio consegnare – e poi li venderà a un ricettatore.

 L’asfaltatore clandestino

La vittima qui non è un esercente ma l’amministratore di condominio (o meglio, i condomini): un gruppo di operai si presenta dicendo che hanno appena concluso nella stessa zona dei lavori di asfaltatura di strade e che  è avanzato loro del materiale. Propongono quindi un lavoretto privato “low cost” utilizzando quel  camion. Il lavoro – va detto – lo fanno davvero, anche se molto male. Alla fine arriveranno le fatture, emesse da una società che non esiste, e saldate in contanti o con assegni dagli ignari truffati.

 L’inviato religioso

Il teatro delle operazioni è sempre un piccolo centro, la copertura è quella del  giornalista (con tesserino verde da pubblicista o marrone da professionista,  in ogni caso falso) di una rivista religiosa, magari munito di autorizzazioni firmate dalla curia vescovile per scattare foto nella chiesa locale. L’obiettivo in genere non è un bottino ingente: un paio di notti a sbafo in albergo e qualche prestito raggranellato qua e là da commercianti e parroci. Il presunto incarico ricevuto dalla rivista è la raccolta di  materiale per realizzare un servizio sulla storia dell’antica diocesi. Il giro in città può avvenire anche col parroco sottobraccio, la richiesta di soldi – a lui e ai negozianti – arriva quando la banca è chiusa dicendo che gli ha appena mangiato il bancomat: la (finta) tessera di giornalista e la (fintissima) carta della Curia sono a  disposizione come garanzia della persona.

 Il riciclatore di biglietti

La vittima di questa truffetta è l’impiegato alla biglietteria della stazione ferroviaria, sempre o quasi nell’ora di punta: per quanto non sia semplicissimo, è possibile   contraffare e alterare i biglietti del treno usati e raccolti nei cestini o per terra, per farli sembrare non vidimati e chiederne il rimborso. Non è una frode molto diffusa perché rende proporzionalmente poco ed è rischiosa sul piano penale, ma esiste.

COME DIFENDERSI

  • Cassieri e commessi sono fra le vittime preferite dei truffatori: fate sempre la massima attenzione se lavorate allo sportello.   Se ricaricate o vendete schede telefoniche o carte di credito prepagate, non  completate l’operazione di ricarica e non consegnatele, se il cliente non paga in contanti oppure (pagando col Pos) il suo bancomat “stranamente” non funziona.
  • Considerate l’idea di un piccolo investimento (poche decine di euro) per una telecamera di sorveglianza puntata esattamente sul bancone: potrebbe servirvi se un “cliente” fa un trucco  con le banconote o asserisce di avervi pagato una ricarica e invece non lo ha fatto.
  • Se accettate di essere pagati  con un assegno  – scelta che non suggeriamo se non è proprio necessaria, – guardatelo con attenzione anche sul retro e passatevelo fra le dita per valutare la consistenza e lo spessore della carta: creare un assegno contraffatto è ormai facile. 
  • A maggior ragione non fidatevi se l’assegno non viene compilato direttamente davanti a voi staccandolo dalla matrice (più difficile da contraffare rispetto al singolo foglietto). Ovviamente chiedete un documento d’identità. Usate la massima cautela nell’accettare gli assegni da sconosciuti. Va da sé che un assegno può essere sì vero, cioè non contraffatto, però al contempo essere scoperto o rubato. E non date mai il resto in denaro se venite pagati con un assegno.
  • Se un cliente vuole pagare il conto con banconote di grosso taglio, non fatevi  mai distrarre dalle sue chiacchiere e non dategli mai il resto prima di aver verificato (e soprattutto depositato in cassa) la banconota. Se quello gesticola e si mette a chiacchierare, guardategli le mani, non gli occhi.
  •  Se deve consegnarvi della merce, non perdetela mai di vista: se il cliente la riprende in mano oppure gli cade, poi ricontrollatela daccapo. 
  • Gli affari che vi vengono proposti da venditori sconosciuti, soprattutto se molto invitanti, devono sempre insospettirvi un po’: prima di pagare un anticipo della merce o addirittura il saldo, accertatevi di persona che questa esista e sia davvero nella disponibilità del fornitore.
  • Un agente pubblicitario mai visto prima vuole farvi firmare un contratto? Non dategli anticipi anche se è ben vestito e simpatico: fatevi dare l’indirizzo della rivista, giornale, radio, tv, sito o quel che è e richiamate voi, controllando tutto, prima di pagare.
  • Se un  fornitore  sconosciuto vi chiede dei soldi, anche se si presenta come amico del titolare ed ha fretta, verificate con quest’ultimo l’esistenza del debito e dell’ordine; se non c’è, telefonategli di persona (non permettete che lo faccia il fornitore), non importa quanto l’interlocutore sia distinto e convincente.
  • Se fate voi il numero e poi passate il telefono al “fornitore”, state attenti perché potrebbe benissimo far finta di continuare a parlare col titolare mentre invece ha staccato la linea e sta inscenando un dialogo inesistente. Quindi pretendete di concludere voi stessi la telefonata facendovi ripassare il titolare.

Capitolo 6

 Le strade sono piene di briganti

Se nella propria abitazione o nel proprio negozio la possibile vittima di una frode ha il vantaggio di trovarsi su un terreno amico, le truffe eseguite per strada vedono invece gli imbroglioni giocare “in casa”, perché conoscono bene il luogo dove operare, mentre la persona da truffare si trova in difficoltà, sia perché è sola, sia perché sulla strada – e soprattutto in mezzo al traffico – tutti noi tendiamo a “vedere” più nemici che persone alle quali possiamo chiedere aiuto. E’ una falsa impressione, però ben nota al predatore che cerca di ottimizzare questo vantaggio ambientale. Vittime di queste truffe sono sia gli automobilisti che i passanti, oltre ai clienti che si trovano nei pressi di negozi, uffici e centri commerciali.

 La banda del falso incidente/1: il trucco dello specchietto

Il falso incidente con lo specchietto è il raggiro più frequente sulla strada, tanto da far sembrare incredibile che qualcuno ancora ci caschi. I truffatori – in genere sono almeno due, anche se i più abili agiscono anche da soli – lanciano una moneta o un sasso contro l’autovettura che li sta sorpassando nel traffico, e subito dopo la inseguono e iniziano a suonare il clacson, per richiamare l’attenzione della vittima. In genere questa, intimorita, accosta appena possibile e viene abbordata da uno dei due, mentre l’altro scende dalla propria vettura e, con un pastello o un gesso, procura una strisciata sulla fiancata dell’altra auto. Il primo dei complici intanto comincia a sbraitare accusando l’innocente automobilista di avergli rotto lo specchietto (che in effetti è frantumato: ovviamente lo era già da prima). Una leggera variante è quella dell’incidente con danni alla fiancata anziché allo specchietto; per essere più convincenti, a volte, gli imbroglioni fanno prima scoppiare un petardo per strada, proprio mentre la vittima transita davanti a loro.  Per “risolvere la questione senza scomodare l’assicurazione” propongono quindi alla vittima il pagamento in contanti di una cifra inferiore al costo della riparazione. Ecco il kit trovato dai poliziotti nell’auto di uno di questi truffatori:  carta vetrata e matite di cera con le quali simulava i graffi alla carrozzeria, che sul momento sembravano danni veri.

La banda del falso incidente/2: l’automobilista abbordato al parcheggio

Rispetto al precedente, questo raggiro è più elaborato e più preoccupante per la vittima, che viene bloccata di solito mentre sta per uscite da un parcheggio. Il truffatore la accusa di avergli tagliato la strada qualche minuto prima a un incrocio, e mostra un paraurti ammaccato; a volte si porta dietro anche un bimbo o una donna che piange in auto fingendo stress e ansia per l’incidente in realtà mai avvenuto. L’ovvia contestazione dell’automobilista, che non aveva causato nessun sinistro, viene frustrata da una rigatura di vernice preventivamente eseguita dal truffatore sulla portiera, all’altezza – e dello stesso colore –  del paraurti  ammaccato. La vittima spesso si offre di stilare la constatazione amichevole di incidente, preoccupata di eventuali aggressioni, e il truffatore propone di aggiustare la cosa con un po’ di contante, per  evitare ulteriori fastidi. 

 La banda del falso incidente/3: il pedone investito

Un altro tipo di incidente “tarocco” è quello messo in atto da un pedone, di solito accompagnato da un complice pronto a improvvisarsi testimone. L’agguato viene teso normalmente nel  parcheggio di un supermarket: il truffatore si lancia addosso a un’auto che stava facendo manovra e si butta per terra, per poi accusare l’automobilista di averlo investito per imperizia o negligenza. Il complice si finge pronto ad accompagnarlo al pronto soccorso o a chiamare  i vigili o la polizia, poi il falso investito propone un risarcimento immediato senza scomodare le forze dell’ordine.

 La banda del falso incidente/4: l’orologio scassato

In una versione più leggera, il “falso investito” lamenta solo la rottura di un orologio da polso “urtato” dall’automobilista o “agganciato” dallo specchietto della vettura mentre effettuava l’operazione di entrata o di uscita dal parcheggio. Questa frode per fortuna ha perso molto del suo smalto dopo essere stata scoperta da Striscia la Notizia. In alcuni casi, il presunto danneggiato chiede una somma di denaro, anche ingente, per la riparazione del Rolex o simile gioiello da polso; in altri, con ancora maggiore furbizia, “impone” alla vittima di fornirle i suoi dati assicurativi, tirando fuori il cellulare e fingendo di parlare con il proprio assicuratore  (in realtà un complice) che si incaricherà di convincere la vittima a scucire qualcosa in contanti per non dover pagare di più in termini di premio assicurativo.

 Il falso agente dell’autovelox 

Questa truffa presuppone una vera organizzazione, e non l’improvvisazione. In passato è stata eseguita da una banda di quattro persone che  ha fregato centinaia di automobilisti. Il trucco è  l’invio di falsi verbali e bollettini contraffatti, per violazioni al codice della strada spesso mai avvenute, dopo aver fotografato la vettura con un dispositivo simile all’autovelox. Il bollettino postale prestampato ovviamente contiene i dati di un conto di proprietà dei truffatori, con un’intestazione che può sembrare quella di un ufficio della Stradale o di una società di riscossioni.

 I benefattori di se stessi

Per strada ci sono tanti volontari che regalano il loro tempo ad associazioni benefiche, raccogliendo soldi nelle strade e nelle piazze, ma anche molti truffatori che li imitano abilmente i volontari. Fra gli esempi denunciati in pochi mesi: un signore che raccoglieva le offerte e rilasciava “regolare” ricevuta per un’associazione di assistenza agli invalidi dalla quale era stato espulso anni prima; i falsi clown  che usurpavano il nome e soprattutto i soldi di un’associazione benefica che aiuta  i bimbi di un reparto di Oncoematologia di un ospedale;  i falsi inviati di una fondazione, che in pieno centro fermavano i passanti chiedendo  vecchi vestiti, che ovviamente nessuno poteva dar loro mentre passeggiava in centro, e quindi… ripiegavano su un’offerta in denaro; i finti genitori che chiedevano l’elemosina davanti agli ospedali o alle chiese,  provvisti di un tesserino giallo, distribuendo la foto di un bambino malato di leucemia; il venditore di primule “a favore di una Onlus che aiuta gli alluvionati”.

 Il sordomuto che parla al cellulare

Non tutti i truffatori sono dei veri professionisti. Fra coloro che chiedono la carità, alcuni esagerano le invalidità “spendibili”. Qualcuno lo fa con più maestria, qualcun altro in modo più impacciato, come un giovane che, appena dopo essere riuscito a farsi consegnare dei soldi qualificandosi come sordomuto, ha risposto tranquillamente a una chiamata al telefonino. La sua tecnica di lavoro? Zoppicava  e allo stesso tempo faceva capire a gesti di essere sordomuto. Sul petto portava un cartello con la scritta “Sfortunato”. 

 L’amico dimenticato e  il  regalo prezioso

La potenziale vittima (rigorosamente un anziano), mentre cammina o si trova nel traffico in auto, viene affiancata da una vettura il cui guidatore la saluta con entusiasmo. Appena si ferma, viene fatta oggetto di feste e affettuosità: il truffatore si spaccia per amico di un familiare o figlio di un vecchio collega, facendola parlare proprio per ricostruire, in realtà, la vita lavorativa della persona da raggirare. Invita l’anziano al bar, gli offre qualcosa, chiacchiera un po’, poi  insiste per regalargli una macchina fotografica, o un computer, o un giaccone di pelle, che ha in macchina. Poi si fruga nel portafogli per dargli il biglietto da visita, ma “si accorge” di essere  rimasto  senza contanti e col bancomat che non va. La trappola è “morale”: come si fa a negare un prestito di 100-200 euro (“Domani stesso te li riporto”) a uno che ci ha appena fatto un regalo molto più costoso? Ovviamente il “regalo”, una volta aperto e controllato con calma. si rivela una fregatura o un falso di nessun valore.

  Una variante di questa frode è quella che richiede, anziché un prestito veloce, un piccolo “rimborso spese” per  il “regalo”, ma la sostanza non cambia.

 I truffatori della falsa eredità

Sono passati diversi decenni dalla sua invenzione, tuttavia questa frode continua a fare le sue vittime. I protagonisti sono sempre ben vestiti e dall’aspetto distinto, agiscono in squadra e  avvicinano soprattutto  persone di mezza età dato che quelle anziane sono meno soggette a farsi fregare per troppa avidità.

La persona da derubare viene abbordata dal primo bandito,  che chiede lumi su un indirizzo e spiega che si trova in città per formalizzare la consegna di un’eredità. Poi si avvicina un complice che dice di sapere dove si trova quella strada, intanto squilla  il cellulare del primo truffatore: il beneficiario dell’eredità è morto e lui deve ripartire immediatamente, ma non può trattenere i soldi che devono essere dati in beneficenza. Bisogna quindi fare un atto urgente da un notaio, ma l’”esecutore testamentario” è a corto di contante. Il complice si offre di contribuire e mette a disposizione i soldi che ha nel portafogli; però non  bastano.

Il primo truffatore chiede quindi alla vittima un prestito immediato, che verrà ampiamente ricompensato con una quota dell’eredità, e la convince a recarsi in banca a prelevare i soldi necessari offrendogli un passaggio.

Una volta effettuato il prelievo, mentre sono diretti dal fantomatico notaio, arriva l’ultima fase della truffa, ovvero lo sganciamento: i due compari mandano il malcapitato a comprare le marche da bollo, lasciando naturalmente il denaro nell’auto, e scappano.

A volte, invece di un’eredità, c’è in ballo la consegna di una grossa somma per beneficenza, presso un istituto di cui ovviamente il truffatore “non trova l’indirizzo” anche perché in realtà non esiste. Il resto è uguale: la vittima viene convinta ad aiutarlo a sbrigare la pratica del deposito presso il notaio e i suoi soldi spariscono.

 Il venditore di Rolex o gioielli a prezzi stracciati/1

Le bande specializzate nella “falsa eredità” hanno in genere, nel loro armamentario, anche la truffa del falso Rolex o dei falsi gioielli, molto più semplice della prima.  Il primo truffatore aggancia la vittima dicendo di essere un forestiero oppure uno straniero, che  per un’urgenza deve raggiungere la città  o il Paese d’origine ma non ha disponibilità immediata di soldi per il viaggio. Le propone quindi la cessione sottocosto di un gioiello del valore di diverse migliaia di euro (spesso l’oggetto diventa un Rolex, se  la vittima è un uomo). Prima che l’interlocutore possa rispondere, passa il complice che si spaccia per gioielliere o comunque intenditore  e  si propone a sua volta come acquirente, offrendo una cifra maggiore di quella chiesta al passante. Ma il “forestiero” non lo considera e insiste per venderlo solo… alla vittima, con la quale si sentiva ormai obbligato a concludere l’affare:  “Non è una speculazione, a me bastano i soldi per tornare a casa”.

 Il venditore di Rolex o gioielli a prezzi stracciati/2

Una variante molto intelligente della frode appena descritta è quella che sfrutta la “rendita di posizione” del luogo dove viene eseguita, cioè davanti a una gioielleria chiusa. Proprio davanti ad essa si piazza una finta hostess, che da sola o insieme a  un complice chiede a un passante (la vittima designata) se sa quando riaprirà il negozio. La donna si finge preoccupata perché deve partire subito: quella gioielleria le aveva valutato un anello o un collier una grossa cifra e si erano messi d’accordo per la vendita, ma lei evidentemente si era sbagliata sugli orari di apertura. A quel punto, avendo necessità immediata di soldi, è disposta anche a svendere l’oggetto al fortunato passante. A volte, il raggiro viene impreziosito come nel caso del “venditore di Rolex” dall’arrivo di un complice che si offre di compare lui l’anello o collier, offrendo di più della cifra che la “hostess” aveva chiesto al passante. Ma lei sarà irremovibile: ormai aveva promesso al primo uomo l’acquisto e non vuole deluderlo. Va da sé che l’oggetto non vale niente. È falso come i soldi del Monopoli.

 La donna che sussurrava agli anelli/1

Una giovane donna cammina giusto qualche passo davanti alla potenziale vittima, all’improvviso si china per terra e raccoglie un anello d’oro. Ma invece di tenerselo, lo offre al passante in cambio di un’offerta, dicendo che non è della sua misura. Le vittime di questo raggiro  sono  soprattutto anziani, al mercato oppure nei pressi di negozi o uffici postali dai quali sono appena usciti. Qualcuno abbocca sempre. Se gli va bene ci rimette qualche decina di euro “volontariamente” (l’anello ovviamente è una patacca), se gli va male   perde tutto quello che aveva nel portafogli, perché la ritrovatrice di anelli, da sola o in compagnia di un complice che sbuca all’improvviso, è di mano lesta.

 La donna che sussurrava agli anelli/2

Non sempre l’anello proposto alla vittima è stato appena “trovato” per terra: in un’altra versione  della stessa truffa, l’offerta  – di uno o più gioielli – viene accompagnata da un ammiccamento che fa capire la probabile origine poco trasparente della merce, oppure la truffatrice (o in questo caso più facilmente il truffatore) dice tutto imbarazzato al possibile acquirente che può vendergli la merce  a bassissimo prezzo perché ha bisogno urgente di contante.

Sulla parte interna degli anelli proposti da queste persone sono sempre  presenti i  marchi  con la scritta 18K o simile punzonata, obbligatori su tutti i gioielli in oro. Ma sono punzonature fasulle. Se l’incauto cliente ci casca, convinto dai marchi, ne segue una trattativa che andrà sempre “a buon fine”. Va da sé che alcune volte questi gioielli sono veri, ma in questo caso la situazione per l’acquirente si complica perché accettando la transazione si rende colpevole del reato di incauto acquisto (articolo 712 del Codice penale) o addirittura di ricettazione (articolo 648 dello stesso Codice).

 La donna che sussurrava agli anelli/3

La truffa – più propriamente, il furto – con il trucco dei gioielli avviene non grazie a una vendita ma addirittura con un regalo. Le autrici di questa impresa hanno la mano lestissima: chiedono un’indicazione a un’anziana donna, in genere dentro o appena fuori da un cimitero, e poi si mostrano talmente grate ed entusiaste per la sua gentilezza da volerle regalare una collana. Se la vittima non capisce subito che è una trappola, gliela mettono subito al collo. Solo che quella collana è pura paccottiglia, diversamente da quella che le stanno sfilando con destrezza prima di allontanarsi.

 I volponi  fuori dal centro commerciale/1

L’agguato viene teso nel parcheggio dei centri commerciali: i truffatori  avvicinano la possibile vittima e le mostrano dei volantini o finti depliant,  indicando televisori, videocamere,  computer o smartphone che si possono comprare a prezzi molto vantaggiosi perché “non inventariati”. La merce, solitamente, è nel cofano della loro auto: se il cliente ci casca, pensando di fare un buon affare perché quella roba secondo lui è stata chiaramente scaricata in modo abusivo da un container,  paga e qualche volta  lascia anche  un anticipo anche su altri acquisti dello stesso genere. Ovviamente  l’articolo che si porterà via non è esattamente quello che aveva visto ma un altro, dell’originale troverà solo… l’involucro.  Va molto di moda, per questa frode, il tablet o lo smartphone di ultima generazione, che il “venditore”  fa provare volentieri al “cliente” . Solitamente, è quando questo apre il portafogli e si distrae per 2-3 secondi che il truffatore  prende un’altra custodia (uguale) e ci mette un altro articolo (falso) che aveva in tasca. In una circostanza, un truffatore si è spacciato per direttore di un grosso negozio di elettrodomestici, che “rivendeva” a bordo della sua auto di lusso. In un’altra, il “professionista” di turno millantava la possibilità di avere accesso a un magazzino dove era stoccata la merce, proposta ovviamente a prezzo di realizzo. 

In pratica questa è una naturale evoluzione del vecchio mattone ai caselli autostradali o fuori dagli autogrill, che la vittima si ritrovava nella scatola dove pensava fosse contenuta l’autoradio appena comprata.

 I volponi  fuori dal centro commerciale/2

La stessa truffa può avere una dinamica diversa. Qui l’articolo a prezzo scontatissimo, che l’incauto acquirente po’ comprare solo decidendosi subito e in cambio di contanti, non è nella disponibilità immediata del venditore: questo millanta semplicemente la possibilità di ritirare la merce presso un deposito vicino. Il “magazziniere” attira così la vittima vicino al luogo dove si troverebbe il bene, si fa dare i soldi perché ovviamente questo tipo di transazioni va saldato cash, entra quindi dal retro dicendole di aspettarla fuori e… non riappare più. Perché mica lavorava lì. Era, appunto, un truffatore.  

 Il venditore di griffe davanti alla discoteca

Davanti ad alcune discoteche ci sono i pusher che vendono le pasticche di ecstasy per rendere qualcuno “socievole  e disinibito”, e da un po’ di tempo anche quelli che espongono scarpe e borse di lusso per rendere le stesse persone più eleganti e attraenti. Solo che non sempre sono venditori “genuini”. I loro articoli? A volte sono patacche, altre volte invece è merce vera, proposta, con tanto di catalogo, a prezzi vantaggiosi. In quest’ultimo caso il truffatore non consegna subito la merce, ma prende le ordinazioni e gli anticipi (“Il saldo lo paghi alla consegna tramite corriere”), poi ovviamente cambia locale e, dopo un po’ di tempo, città.

 Il prestigiatore del gioco delle tre carte

Siamo convinti che molti lo facciano onestamente, come gioco di prestigio, anche nelle strade o nelle stazioni. Nelle svariate occasioni in cui invece i “prestigiatori” sono stati fermati, processati e condannati,  il cliché si è rivelato sempre lo stesso.  Uno fa il cartaio: due carte sono perdenti e una vincente, i giocatori vincono se indovinano dov’è quest’ultima. Altri due o tre complici fanno capannello, e almeno uno fa il finto giocatore che vince sempre: punta 20, 50 o 100 euro e indovina tutte le volte! Ogni tanto qualche passante si ferma e si fa prendere dalla voglia di giocare, facendo la stessa scelta del “vincitore”. Anziché le tre carte, possono esserci tre campanelle sotto una delle quali viene piazzata una pallina, ma il succo non cambia: il banco non perde mai, perché la carta, o la pallina, vincente, viene fatta scivolare nella manica o in una tasca dal velocissimo  “croupier”.

 Il comitato di accoglienza in metrò

Chi sostiene che le macchinette automatiche per comprare i biglietti della metrò sono facili da usare anche per i viaggiatori avventizi è un barabba. Sono trappole infernali, anche perché gli autoctoni in fila sbuffano dietro l’imbranato di paese. Tanto che in alcune circostanze la direzione impiega degli incaricati per aiutare i clienti. Ma questi incaricati possono essere anche facilmente imitati. Lo sanno bene quelle bande di giovani che, appena vedono uno con l’aria poco sveglia, con la banconota in mano e incantato davanti a questi distributori, lo imbottiscono di chiacchiere facendo finta di essere lì per aiutarlo. Con chi vi scrive, chissà perché, lo fanno sempre. Parlano molto velocemente e spiegano alla vittima come funziona (ma capiscono solo loro), le chiedono dove deve andare, calcolano in un attimo il costo, e si fanno dare i soldi: così ci penseranno loro a fare il biglietto. A quel punto si allontanano tra la folla rubando solo la banconota che il passeggero poco attento aveva tolto dal portafogli; nel caso peggiore invece  sbuca alle sue spalle il complice rimasto fino allora nascosto e gli porta via anche il resto.

 Il direttore fuori dalla banca

Questa truffa è molto scientifica nella preparazione e nell’esecuzione, perché la vittima viene prima pedinata poi attesa all’uscita della banca dove è andata a fare una qualsiasi operazione. E il truffatore, o la truffatrice, deve avere l’aspetto serio ed elegante del bancario. Avvicina il suo bersaglio poco dopo, fingendo di conoscerlo bene: “Buongiorno, non mi riconosce? Ci siamo viste nella banca X (di cui fornisce l’indirizzo, ovviamente), lei è nostra cliente”. Magari gli porge anche un suo biglietto da visita “della banca” di cui si spaccia come dirigente, con il nome e i recapiti telefonici: con le macchinette automatiche, bastano pochi minuti e pochi euro per inventarseli.

 Fatte le presentazioni, ecco la richiesta:  “Abbiamo paura che uno  dei nostri impiegati dia delle banconote false ai clienti. Mi aiuta a controllare?” . Se la vittima ci casca,  il sedicente dirigente l’accompagna fin quasi davanti alla filiale e le chiede di prelevare una certa somma. All’uscita , prende le banconote e finge di controllarle una a una. Poi prende una busta facendo credere di avervi infilato il denaro, la sigilla e la restituisce alla malcapitata: “Domani per favore torni in banca e versi di nuovo il denaro sul suo conto, per favore usi proprio queste banconote”. Spesso l’idea di essere stata imbrogliata emerge comunque, una volta tornata a casa, altre volte la vittima si accorge solo il giorno dopo, in banca, di essere stata derubata: nella busta sigillata non c’erano soldi, ma solo foglietti di carta.

 Il falso controllore delle banconote

Il trucco delle banconote “da controllare perché potrebbero essere false” lo abbiamo già descritto nel capitolo 1 sulle truffe in casa, ma spesso la vittima viene agganciata direttamente in strada: all’uscita della banca, del supermercato o dell’ufficio postale. Il truffatore si traveste da vigile urbano o agente di un’altra forza di polizia, poi cerca di convincere la vittima a mostrargli – subito oppure dopo averla accompagnata a casa – il denaro da controllare, che ruberà o scambierà lestamente con banconote false o pezzi di carta.

 Il procacciatore di firme

Per strada ci sono un sacco di persone affabili che chiedono ai passanti di farsi  intervistare e al termine dell’intervista o del sondaggio chiedono  di firmare il foglio dove sono state riportate le sue risposte: in tal modo potranno dimostrare di avere effettivamente svolto il loro lavoro. Solo che, oltre agli intervistatori veri, ci sono quelli che fanno firmare qualche foglio in più, in bianco o con scritte poco leggibili, dopo che l’”intervistato” ha indicato anche il proprio indirizzo e magari i dati anagrafici (da questi di può “costruire” facilmente il codice fiscale):  saranno poi riempite con un contratto di vendita e, entro qualche giorno, arriverà a casa della vittima una fattura da pagare. Nei casi più fortunati, si è  solo inseriti in una banca dati per ricevere in eterno offerte di vendita a casa o per email.

 Il gentiluomo con il biglietto da visita falso

Succede talvolta di incrociare un uomo dall’aria distinta che, con aria smarrita, dice a un passante (la vittima deisgnata) che è stato appena derubato del borsello dove teneva soldi, documenti, telefonino e bancomat, e siccome viene da un’altra città non sa come fare per tornare a casa. Chiede quindi all’interlocutore un prestito di poche decine di euro per fare il biglietto del treno, lasciandogli il proprio biglietto da visita e promettendo una pronta restituzione dei soldi. Poi non sarà visto mai più, perché il biglietto da visita è falso (bastano pochi euro e pochi minuti per stamparsene un bel po’, nelle macchinette presenti in molte stazioni e centri commerciali) oppure… è di un’altra persona. In realtà il trucco del falso derubato è vecchio, ma negli anni la gente si è fatta più sospettosa e un biglietto da visita è sempre una buona presentazione. L’altro uso che di questi biglietti tarocchi o… altrui  fanno persone di pochi scrupoli è lasciarli direttamente sul parabrezza di auto eventualmente danneggiate dalla propria durante una manovra, laddove vi siano dei testimoni che si insospettirebbero in caso di fuga e prenderebbero il numero di targa.

 La truffa più frequente al mondo

L’abbiamo lasciata in fondo perché è la più banale, anzi in realtà è un furto con destrezza. Ma è davvero la più usata e la più antica, a tutte le latitudini. In una strada affollata, una o più persone distraggono la vittima:  bambini che chiedono l’elemosina, passanti distratti che per caso l’hanno urtata, signore gentili che si offrono di ripulirle la giacca appena sporcata da un piccione… ogni scusa è buona. In quel momento di disattenzione, in cui il passante non si rende ben conto di cosa sia appena successo, sbucano il complice o i complici e gli sfilano il portafogli dalla tasca o dal borsello. Se è capitato anche a voi e vi siete sentiti molto stupidi, consolateci. A me (Antonio Scuglia: è l’unica volta che parlo qui in prima persona!) con questo trucco hanno rubato una moto. Si sono avvicinati in due chiedendomi da accendere, mentre scendevo dallo scooter appena parcheggiato davanti alla redazione: mentre io accendevo la sigaretta a uno, l’altro, con tocco lieve, mi ha rubato le chiavi dalla giacca. Me ne sono accorto la sera, a fine turno, quando non ho ritrovato né le chiavi in tasca, né tantomeno la moto. Se pensate che è successo mentre lavoravo anche alla stesura di questo libro, il quadro è completo.    

COME DIFENDERSI

  •  Se venite accusati di aver causato qualunque tipo di incidente, non accettate mai “composizioni amichevoli” ma insistete per la compilazione del Cai (il modulo che vi rilascia l’assicurazione), fatevi mostrare e annotate gli estremi dei documenti dalla controparte, e nel dubbio non esitate a chiamare i vigili o la polizia.
  •  Se avete l’impressione che ci sia qualcosa di losco, in ogni caso, cercate di prendere il numero di targa dell’altra auto e chiamate immediatamente le forze dell’ordine senza scendere dalla vostra vettura, per non rischiare di essere borseggiati o aggrediti.
  • Quando vi arriva a casa una multa, prima di pagare verificate con una telefonata l’esistenza del verbale,  se non siete certi del soggetto che vi ha inoltrato il verbale.
  •  Vi viene chiesto di fare beneficenza, anche con pochi spiccioli? Aiutare chi ha bisogno  è una cosa nobile, ma è bene controllare a chi vanno i vostri soldi, salvo che stiate semplicemente e volontariamente dando un’elemosina. Un ricevutario non prova nulla: fatevi dare l’indirizzo del presunto ente di beneficenza e fate l’offerta dopo aver verificato.
  •  Se i “volontari” insistono e vi dicono che l’offerta va fatta subito perché poi sarà troppo tardi, non faranno altro che confermare il sospetto della truffa.  Telefonate per una verifica al presunto ente beneficiario dell’offerta. Se chi vi chiede i soldi non è in grado di darvi il numero, potrete facilmente trarre le vostre conclusioni. Se possibile, raccogliete informazioni su chi vi chiede offerte di qualunque tipo per beneficenza. Donare alle false associazioni benefiche è un danno doppio per i poveri.
  • La polizia invita  a diffidare di persone che chiedono soldi sfruttando storie di malattie o presunte tali, di bambini bisognosi di cure costose. Di solito per aiutare persone in difficoltà intervengono associazioni o comitati riconoscibili.
  •  Non fermatevi mai per strada per dare ascolto a chi vi offre facili guadagni o a chi vi chiede di poter controllare i vostri soldi o il libretto della pensione, anche se chi vi ferma e vi vuole parlare è una persona distinta e dai modi affabili. Non  è l’abito a fare il bancario. Fuori dalla banca c’è solo una categoria di persone che può voler controllare i vostri soldi: i truffatori. L’investigatore lasciatelo fare a  chi è pagato (seppure male) per farlo. Mai fate maneggiare il vostro denaro ad altri.
  • Il vostro biglietto da visita è quasi come le chiavi di casa. Fatene buon uso (e non troppo largo).
  • Quando dovete effettuare operazioni di prelievo o versamento in banca o in un ufficio postale, possibilmente fatevi accompagnare, soprattutto nei giorni in cui vengono pagate le pensioni o in quelli di scadenze generalizzate. 
  •  Se avete il dubbio di essere osservati, fermatevi all’interno della banca o dell’ufficio postale e parlatene con gli impiegati o con chi effettua il servizio di vigilanza. Se questo dubbio vi assale per strada, entrate in un negozio o cercate un poliziotto o comunque una compagnia sicura. Durante il tragitto non distraetevi e non fermatevi a dare ascolto a sconosciuti.
  • Non fidatevi delle buone  maniere e dei bei vestiti, divisa obbligatoria del buon truffatore. L’eredità da dividere con sconosciuti (oppure una donazione) è sempre falsa, è solo un’esca. Declinate l’invito, se necessario facendo  i finti tonti, e appena girato l’angolo chiamate il 112 o il 113 per evitare che la frode vada a buon fine col passante successivo.
  • Se vi offrono gioielli o oggetti di pregio a prezzi stracciati, non lasciatevi prendere dall’entusiasmo, ringraziate dell’offerta ma dite che non siete interessati e svicolate.  La stessa cosa vale per gli anelli “trovati” davanti a voi: non accettate l’offerta.
  • La polizia invita la gente alla massima attenzione e ad evitare di fare acquisti “informali” all’esterno dei centri commerciali. Chi vende merce funzionante e di lecita provenienza sta dentro, non fuori dai negozi che l’hanno messa in vetrina.
  • Se un improvviso  “benefattore” si presenta come familiare di un amico o simili, non portatelo comunque a casa vostra, ma entrate in un locale pubblico o telefonate (di persona) con il vostro  cellulare al familiare presunto amico del generoso venditore.
  • Il gioco delle tre carte, insieme alle sue varianti (con i compari del cartaio) è uno dei più vecchi del mondo ma funziona ancora. Dove non ci sono i complici può essere anche onesto e diventa un gioco di prestigio. Ma se vedete che il banco perde spesso, state tranquilli che il gioco non è cristallino. Di sicuro, se non giocate, non perdete. 
  • Il trucco del sordomuto è molto diffuso soprattutto  sui treni. La caratteristica principale di questi piccoli mariuoli è la velocità con cui agiscono per evitare che passi un poliziotto, o in treno la Polfer o un controllore, e li scopra. 

Una richiesta agli impiegati di banca o di uffici postali

  Quando allo sportello si presenta un anziano e fa una richiesta spropositata o ingiustificata di denaro contante, perdete un minuto a parlare con lui. Potrebbe essere stato raggirato da qualcuno che lo aspetta fuori. Spiegategli che all’esterno di banche ed uffici postali nessun impiegato effettua controlli.

Capitolo 7

Fisco, finanza, maghi e maneggioni

Se tutte, o quasi, le frodi viste sinora facevano leva sulla momentanea distrazione della vittima, ce ne sono molte altre che invece sono basate sull’abilità del truffatore di convincere l’interlocutore di essere in grado di fare qualcosa di speciale, per risolvergli problemi economici, legali o di salute. Qui non si tratta quindi di “cogliere l’attimo”  bensì di prospettare alla vittima una possibilità che a tutti gli altri sfugge. Come vedrete, sono le truffe più pericolose. 

 L’esperto in investimenti/1: azioni e fondi

Citiamo qui un caso esemplare, ma purtroppo gli esempi reali sono stati tantissimi. Una coppia di “maghi della finanza” riuscì a farsi versare grosse somme da decine di persone (da 10mila a   200mila ciascuno) in cambio della promessa di ottenere interessi sino al 70% annuo. I due complici avevano investito per proprio conto delle somme di denaro all’estero, in un periodo in cui la Borsa “tirava” molto, e a un certo punto iniziarono  a raccogliere soldi da parenti e amici che chiedevano consigli sugli investimenti. I clienti venivano  ricevuti in una stanza adibita ad ufficio con computer, e veniva spiegato loro  che il denaro sarebbe stato poi versato in una banca svizzera con la certezza di mantenere il capitale iniziale, oltre a guadagnare – tramite complesse operazioni finanziarie – un plusvalore altissimo grazie ad un contratto stipulato dai due presso la una banca di Ginevra. I soldi però non arrivavano, e alla fine la Tributaria, allertata dalle vittime del raggiro, scoprì che quella banca svizzera era inesistente. Come inesistenti sono risultati addirittura i fondi di investimento esteri “venduti” da altri imbroglioni a tantissimi risparmiatori, sempre con la stessa tattica.

 L’esperto in investimenti/2: il promotore della Compagnia assicurativa

In genere il falso mago della finanza è un maneggione “free lance” senza qualifiche ufficiali, ma talvolta invece si tratta di uno che fino a poco tempo prima era davvero un incarico importante. Come il tizio allontanato tempo prima dall’importante gruppo assicurativo-finanziario dove aveva lavorato per anni, ma  continuava a contattare investitori con la promessa di garantire ottimi interessi ai loro risparmi… dimenticando di dir loro che era stato licenziato, e i documenti che presentava ai clienti falsi e con marchi contraffatti.

 L’esperto in investimenti/3: il socio della miniera di preziosi

Non vi fidate delle azioni, dei fondi di investimento e nemmeno delle obbligazioni? No problem, ci sono le miniere! Anche qui le occasioni di guadagno sono molte. Uno fra i tanti casi citati dai giornali: un’organizzazione di broker ha racimolato soldi tra piccoli risparmiatori, tutti convinti di investire il loro denaro in una fantomatica miniera di diamanti nella Repubblica centroafricana. Per convincerli, i presunti promotori  mostravano loro alcuni diamanti acquistati in qualche gioielleria. Ma erano preziosi come quelli della canzone di De Andrè: “Dai diamanti non nasce niente…”. Perché poi della miniera non si è saputo più alcunché, così come dei soldi che avrebbe dovuto fruttare agli investitori. In un’altra truffa del genere sono cascati diversi calciatori di grande valore.

 L’esperto in investimenti/4: conti correnti “a rischio prelievo forzoso”

La classica truffa degli “investitori” che raccolgono soldi dai risparmiatori promettendo loro di moltiplicarli, e facendo leva sulla sete di guadagni facili, paradossalmente funziona anche con il meccanismo contrario, cioè rivolgendosi a quella fascia di persone che sono più timorose riguardo all’impiego dei loro denari. Una versione classica è quella del falso direttore delle Poste o di banca che, compiuti i debiti accertamenti sui conti di un’anziana, la chiama e la convince che presto tutti i soldi depositati  sul conto corrente  saranno prelevati forzosamente dall’Inps. La vittima, se ci casca, gli affida i suoi risparmi, da investire su fondi sicuri, dopo di che perderà ogni traccia dei soldi e del “direttore”.

 L’esperto in investimenti/5: il mediatore di immobili con i clienti dell’Est

Per portare a buon fine questa frode servono prontezza, parlantina sciolta e fantasia. Ma qualcuno riesce a farlo: un tale era riuscito a guadagnare la fiducia di diverse persone, proprietarie di immobili, offrendosi come mediatore per fare arrivare dei russi intenzionati ad acquistare immobili nella città dei “clienti”. Quindi si faceva consegnare dei soldi per  accogliere adeguatamente i compratori, e alla fine è sparito nel nulla.

 Il commercialista che vi fa diventare evasori

Un  ragioniere ha messo nei guai un sacco di clienti: intascava i soldi del modello 740 e poi non consegnava le dichiarazioni al Fisco. Ha nascosto 58 milioni di euro prima di essere beccato dalla Finanza. L’uomo, si è scoperto,  compilava le dichiarazioni dei redditi per decine di clienti del suo studio, incassava i soldi  per il pagamento dei tributi e poi se li teneva, senza nemmeno consegnare le dichiarazioni al Fisco. Per cui i suoi clienti all’Agenzia delle Entrate risultavano inesistenti, e quando le Fiamme Gialle, nelle loro verifiche, si sono occupati di loro, le incolpevoli vittime del ragioniere hanno scoperto di essere anche “evasori totali”. Non solo ci hanno rimesso i soldi (che hanno dovuto ripagare allo Stato), ma hanno dovuto dimostrare di non essere complici o “mandanti” del commercialista.

 Il mago della multiproprietà

Migliaia di persone sono state truffate in una maxi operazione di vendita delle loro multiproprietà in località turistiche di mezzo mondo. Una ha raccontato la sua vicenda al giornale Il Tirreno: assieme ad altri nel 1997 acquistò un appartamento nelle Isole Canarie senza mai andarci, pagando 11 milioni di lire (circa 5.700 euro). Passati cinque anni, le venne in mente di vendere quel locale comprato sfruttando il boom del settore immobiliare: «Mi dissero che una società era pronta ad acquistare il vano ad un buon prezzo. Un’occasione per sbarazzarmi di un bene che non mi interessava». La donna venne convocata in un hotel, dove il rappresentante della società s’impegnò a vendere nel giro di qualche mese l’immobile alle Canarie, chiedendo due rate da 1300 euro come provvigione, in cambio di una cambiale garantita da una finanziaria. Solo che questa finanziaria era in liquidazione. E i soldi versati sparirono nel nulla.

 Il falso deputato che procura la pensione

Il miraggio di una buona pensione era l’esca usata da un truffatore specializzato nel raggirare gli anziani. Si spacciava, a seconda delle circostanze, per parlamentare, guardia giurata, funzionario della Corte dei conti. Fu scoperto quando una pattuglia della Polizia notò pistola e paletta segnaletica sul cruscotto dell’auto dell’uomo, che guidava vestito da guardia giurata. Dai documenti  rinvenuti a bordo e soprattutto a casa dell’uomo uscì fuori un armamentario invidiabile: carte intestate, lettere e moduli falsi per coprire le identità fasulle di onorevole (con tanto di ufficio nella capitale) e funzionario della Corte dei conti. Con l’una o l’altra di queste qualifiche, l’uomo aveva truffato poco prima due anziane donne, vedove di ex combattenti, facendosi consegnare dei soldi per produrre documenti,  acquistare carte bollate e  fare qualche “regalo” per  ottenere una pensione di guerra. Indagando ulteriormente, gli investigatori individuarono altre 16 vittime, attirate nel tranello sempre dal miraggio di una rendita migliore.

 Il funzionario che blocca l’esproprio

Un falso funzionario del catasto ha convinto tempo fa un anziano  che la sua casa era a rischio esproprio: “La pratica è già firmata, ma posso cercare di cancellarla”.  Il truffatore si era presentato dalla vittima, spiegando che era in arrivo il pignoramento dell’ appartamento se non avesse versato una sorta di contributo. L’uomo si era preoccupato ed era andato all’ufficio postale a prelevare 1.100 euro e li aveva consegnati al sedicente funzionario, il quale aveva dato fuoco al foglio del pignoramento fittizio: «Tutto a posto». Ma qualche mese dopo  si era ripresentato, chiedendo altri soldi. Il pensionato si rivolse così ai carabinieri, che lo presero in flagrante dopo aver fatto concordare alla vittima del raggiro un pagamento dilazionato e un appuntamento col truffatore in un parco  per la consegna di una tranche della “tangente”.

 Il pubblico ufficiale che fa prendere le case all’asta

Esistono singoli truffatori, ma anche bande,  specializzati in un ardito raggiro: far credere alle vittime di potersi aggiudicare con facilità aste immobiliari. In casi segnalati alla magistratura,  l’imbroglione (o gli imbroglioni) contatta persone interessate a partecipare alle aste, spacciandosi per un pubblico ufficiale in grado di truccare e pilotare le  vendite grazie alla complicità di  giudici,  notai o cancellieri da “ungere”. Si fa dare dei ricchi anticipi (anche per pagare i presunti complici), poi ecco che l’asta si fa davvero e il presunto furbone che era convinto di vincere facile vede la sua offerta superata dalle altre.  In effetti le vittime di questa truffa se la sono proprio andata a cercare.

 Il dirigente che trova il lavoro ai disoccupati

Un truffatore si piazzava nei pressi degli uffici comunali e, facendo finta di lavorare lì,  prometteva casa o lavoro ai  frequentatori dei Servizi sociali. Si spacciava infatti per un funzionario  comunale e millantana conoscenze influenti, chiedeva fino a 1.500 euro per “procurare” un buon posto nella graduatoria delle case popolari, 250 per un incarico da bidella. In un’occasione aveva dato appuntamento a una vittima davanti a un alloggio (quello che in teoria le avrebbe fatto assegnare), promettendole che sarebbe stato presente anche un geometra del Comune. “Mi dispiace – le aveva poi detto, – il geometra non può più venire perché ha avuto un lutto in famiglia”.

Lui rubava piccole somme ma c’è chi ha fatto o fa molto peggio. In un caso denunciato poco tempo fa, una donna ci rimise migliaia di euro fidandosi della promessa di uno che le  avrebbe dato un’occupazione a tempo indeterminato. Quando si videro, l’uomo le disse di essere in difficoltà economiche e che per essere assunta avrebbe dovuto prendere un finanziamento e dargli i soldi che lui poi ovviamente avrebbe restituito. Ma non fu così, e la donna perse i soldi e non ebbe il lavoro.

 Il Pm  antimafia e le vacanze scroccate

Una donna di 46 anni è riuscita a scroccare per mesi e mesi pranzi, cene e ospitalità in una località balneare prima di essere scoperta e condannata: “Sono un sostituto procuratore della direzione nazionale antimafia, – così si era presentata ad un ristorante di gran pregio, – devo restare  per qualche mese sotto copertura in città”. A un certo punto il figlio dei ristoratori le chiese di risolvere un problema con un porto d’armi dopo la morte di un parente: la falsa Pm  chiese dei soldi da dare a chissà chi in alto loco. Solo che passavano le settimane senza che arrivassero notizie: il giovane infine chiese informazioni in Questura: la vicenda si era risolta da tempo  senza nessun intervento esterno. Solo a quel punto la famiglia capì che nell’affascinante signora c’era qualcosa di sospetto e la denunciò, facendola condannare per truffa, sostituzione di persona e  millantato credito.

 L’ispettore che procura i permessi di soggiorno

Un finto poliziotto, elegante e frequentatore di night, prometteva agevolazioni e permessi di soggiorno a ballerine straniere in cambio di sesso e soldi, ma i poliziotti veri lo hanno scoperto e denunciato. Non era un novizio: in 2 anni di attività aveva accumulato 22 querele, quasi tutte per  truffa. E grazie all’ultima impresa, anche furto, sostituzione di persona, usurpazione di titolo e violenza sessuale. L’uomo non aveva nessuna professione ufficiale, ma aveva l’aspetto curato ed era di parlantina sciolta e decisa. Frequentando i locali notturni entrava in contatto con le artiste, deviando nelle strade della prostituzione incontrava anche trans brasiliani che gli confidavano di avere problemi con i permessi di soggiorno. Lui, spacciandosi per un ispettore, chiedeva e otteneva soldi e, in alcuni casi, prestazioni in natura, per procurare i documenti. Che però erano falsi.

 L’oncologo senza laurea

Un falso oncologo si è spacciato in diverse occasioni per ingegnere,  osteopata, chiropratico, specializzato nella cura dell’anoressia, docente universitario, a seconda delle circostanze. In un ospedale, chissà come, girava con tanto di camice, riceveva pazienti e veniva chiamato professore. E’ finito nei guai dopo la morte di un uomo, marito di una giornalista, che si era rivolto a lui come ultima speranza essendo affetto da una gravissima malattia. A quel punto la giovane moglie decise di approfondire gli studi medici e all’università le venne   indicato, come tutor, lo stesso “oncologo”  che aveva  curato il marito fino alla morte. Al medico la signora dette 5mila euro in assegni come pagamento per l’iscrizione, per scoprire poi che la somma non era mai stata versata. E il castello di sabbia crollò.

 Il falso superdottore e la medicina che “cura” anche le malattie incurabili

Purtroppo il fiorire di siti internet incontrollabili, che diffamano la medicina ufficiale parlando di complotti e dell’esistenza di “farmaci alternativi” miracolosi, aumenta il numero di potenziali vittime dei falsi medici, biologi e chimici. Uno fu arrestato tempo fa  per avere spacciato un semplice integratore alimentare come farmaco dalle proprietà miracolose, in grado di curare più di 100  patologie, fra le quali tumori vari, Aids,  diabete, oltre che malanni più leggeri come micosi e influenza. La truffa faceva leva sulla disperazione di pazienti convinti, anche in fase terminale ad abbandonare le cure tradizionali, per tentare quell’ultimo “rimedio”, che purtroppo non era tale.

 Il venditore di elisir miracolosi e di integratori spaziali

Quella appena descritta  è solo una delle innumerevoli versioni della stessa truffa, più odiosa perché rivolta a persone gravemente malate. In altri casi documentati, invece di un dottore “geniale” c’era l’informatore farmaceutico  in grado di importare dall’America una medicina che modifica il Dna (invece era solo acqua e sale imbottigliata ed etichettata come farmaco), oppure i “produttori artigianali” di varie versioni delle pilloline blu che fanno concorrenza alle farmacie online. Ma la sostanza è la stessa: lo spaccio di soluzioni saline o placebo, a prezzi altissimi, presentati come farmaci veri e d’avanguardia. 

 La maga che toglie il malocchio

Una donna di 45 anni si è avvicinata ad un anziano che si trovava nel giardino della propria abitazione e, mostrandogli un santino di Padre Pio, gli ha chiesto una piccola offerta. L’uomo le ha allungato 50 centesimi e la scaltra donna, ringraziandolo profusamente,  ha attaccato bottone con il pensionato,  convincendolo a farla entrare in casa per parlare con più tranquillità. Una volta entrata, gli ha detto di sentire “la presenza di forze negative nell’abitazione”: fortunatamente lei “aveva le capacità per allontanarle!. Si è fatta quindi portare un fazzoletto bianco, del sale e tutto l’oro che l’uomo e sua moglie aveva in casa, insieme a 400 euro. L’uomo ha messo sul tavolo una catenina, due medaglie, un anello e tutto il contante che aveva disponibile. “Ora vado in chiesa – ha spiegato la donna –  a pregare”, per allontanare il malocchio dalla casa. “E alle 14  torno a riportare tutto”.  La donna in quella casa non è mai tornata.

 La medium che vende l’acqua miracolosa

Per gli ingenui clienti di una truffatrice sedicente medium, la soluzione di tutti i mali stava in bottiglie di «acqua radiata» prodotta da lei stessa. Si trattava in realtà  di bottigliette da mezzo litro di acqua di rubinetto. Quando fu catturata, a casa sua furono sequestrati diversi chili di gioielli, oltre a molti beni mobili e immobili: l’affare rendeva bene.

 Il massimo della vergogna: il falso pusher

Gli spacciatori di droga non sono il massimo della simpatia. Ma che dire di chi spaccia addirittura droga falsa? La Polfer ha scovato e denunciato un giovane per detenzione di medicinali guasti o imperfetti. L’uomo era noto alle forze dell’ordine come spacciatore di stupefacenti nelle discoteche, ma quella che gli hanno trovato addosso non era neanche droga.

 E messo alle strette, il discutibile pusher ha ammesso di avere organizzato una truffa ai danni dei clienti occasionali, che credevano di comprare ecstasy e cocaina e invece si vedevano rifilare degli antistaminici macinati. Che avrebbero anche potuto creare problemi a dei consumatori intolleranti al farmaco.

COME DIFENDERSI

  •  Non fidatevi mai degli affari stranamente molto redditizi. Se volete investire in Borsa e non avete gli strumenti per fare da soli, affidatevi alla vostra banca: se non altro le sarà più difficile scappare col bottino.
  •  In caso di vendite immobiliari, accettate di pagare le provvigioni solo dopo aver incassato. L’intermediario deve avere interesse come voi a realizzare l’affare.
  •  Consulenti fraudolenti? In questi casi purtroppo è difficile scansare le insidie. Per la dichiarazione dei redditi affidatevi solo a persone della cui onestà siete certi: chi vi propone qualche trucco per fregare lo Stato, probabilmente non si farà scrupolo di fregare anche voi. 
  •  Non fidatevi di chi vi promette in cambio di soldi il suo interessamento per farvi “scorrere” in graduatoria. O è un millantatore, e vi sta derubando, oppure, se è “in buona fede”  rischiate grosso in quanto complici in una corruzione.
  •  Se una persona che incontrate all’improvviso deve agire in segreto, chiedetevi perché abbandona la cautela  proprio con voi.  
  •  Per chi è in difficoltà trovandosi in una situazione legale poco trasparente, l’aiuto di un presunto ufficiale di polizia è una tentazione molto grossa. Ma cedere significa rischiare anche di mettersi nei guai.
  •  In medicina gli elisir salvavita purtroppo non esistono. Chi cerca di venderveli  va denunciato. Purtroppo è difficile evitare la tentazione di fidarsi di qualunque “farmaco miracoloso” se una persona cara è gravemente malata e la medicina ufficiale non dà speranze. Se ve ne suggeriscono uno, usate almeno la cautela di parlarne con qualche medico che conoscete, per evitare il rischio di peggiorare ulteriormente le cose.
  •  Quanto ai falsi medici,  le loro  truffe per la vittima sono difficili da scoprire. L’unica speranza è che l’avidità del truffatore lo porti ad esagerare, come in questo caso, e venga tradito  dai propri errori. Non vi arrendete mai: scoprendo la verità almeno aiuterete le future potenziali vittime.
  •  E il malocchio? Sembra strano ma qualcuno ci casca ancora. Le uniche “forze negative” che percepiscono queste persone sono le sirene dalla polizia.

Capitolo 8

 Piccola guida legale

 Cos’è la truffa

La truffa, secondo l’articolo 640 del Codice penale, è il reato commesso da chi “con artifici o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno”.

 Per essere punito, il truffatore  – salvi i casi della truffa aggravata – deve essere querelato dalla vittima (ci sono tre mesi di tempo per farlo… e non 90 giorni: sembra la stessa cosa ma non lo è, occhio alla scadenza!).

 La pena, per la truffa semplice, è la reclusione (da sei mesi a tre anni) con una multa da 51 a 1.032 euro); per quella aggravata si può arrivare a 5 anni di carcere.

 Artifici e raggiri

Gli artifici son quei trucchi che agiscono sulla realtà esterna:  il truffatore li usa per far apparire come vera una situazione che è invece ingannevole. Ad esempio, è un artificio quello del  falso parcheggiatore che si presenta con pettorina e ricevutario.

 I raggiri sono quelli agiscono sulla psiche dell’ingannato:  sono in sostanza le menzogne (o le maliziose reticenze) usate per carpire la sua buona fede. Li usa ad esempio chi vende una patacca dicendo che è un gioiello di valore  che è costretto a  vendere perché ha urgenza di liquidità.

 Reati simili alla truffa

Nel linguaggio comune, spesso la truffa viene confusa con reati che hanno dei tratti in comune con essa, ma in realtà sono diversi.

Nel furto (articolo 624 del Codice penale) si ha l’impossessamento della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene: la vittima quindi non viene ingannata bensì fisicamente privata di qualcosa. In molti casi che in questo manuale abbiamo chiamato “truffa” per comodità di esposizione, il reato commesso in realtà è proprio il furto commesso con l’aggravante dell’essersi avvalso di un mezzo fraudolento (articolo 625 c.p. n.2). Il caso tipico è quello del falso tecnico o impiegato che si introduce con un trucco in casa della vittima, la distrae e ruba qualcosa dai cassetti. Si dice propriamente truffa quando invece è la vittima che consegna spontaneamente soldi, gioielli o altro al truffatore (ad esempio credendo di pagare una bolletta che invece non doveva pagare).

 Ecco altre figure non molto dissimili dalla truffa. Sono tutti reati che contengono una o più caratteristiche della truffa (o simili a queste), ma non tutte.

–  L’estorsione:  il delinquente costringe la vittima a fare (o non fare) qualcosa, ma non usa  artifici o raggiri, bensì violenza o  minaccia.

–  L’appropriazione indebita e il peculato: qui rispettivamente un privato o un pubblico ufficiale omettono di restituire qualcosa di proprietà  altrui che già detenevano legittimamente.

–  La frode nell’esercizio del commercio: il reato si verifica quando il venditore  consegna all’acquirente una cosa mobile spacciandola per un’altra, oppure  una cosa mobile diversa per origine, provenienza, qualità o quantità,  da quella dichiarata o pattuita.

–  L’insolvenza fraudolenta: è il reato commesso da chi contrae un debito, nascondendo la propria insolvenza, con il proposito di non rispettare l’obbligo di restituzione.

–  La malversazione: è il reato commesso da un soggetto, non facente parte della pubblica amministrazione, che  riceve da un ente pubblico o dall’Unione europea finanziamenti per determinate opere o attività di pubblico interesse, e non li utilizza per tale scopo.

–  Il millantato credito, quando il truffatore vanta una particolare influenza presso una persona  o un ufficio  che presti un pubblico servizio, chiedendo soldi al fine di una mediazione o di una corruzione: ovviamente l’influenza deve essere falsa, altrimenti il reato è davvero quello di corruzione.

Ringraziamenti:

A Chiara Cini, per la preziosa consulenza e la collaborazione giornalistica.

Alla redazione del quotidiano “Il Tirreno”, dalle cui pagine è indirettamente tratto gran parte del materiale oggetto di questa guida, e dalle numerose altre testate giornalistiche che puntualmente testimoniano sui piccoli e grandi raggiri di cui sono vittime i cittadini.

Bibliografia essenziale

Il Tirreno (www.iltirreno.it)

Il Giornale di Vicenza (www.ilgiornaledivicenza.it)

www.anti-phishing.it

www.poliziadistato.it

Striscia la Notizia (www.striscialanotizia.it)

www.tgsoft.it

Tototruffa, Felici Editore, Pisa 2009